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Notizie Radicali - 10 novembre 1972
Natale a casa per Valpreda e gli obiettori!
Cronaca di 40 giorni

SOMMARIO: Dopo 40 giorni di durissima lotta per la liberazione di Pietro Valpreda e per l'approvazione della legge sull'obiezione di coscienza, il Congresso (1, 2, 3 novembre 1972) impegna i militanti radicali a difendere questa conquista radicale. Il bilancio dell'iniziativa: 150 partecipanti al digiuno collettivo per la liberazione dei prigionieri politici dell'Esercito e della ``Giustizia'' - 1300 giorni complessivi di digiuno - Pannella e Gardin lo interrompono al 38· giorno, dopo i colloqui con Pertini e Fanfani - Le comunicazioni del presidente del Senato - Commovente incontro a Nizza con Pertini - Le assicurazioni del presidente della Commissione difesa del Senato - Personalità italiane e straniere fanno proprie le richieste del partito radicale - Il sostegno e l'impegno di lotta di compagni e simpatizzanti, di parlamentari democratici, di ``Lotta Continua'' - I nuovi impegni del partito indicati nella mozione congressuale; mobilitarsi per difendere questo obiettivo, per impedire che la legge discipli

ni il ``reato'' di obiezione di coscienza invece che il diritto all'obiezione di coscienza, per ottenere l'amnistia per gli obiettori e per i reati militari - La necessità di preparare fin d'ora un nuovo progetto di legge per il servizio civile che sia il punto di rifermento delle future lotte.

(NOTIZIE RADICALI n. 174, 10 novembre 1972)

Dopo 38 giorni di digiuno, Gardin e Pannella hanno potuto considerare superati i motivi che li avevano indotto, insieme ad altre decine di compagni, ad intraprenderlo. La decisione è stata comunicata alla stampa mercoledì 8 novembre, dopo una serie di colloqui con il Presidente del Senato Fanfani, con il Presidente della Camera Pertini, con il Presidente della Commissione Difesa del Senato, Garavelli. "Natale a casa per Valpreda e gli obiettori" non è più soltanto uno slogano del Partito Radicale e del Movimento nonviolento. E' una reale possibilità che va ora difesa con energia e che non si deve permettere sia messa nuovamente in crisi.

Il digiuno collettivo era iniziato il 1· ottobre. Ad esso hanno partecipato oltre centocinquanta militanti, per complessivi 1300 giorni di digiuno. Oltre Pannella e a Gardin, che si sono esposti con grave rischio personale, almeno dieci di essi hanno superato i venti giorni.

L'obiettivo che i digiunatori si proponevano di raggiungere era la programmazione da parte dei due rami del Parlamento dei lavori parlamentari necessari per giungere al voto conclusivo sia dei progetti di legge di riforma dell'articolo 272 del codice di procedura penale da cui dipende la liberazione di Valpreda, Gargamelli e Borghese, sia della legge sulla obiezione di coscienza. Non si entrava nel merito della legge, né si chiedevano termini ultimativi. Non si chiedeva che il Parlamento approvi, ma soltanto che il Parlamento dibatta e voti, adottando quei sistemi di programmazione dei propri lavori che sono normalmente adottati per qualsiasi altro tipo di legge o leggina.

Dopo 38 giorni, questo obiettivo si può considerare raggiunto.

Per quanto riguarda l'obiezione di coscienza, il Presidente del Senato ha dichiarata a Pannella e Gardin, martedì 7 novembre, che la relativa legge avrebbe potuto essere trasmessa alla Camera dei Deputati, per la sua definitiva approvazione, entro il mese di novembre, se la Commissione Difesa del Senato avesse trasmesso in tempo all'Assemblea di Palazzo Madama il proprio parere di merito. Il giorno successivo, il Presidente della Commissione difesa del Senato, Garavelli, ha espresso la sua intenzione di imprimere ai lavori il massimo di celerità compatibile con i doveri e i diritti della Commissione stessa ed ha assicurato il suo impegno in questo senso. Pertanto la Commissione esaminerà ininterrottamente, con priorità assoluta e fino al termine del dibattito a partire dal 16 novembre, i progetti di legge relativi all'obiezione di coscienza.

A sua volta il Presidente della Camera, Sandro Pertini, nel corso di due colloqui, prima a Nizza il 4 novembre, e poi a Montecitorio il 7, ha dichiarato di poter sperare in una conclusione del dibattito entro Natale, nel caso in cui la Camera riceva entro la fine di novembre il progetto di legge approvato dal Senato.

Per quanto riguarda la liberazione di Valpreda, Gargamelli e Borghese - un obiettivo questo che, al contrario dell'altro, non è stato e non è affidato all'azione esclusiva del Partito Radicale e del Movimento nonviolento - Pannella e Gardin hanno potuto raccogliere nei loro colloqui elementi oggettivi sufficienti per poter acquisire la certezza che anche questo obiettivo è diventato una concreta attesa per e non oltre il Natale. Da quanto il Presidente Fanfani e la Segreteria generale del Senato hanno dichiarato sulla situazione procedurale e sui tempi connessi, da informazioni raccolte e da assicurazioni ricevute, ad ogni livello, anche su questo punto i motivi che avevano determinato il digiuno collettivo di protesta si sono potuti considerare superati.

