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Pannella Marco - 1 aprile 1972
LE ELEZIONI DEL 7 MAGGIO
di Marco Pannella

SOMMARIO: Con queste elezioni anticipate si vuole soffocare ogni prospettiva di lotta e di alternativa laica e libertaria nel nostro Paese. Le modalità con le quali vengono liquidati o esclusi alcuni candidati e la parallela imposizione di candidature filoclericali e opportuniste, sono la dimostrazione dell'opera massiccia volta a soffocare le rare libere e laiche voci per i diritti civili. In questo momento il distacco della classe politica dai metodi democratici e dalle concrete esigenze dei cittadini progressisti è drammatico e totale. La prossima legislatura sarà quella nella quale inevitabilmente esploderanno le contraddizioni del regime corrotto.

(NOTIZIE RADICALI n. 156, 1 aprile 1972)

(Roma, 20 marzo - Marco Pannella della Giunta Nazionale del P.R., nel corso di una riunione dei radicali piemontesi, ha oggi dichiarato:)

"Il Partito Radicale denuncia pubblicamente il tentativo di soffocare, con queste elezioni anticipate, sul cui carattere truffaldino troppi tacciono, ogni prospettiva di lotta e di alternativa laica e libertaria nel nostro paese.

In luogo della vittoria contro il clerico-fascismo vaticano che il referendum avrebbe assicurato, e assicurerebbe, se tenuto (ma non lo sarà) nel 1973 con l'immagine di una DC e di una chiesa relegate a minoranza inferiore ad un terzo dell'elettorato italiano come i sondaggi demoscopici hanno unanimemente provato); per impedire l'evidenza d'una possibile funzione di opposizione di minoranza della DC, dopo 25 anni di regime, evidenza che imporrebbe una revisione radicale delle politiche subalterne e concordatarie che da destra e da sinistra sono le sole ancor'oggi avanzate; in attesa di riproporre una vergognosa abrogazione, sulla linea Bozzi-Carettoni, della legge Fortuna-Baslini e la conferma del Concordato, su quella mozione Andreotti-Jotti-La Malfa-Bertoldi, partiti di regime, anche quelli delle tradizioni laiche e democratiche, rifiutano, come già per l'elezione del Presidente della Repubblica e per lo scioglimento delle camere, ogni polemica laica.

Peggio: con il relegare Loris Fortuna, candidato nelle scorse elezioni anche a Milano e oggi richiesto da numerose sezioni socialiste anche di Roma, nella Circoscrizione di Udine; con la stentata e umiliata designazione di Eugenio Scalfari al penultimo posto della sua lista a Milano, lista ricca di "capitalisti"e di notabili e capiclientela, e la sua esclusione da quella di Torino, dove nel 1968 fu il primo dei non eletti; con la liquidazione, ipocrita quanto innegabile e clamorosa, tentata dal PCI contro il senatore Gianmario Albani, cui è stato tolto il suo collegio senatoriale, dove sarebbe stato matematicamente certo della rielezione, per assegnargli quella di Busto, dove mai è stato finora eletto un rappresentante della sinistra d'opposizione; con l'offensiva favorita dai vertici contro parlamentari uscenti quali Mussa Ivaldi a Torino, e Bonea a Lecce; e, infine, con la parallela imposizione di candidature filoclericali e opportuniste, in posizione di grande evidenza, come quelle di un collaboratore di

Ettore Bernabei, della RAI-TV, a capolista socialista in Umbria, si opera massicciamente per eliminare, soffocare, condizionare, punire, le rare libere e laiche voci che le grandi leghe per i diritti civili hanno udito elevarsi dalla palude parlamentare in corrispondenza con le loro lotte. I radicali, in particolare, rivolgono un saluto all'on. Fausto Gullo che i burocrati del PCI hanno estromesso dalle liste comuniste perché colpevole di avere da sempre, ed in particolare da un decennio, tentato di opporsi all'involuzione filoclericale e interclassista da loro voluta e imposta a tutta la sinistra.

Mai come in questo momento il distacco della classe politica dalle idealità e dai metodi democratici e civili, e dalle concrete esigenze delle grandi masse dei cittadini progressisti, appare drammatico e totale. La sua credibilità è ridotta a zero. Per volgari e stupidi calcoli si è giunti perfino ad accettare l'impostura di un governo illegalmente imposta dalla DC, partito-regime come ieri il PNF, malgrado la sfiducia delle camere, e malgrado che il governo dimissionario fosse tuttora pienamente investito delle sue responsabilità costituzionali.

La prossima legislatura non sarà quella dell'assestamento e dell'uscita dalla crisi, ma quella in cui esploderanno, ormai, le contraddizioni insanabili d'un regime corrotto, debole con i potenti, forte contro le speranze e le aspirazioni del paese, clericale e autoritario.

Avremo nuove elezioni anticipate: a queste, e non ad altre, bisogna sin d'ora con chiarezza e preveggenza prepararsi, e preparare reali alternative allo sfacelo e al putrido gioco concordatario".

 
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