di Guido Blumir(Guido Blumir ha scritto insieme a Marina Rusconi il volume "La droga e il sistema"- Feltrinelli editore, 1972).
SOMMARIO: L'autore contesta la mitizzazione negativa della droga che la stampa induce nell'opinione pubblica. Analizza quindi in particolare i risultati delle ricerche condotte sulle conseguenze dell'uso di canapa indiana.
(LA PROVA RADICALE - N.5 , marzo 1973)
che cos'è 'la droga '
Che cosa vuol dire droga? la definizione popolare è facile: DROGA sono le sostanze magiche che adoperano "gli altri", e che hanno effetti oscuri: follia, morte, criminalità, prostituzione violenza, inebetimento, idiozia, atrofia del cervello, fuga dalla realtà... Non esiste situazione mentale negativa o comportamento malefico che non sia stato attribuito ALLA DROGA: suicidi, omicidi, furti, incidenti d'auto, degradazione sociale, vizi, disoccupazione, nudismo ('IN PREDA ALLA DROGA SI TUFFA NUDA NELLA FONTANA '). La fantasia (o il nightmare) sociologico di questa immaginifica cronaca quotidiana, si fa forte anche di una terminologia pseudo-medica: così CON L'LSD NASCONO I MOSTRI, LA TRAGEDIA DEL DROGATO: come la droga aggancia i suoi proseliti, l'inferno dell'assuefazione, LA MARIJUANA PROVOCA LESIONI CEREBRALI, NASCONO SCHIAVI DELL'EROINA I FIGLI DEI TOSSICOMANI. Cioè LA DROGA è nociva, da un punto di vista medico: la marijuana provoca il cancro, l'LSD distrugge il fegato, gli allucinogeni fanno di
ventare ciechi.
esistono oggetti
negativi in sé ?
Nell'era tecnologica, si assiste dunque alla mitizzazione di un oggetto negativo in sé, negativo a tutti i costi e in tutti i sensi, indipendentemente dal tipo di utilizzazione che se ne fa: in contrasto con i miti degli oggetti positivi, dall'automobile alla penicillina. Mentre a livello di massa (con l'eccezione ovvia dei fascisti e dei cattolici reazionari) i drogati sono visti come esseri negativi, però vagamente "recuperabili", con un atteggiamento pietistico, LA DROGA è l'oggetto malefico per eccellenza: è LA DROGA che uccide, quando un ragazzo (o un bambino) muore a New York facendosi un'iniezione di eroina ( e si sa invece che il fatto dipende dalla clandestinità del consumo di eroina: si muore perché, non avendo controllo medico, si sbaglia dose; così come 800 italiani all'anno muoiono coi barbiturici, per dosi eccessive).
l'automobile uccide...
Chi volesse impegnarsi in una campagna di propaganda provocatrice, potrebbe scegliere l'acqua: e nei casi tipo Vaiont, intitolare le prime pagine: " L'ACQUA UCCIDE ", e allargando su tutti i fronti la battaglia del movimento anti-acqua, utilizzare i dati della cronaca per dimostrare che non esiste acqua innocua o "leggera ": 'ANCHE L'ACQUA MINERALE UCCIDE '. La debolezza (e la pericolosità) degli argomenti pseudo-sanitari usati nell'attuale delirio anti-droga, da parte di una società niente affatto igienista (basti pensare all'oggetto-buono 'I DOLCI ', che vengono propinati ai bambini come paradiso quotidiano in dosi massicce, causa prima della grave diffusione della carie dentaria), sfocia nella 'metafora medica': la droga è 'un flagello, una peste, un cancro sociale, un'epidemia, una piaga da estirpare, il male del secolo '.
alle radici del mito
della droga: America,
D'annunzio e devianza
(diavolo e tabù...)