Si è conclusa così positivamente una esemplare iniziativa nonviolenta, nella quale per lungo tempo i compagni più esposti nel digiuno collettivo hanno potuto contare quasi esclusivamente sul sostegno dei loro compagni radicali e nonviolenti e sull'interessamento fraterno di pochi parlamentari, nell'indifferenza quasi assoluta della grande stampa di informazione che, tranne qualche avara notizia, ha preferito ignorare l'iniziativa e le richieste di quanti vi partecipavano.

Determinante, in primo luogo è stata la mobilitazione di tutti i compagni, iscritti e simpatizzanti. Nel giro di due settimane sono state recapitate undicimila lettere alla Camera e al Senato, a diversi destinatari, e tremila telegrammi di altrettanti cittadini, in appoggio delle richieste del Partito Radicale e del Movimento nonviolento. Una solidarietà concreta e costante a queste lotte, moralmente e politicamente preziosa per i compagni, è stata assicurata dal movimento "Lotta Continua". Di segno opposto, purtroppo, è stato invece il comportamento del gruppo "Manifesto".

Continui e intensi sono stati i contatti e gli incontri con esponenti politici democratici e parlamentari. In particolare il sen. Terracini, l'On. Mario Lizzero del PCI, l'On. Ruggero Orlando e, spesso, l'On. Anderlini hanno fornito un importante contributo a sostegno delle lotte dei radicali e dei nonviolenti e degli obiettori. Prestigiose personalità italiane e straniere, facendo "proprie" le richieste dei digiunatori, hanno certamente aiutato a determinarne l'esito positivo: dai senatori a vita Pietro Nenni ad Eugenio Montale, a Ignazio Silone, dai cardinali Lercaro a Alfrink ai premi Nobel Kastler, Jacob e Heinrich Böll, da Aragon a Günther Grass, da Jean Rostand al generale De Bollardière (il generale più decorato di Francia), da mons. Bettazzi a Padre Balducci, da Elena Croce a Natalia Ginzburg a Michel Rocard, ad Altiero Spinelli e ai molti altri di cui riportiamo a parte i nomi e il messaggio rivolto al Parlamento. E' soltanto dopo questi messaggi, e durante il Congresso del Partito Radicale, che la

stampa italiana, preceduta da quella straniera (ricordiamo gli articoli di "Le Monde", "Time", "La Croix", "Vorwärts", ha cominciato a mostrare qualche segno di interessamento e a dedicare all'argomento servizi, come quelli ampi e completi del "Giorno".

Un particolare ringraziamento il Partito Radicale rivolge ai Presidenti della Camera e del Senato.

Il Presidente Fanfani, nel corso di un colloquio durato circa venti minuti, ha fornito utilissime indicazioni e assicurato il suo vigile e alto interessamento.

Il Presidente Pertini ha ricevuto in due riprese, a Nizza e a Roma, Gardin e Pannella, e si è intrattenuto con essi complessivamente per circa tre ore. Trovandosi a Nizza per un brevissimo periodo di riposo, non appena venuto a conoscenza della richiesta di un colloquio, tenendo conto delle loro condizioni di salute, si dichiarava disposto a rientrare immediatamente a Genova per incontrarli. A Nizza, dove essi si sono recati, li ha accolti ricordando gli scioperi della fame che anch'egli fu costretto a fare nelle carceri del fascismo, episodi della sua vita di militante socialista e antifascista quando proprio nella cittadina francese, dove lavorava in esilio come muratore, era impegnato a lottare per la libertà e per i diritti fondamentali dei cittadini. Li ha inoltre ampiamente informati dei problemi, tecnici e non, che dovevano essere ancora studiati e risolti e - come essi chiedevano - consigliati.

Al termine del colloquio Pertini ha abbracciato Alberto Gardin, obiettore di coscienza, attualmente colpito per la seconda volta da mandato di cattura. Li ha anche informati del fatto che, se il Senato avesse terminato entro la fine di novembre il suo lavoro, sarebbe stato possibile sperare e operare perché la Camera, che pure non ha, come il Senato, nella precedente legislatura votato un progetto di legge sulla obiezione di coscienza, voti definitivamente la legge prima di Natale.

Se la "arroganza del potere" è oggi giustamente denunciata come una consuetudine e una realtà, il comportamento del Presidente Pertini ha certo rappresentato una recisa e preziosa eccezione. Ed è stato certo questo interessamento e queste opinioni, a confermare in un successivo colloquio a Montecitorio, tenendo conto del proverbiale e assoluto rispetto professato dal Presidente della Camera in ogni occasione per ogni autonomia ed esigenza connesse all'attività del Parlamento, a determinare Pannella e Gardin nella convinzione di poter considerare ormai sicura una rapida conclusione dell'iter parlamentare.

Ora la lotta diventa però più dura. Si tratta di impedire che, come è già accaduto nella scorsa legislatura, si approvi una legge che instauri e disciplini un reato di obiezione di coscienza anziché un diritto all'obiezione di coscienza. E si tratta di impedire che la convinzione di tutti i massimi vertici dello Stato, in gran parte del governo, della maggioranza degli stessi parlamentari clerico-democratici o clerico-fascisti - la convinzione cioè che la prigionia di Valpreda è uno scandalo ormai non più tollerabile - si traduca in ulteriori ritardi anziché in azioni immediate, come è stato garantito.

 
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