di Marco PannellaSOMMARIO: Marco Pannella definisce "maturata e sostenibile" la consegna dell'astensione alle prossime elezioni. Ma il problema centrale resta un altro: quello della necessità di costituire una »alternativa radicale, di un vero e forte Partito che dia corpo alla "nuova sinistra", sempre più esclusa e colpita dai e all'interno dei partiti di sinistra tradizionale ; per questo è stato ripreso il dibattito sull'obiettivo minimo di mille iscritti, come condizione per la nascita del nuovo partito. Ma giunti solo a quota duecentocinquanta, Pannella si domanda se la battaglia sia definitivamente perduta e se gli amici silenziosi che ricevono inerti la stampa radicale pensino anch'essi che così debba essere.
(NOTIZIE RADICALI n. 156, 1 aprile 1972)
In questi giorni i Compagni radicali riceveranno, o avranno ricevuto, il numero speciale di "Notizie Radicali" che abbiamo stampato a 200.000 copie. Informazioni e tesi, per una volta, sono quindi esaurienti. Non dovrebbe mancare materiale per l'avvio di un dibattito fin'ora ritenuto dalla maggior parte dei compagni marginale e non urgente.
Per le elezioni, la consegna dell'astensione ci sembra sufficientemente maturata e sostenibile. Ma ci rendiamo conto che, lì dove il Partito non esiste e non opera come unità organizzata, essa appaia come atto di testimonianza e di individuale protesta, piuttosto che come un'iniziativa politica. Comprendiamo i numerosi compagni che intendono, per ora, votare il "Manifesto", lista certamente antiregime, così come abbiamo compreso i moti che hanno spinto il compagno De Finetti uno dei posti di capolista nel MPL. Sappiamo anche che sarà difficile, lì dove la LID darà consegne diverse da quelle del partito, probabilmente a favore di Bonea a Lecce, Scalfari a Milano, Brizioli a Perugia, Mariotti a Firenze, forse De Cataldo a Roma e nei collegi senatoriali dove sono canditati Albani, Branca e Basso (ma sono indicazioni che andranno confermate) per i nostri compagni che animano il movimento divorzista portare avanti, anche personalmente, una duplice indicazione.
Una volta di più il nostro statuto mostra di essere adeguato alla realtà politica così difficile e contraddittoria del nostro paese. Non credo, davvero, che si tratti di una condizione di debolezza e tengo ad esprimere ai compagni che riterranno opportuno seguire una via diversa da quella che abbiamo, assieme e a grandissima maggioranza, stabilita che non solo motivi formali, ma anche di sostanziali e di contingenti, legittimiamo pienamente il loro comportamento. Ad una condizione: che sia frutto di approfondita considerazione da parte della maggioranza, che si risolva in una maggiore "attività" politica, ed in una loro migliore possibilità di esprimere le idee e gli obiettivi del Partito. Se si trattasse invece di riflesso subalterno, di sfiducia nella possibilità e nella necessità di assumere con rigore le responsabilità di militanti laici e libertari, il loro sarà un voto di regime. Così come sarebbe stato e sarebbe un "comportamento" di regime quello di una astensione genericamente di protesta e di inton
azione qualunquista.
Il problema centrale resta però un altro: ogni settimana, ogni mese che passa la necessità di una alternativa radicale, di un vero e forte Partito che dia corpo alla "nuova sinistra", sempre più esclusa e colpita dai e all'interno dei partiti di sinistra tradizionale.
Proprio per questo, in questi giorni, abbiamo ripreso, in sede di Giunta, per ora, e di gruppi romani, il dibattito sull'obiettivo minimo che ci siamo prefissi dei milli iscritti, come condizione per discutere insieme sulle possibilità della "nascita" di questo nuovo partito che, dal nostro dovrebbe scaturire.
Siamo lontani dal risultato: poco più di duecentocinquanta militanti risultano iscritti al PR. La battaglia è dunque perduta?
I silenziosi amici che ricevono inerti, apparentemente, questo bollettino, e che non sono iscritti al PR, sembra che anch'essi pensino che così debba essere. O ci sbagliamo?
Attendiamo risposta.