SOMMARIO: Il volantino predisposto da tutte le organizzazioni che hanno promosso la VI marcia antimilitarista Trieste-Aviano (26 luglio al 4 agosto 1972) in cui vengono esposti i molteplici obiettivi della marcia, in primo luogo quello di realizzare un dialogo con la popolazione del Friuli sui temi delle servitù militari, dell'obiezione di coscienza, del superamento dei blocchi militari e dell'abolizione dei tribunali militari. Il volantino sottolinea, altresì, il carattere antimilitarista dell'azione, l'opposizione a tutti gli eserciti e l'impegno volto a preparare ogni giorno la pace in una società nuova, laica, popolare e libertaria.
(AZIONE NONVIOLENTA, luglio/agosto 1972)
La VI marcia antimilitarista si svolgerà quest'anno all'insegna dei seguenti obiettivi:
"affermazione" e difesa del diritto-dovere all'obiezione di coscienza;
"abolizione" delle servitù militari nel Friuli-Venezia Giulia;
"affermazione" del principio e del metodo della nonviolenza;
"rifiuto" di tutti i blocchi militari (Nato e patto di Varsavia in particolare);
"conversione" delle strutture e delle spese militari per uso civile;
"commemorazione" dei caduti della I guerra mondiale;
"uscita" dell'Italia dalla Nato;
"abolizione" dei tribunali militari;
"promozione" dei diritti civili dei militari.
CITTADINI DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA,
"Ci hanno sempre insegnato": "se vuoi la pace, prepara la guerra".
E abbiamo sempre avuto guerre, stragi, tragedie.
"Ci dicono" che l'esercito serve per difendere la patria: ma la patria siamo noi, le nostre case, i nostri figli, la nostra terra, la nostra vita. E c'è sempre un esercito per sconvolgere la terra, distruggere le case, ammazzare i figli e i genitori, affermare la morte.
"Raccontano" che l'esercito serve per diventare uomini: e perdiamo anni della nostra giovinezza in un servizio inutile, dove c'insegnano, come pecore, a dire sempre "signorsì", senza discutere, pensare, imparare ad essere liberi e responsabili.
"Dicono" che l'esercito è di tutti: ma solo i padroni guadagnano miliardi, con i cannoni e le guerre. Noi nell'esercito dobbiamo servire e morire e uccidere altri come noi per interessi che non ci riguardano.
L'esercito serve, secondo loro, a difendere l'ordine, il lavoro, la casa: "e invece, in attesa d'una guerra, deve servire" l'ordine dei padroni e della classe dominante contro le rivendicazioni degli sfruttati e dei lavoratori, deve impedire, dov'è, investimenti e progresso, la coltura dei campi, il rinnovamento di intere regioni; per cui non c'è altra soluzione che andare a lavorare sfruttati in altre "patrie". Noi sappiamo cosa sono le "servitù militari", non solo il "servizio di leva": e vogliamo che non ci siano più. Mancano scuole, ospedali, industrie, abitazioni: e spendono duemila miliardi l'anno per carri armati, cannoni, missili, caserme e carceri militari.
"Dicono" che noi non rispettiamo la nostra patria: perché vogliamo onorare e rispettare i milioni di morti ammazzati nelle guerre, maledicendo le guerre, le armi, le occasioni e le ragioni del loro sacrificio; impegnandoci, anche nel loro ricordo, perché mai più i loro figli siano costretti a portare la morte ed a morire come loro.
"Dicono" che ci sono dei nemici da cui difendersi: ma i nemici che quelli del SIFAR schedano, controllano, discriminano, siamo noi, milioni di italiani. Hanno il coraggio di sostenere che con gli eserciti difendono la Repubblica, la democrazia: e nell'esercito la costituzione è vietata, i diritti civili sono sospesi, leggi e regolamenti militari che i generali difendono sono quelli del re vigliacco e del tiranno. E i grandi capi dell'esercito repubblicano e democratico, i De Lorenzo e i Birindelli diventano deputati dei fascisti e dei teppisti "nazionali".
Per loro, ciò che noi facciamo non è "politica", ma sogni, utopia. Non vogliono disarmare, abolire gli eserciti, convertire le spese e le strutture militari in spese e strutture civili, rinunciare alle guerre, perché a loro serve che tutto sia così.
"Per questo siamo antimilitaristi", combattiamo contro tutti gli eserciti, vogliamo organizzare e preparare ogni giorno la pace e una società nuova, laica, libertaria, popolare. Per questo, quest'anno, facciamo la marcia antimilitarista Trieste-Aviano: perché la popolazione della Venezia Giulia e del Friuli non siano più dimenticate e perché si affermino le speranze e le idee delle donne, dei giovani, dei lavoratori, di tutti gli autentici democratici. Sarà una marcia nel corso della quale propaganderemo metodi e principi politici e civili della nonviolenza: anche perché sappiamo che la violenza è il campo privilegiato su cui istituzioni e strutture e movimenti autoritari e oppressivi cercano di spostare lo scontro storico fra sfruttati e sfruttatori.
Ma, anche ed in primo luogo, sarà una manifestazione in cui cercheremo di approfondire e studiare, in contatto con le popolazioni, in un dialogo aperto a tutti coloro che sono in buona fede ed hanno buona volontà, i problemi concreti, politici che dovremo tutti risolvere se non vogliamo che altre generazioni paghino con dittature e guerre, miseria, sfruttamento, emigrazione e tragedie sociali il prezzo della loro indifferenza e della loro rassegnazione.