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Partito radicale del Lazio - 28 aprile 1972
FINALMENTE LA SENTENZA PETRUCCI!

SOMMARIO: [Volantino ciclostilato, aprile 1972]. A proposito della sentenza emessa dal tribunale nei confronti dell'ex sindaco di Roma Amerigo Petrucci, si riportano i testi di due sonetti di Giuseppe G. Belli, con l'ironica avvertenza che "ogni riferimento alla vicenda attuale è puramente casuale".

FINALMENTE LA SENTENZA PETRUCCI!

Giustizia è fatta...

La legge a Roma c'è, sori stivali,

io nun ho detto mai che nun ce sia,

er governo ha trecent'una scanzia

tutte zeppe di banni generali

E manco c'è mai stata caristia

d'abbati, monsignori e cardinali

giudici de li sagri tribunali

da impiccavve sur detto d'una spia

La mi proposizione è stata questa:

ch'un ladro che sta a mezzo a chi commanna

e cià donne che s'arzino la vesta

Rubbassi er Palazzon de Propaganna

troverete er cazzaccio che l'arresta

ma nun trovate mai chi lo condanna!

Ogni riferimento alla vicenda attuale è puramente casuale. E' inutile perseguire l'autore di questo scritto: è nato da oltre un secolo: è Giuseppe Gioacchino Belli, suddito di Sua Santità Gregorio XVI·

Me disse ieri a me un cherubbiniere

che mo' li ladri, anche a trovalli

magaraddio nell'atto der mestiere

'n se danno più la pena d'arrestalli

perché er Governo se pija er piacere,

carcerati che so', d'arilassalli,

e un ladro er giorno appresso

è un cavajere, che fischia brigadieri e marescialli.

Dimola fra di noi, for de passione,

ner riscioje li ladri e l'assassini

un pare ch'er Governo abbi raggione:

li locali so pochi e piccinini,

e senza ariservà quarchi priggione

dov'ha da mette poi li giacubbini?

 
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