Mito pop, pregiudizio comune (nell'accezione baconiana), allucinazione di massa, secondo un crogiuolo di stereotipi che nasce, nella sua dimensione spettacolare-hollywoodiana, in America ('L'uomo dal braccio d'oro '), si innesta nel filone romantico del decadentismo all'italiana ('voluttà e morte '), e si aggancia all'attualità sociologica della 'barriera ': confine tra il comune e il diverso, tra il normale e il deviante, tra il sano e il malato, tra il lecito e il proibito, tra il nostro e l'altro, diventa, sostituendo il sesso, simbolo del tabù, immagine moderna del diavolo (i discorsi del papa, quello per dimostrare l'esistenza del diavolo, e quello per chiarire i mali della droga, distano solo quattro settimane). Il problema è come un pensiero laico, che dopo l'illuminismo e dopo il marxismo, ha rifiutato il concetto metafisico delle 'entità negative ', possa accostarsi in modo coerente al tema.
il mondo buio
dei tossicomani:
" sentivo la musica dell'aria "
Lo stacco tra il furore dell'immaginazione giornalistica: 'LO SQUALLIDO MONDO DEPRAVATO DEI TOSSICOMANI ' e una testimonianza come quella che segue (un ragazzo italiano che ha usato gli allucinogeni) rende urgente una revisione totale dei nostri concetti: "...ho vissuto una vita intera in poche ore. Sentivo la musica dell'aria, potevo danzare seguendo questa musica. (...) Sentivo di vivere una realtà nel sogno molto più reale di 'questa ' realtà. Se questa la chiamano illusione, che cosa assurda. Che pena ". "Prendere sul serio le sostanze psichedeliche significa dedicare un periodo di tempo molto lungo al loro studio, una esperienza in cui si sperimenteranno e si rivedranno tutti i rapporti, il proprio atteggiamento verso le strutture della società, verso i legami con un inconscio brutalizzato da un'acculturazione castrante. Ma chi non osa chiarire i rapporti con la sua matrice, chi non osa scarnirli fino alle ossa, invece di un viaggio nella coscienza farà un week-end".
per la scienza
la droga non esiste.
Per la scienza, la DROGA non esiste. Esiste solo come stereotipo sociale da analizzare all'interno della cultura in cui si è formato. Per la scienza esistono solo sostanze naturali o farmaci che hanno influenza sulla psiche: ce ne sono un numero infinito, e un certo numero di categorie già schematizzate a cui appartengono. L'EROINA, "mostro dalle mille teste", è semplicemente un derivato dell'oppio, sostanza usata da secoli, nella medicina popolare e nella medicina industrializzata, per non far sentire il dolore fisico: senza questi narcotici la chirurgia avrebbe avuto meno probabilità di nascere, i malati di cancro si suiciderebbero perché sarebbe impossibile sopportare i dolori. LA MARIJUANA, 'the killer weed ' (l'erba che uccide) è en leggero modificatore dell'attività sensoriale e immaginativa, che non accellera né deprime. IL LIBRIUM è una droga che riduce le risposte emotive. L'ALCOOL è un alteratore dell'attività psichica, con un metabolismo fisico simile a quello della morfina.
esistono solo
sostanze che agiscono
sulla psiche:
dal vino all'oppio
EROINA, MARIJUANA, ALCOOL, E LIBRIUM, appartengono allo stesso universo di farmaci: le sostanze che agiscono sulla psiche; sono conosciute da millenni (il librium ha un effetti analoghi a una grande quantità di piante usate dalle medicine popolari), e in ciascuna cultura hanno ruoli molteplici, specifici e differenziati, a volte in dialettica tra di loro: medici, sensuali, di ricerca, religiosi, artistici, rivoluzionari, reazionari: scientificamente, anche una unificazione terminologica (LA DROGA) di queste sostanze dal punto di vista del loro ruolo culturale, non ha senso.
paradiso (inferno) artificiale
o manifestazione della realtà
della coscienza
e dell'inconscio,
già presente nel cervello?
