SOMMARIO: [Volantino ciclostilato, aprile 1972]. A proposito della sentenza emessa dal tribunale nei confronti dell'ex sindaco di Roma Amerigo Petrucci, si riportano i testi di due sonetti di Giuseppe G. Belli, con l'ironica avvertenza che "ogni riferimento alla vicenda attuale è puramente casuale".
FINALMENTE LA SENTENZA PETRUCCI!
Giustizia è fatta...
La legge a Roma c'è, sori stivali,
io nun ho detto mai che nun ce sia,
er governo ha trecent'una scanzia
tutte zeppe di banni generali
E manco c'è mai stata caristia
d'abbati, monsignori e cardinali
giudici de li sagri tribunali
da impiccavve sur detto d'una spia
La mi proposizione è stata questa:
ch'un ladro che sta a mezzo a chi commanna
e cià donne che s'arzino la vesta
Rubbassi er Palazzon de Propaganna
troverete er cazzaccio che l'arresta
ma nun trovate mai chi lo condanna!
Ogni riferimento alla vicenda attuale è puramente casuale. E' inutile perseguire l'autore di questo scritto: è nato da oltre un secolo: è Giuseppe Gioacchino Belli, suddito di Sua Santità Gregorio XVI·
Me disse ieri a me un cherubbiniere
che mo' li ladri, anche a trovalli
magaraddio nell'atto der mestiere
'n se danno più la pena d'arrestalli
perché er Governo se pija er piacere,
carcerati che so', d'arilassalli,
e un ladro er giorno appresso
è un cavajere, che fischia brigadieri e marescialli.
Dimola fra di noi, for de passione,
ner riscioje li ladri e l'assassini
un pare ch'er Governo abbi raggione:
li locali so pochi e piccinini,
e senza ariservà quarchi priggione
dov'ha da mette poi li giacubbini?