Le ricerche interdisciplinari di neurologia, psichiatria, biochimica, psicofarmacologia, iniziate al principio degli anni '50, hanno confermato ipotesi formulate da studiosi come Freud e Jung molti anni prima, e corrispondenti a intuizioni presenti in molti sistemi filosofici, religiosi e magici di altre culture: nel cervello esistono una serie di meccanismi biochimici che regolano l'afflusso di stimoli dall'esterno alla coscienza: le sostanze che agiscono sulla psiche sono simili a questi trasmettitori chimici e, lontane dal trasportare in un mondo 'inesistente ', manifestano, rivelano, e catalizzano, processi già esistenti, ma rimossi, o non utilizzati.
la coscienza
'normale ' è artificiale
Gli psicofarmaci, o le erbe o i funghi psicotropi, hanno la stessa artificiosità del mondo psichico, con il quale però hanno un rapporto dialettico: così un allucinogeno molto potente, preso senza preparazione o per sbaglio, da un soggetto condizionato dalla cultura dominante, può provocare resistenze e paure nella coscienza del soggetto, che non 'accetta ' un tipo di esperienza radicalmente diverso dalla sua realtà, e proietta sull'esperienza i propri limiti, etichettando come 'follia ' quelli che sono semplicemente diversi modi di percepire e, in modo più strutturato, modalità di esistenza, addirittura 'normali ' in altre culture.
per la scienza
non esistono droghe
buone o cattive,
permesse o proibite:
solo sostanze che danno
assuefazione oppure no
Inoltre per la farmacologia, non esiste la possibilità di distinguere le droghe in 'buone ' e 'cattive ': non ha nessun fondamento scientifico la distinzione 'droghe censurate ' 'droghe permesse'. In Italia le droghe permesse si chiamano 'psicofarmaci ', o col nome specifico, alcool o tabacco, le sostanze censurate si chiamano invece DROGA o LA DROGA.
L'unica distinzione scientificamente valida, nell'ambito delle sostanze che agiscono sulla psiche, è fra sostanze che producono assuefazione (dipendenza) fisica e sostanze che non solo non la producono, ma anche in chi ne fa uso frequente, non provocano danni di nessun tipo. Per alcune sostanze (come per esempio l'alcool) esistono modalità di consumo correnti, che appartengono alla seconda categoria, ma ne sono frequenti altre, che non solo provocano una forte assuefazione fisica, ma danni organici e psichici gravi.
il baratro della marijuana
LA MARIJUANA
' PERCHE' ' FUMANO ? ' Risponde il prof. Carlo Sirtori, presidente della fondazione Carlo Erba: " Queste tossicomanie costituiscono una resa a discrezione, anzi, una amara sconfitta dei giovani di fronte agli adulti. Sembravano nati per un clima di riforme sane, ardenti... e invece eccoli cadere nel baratro delle droghe ".
Il baratro della marijuana era già stato additato con insistente furore da un altro burocrate, Harry J. Anslinger, quarant'anni prima, il quale riportava in conferenze stampa martellanti episodi agghiaccianti di crimini, stupri, omicidi, compiuti da persone sotto l'influenza della marijuana: Anslinger, oltre ad essere un propagandista che usava una metodologia fascista nel contesto americano (sparare menzogne che risvegliavano l'approvazione dell'inconscio collettivo razzista: i consumatori di marijuana sono soprattutto negri che violentano donne bianche), era il capo di un organismo che nel '37 aveva dodici uomini a disposizione e trent'anni dopo, grazie alla creazione del problema marijuana, un centro di potere inferiore solo all'FBI, e un budget annuo di centinaia di milioni di dollari, oltre a venti milioni di 'clienti ' potenziali (il numero degli americani che fumano erba)...
la marijuana
non provoca assuefazione,
né violenza né criminalità
La prima grande ricerca scientifica sulla marijuana risale al 1893-94: fu condotta dal governo indiano e promossa da quello britannico. Si trattava, in seguito ad alcune perplessità affiorate negli inglesi, di valutare se l'uso tradizionale che in India si fa della canapa indiana, provocasse effetti socialmente dannosi. Malgrado l'epoca in cui fu condotta, questa ricerca (sette enormi volumi per molte migliaia di pagine) è considerata tuttora metodologicamente corretta.. I ricercatori intervistarono migliaia di indiani di tutte le condizioni sociali, consumatori abituali di canapa. Conclusione:
la marijuana fa impazzire ?
tutti i fumatori si distaccavano agevolmente da questa sostanza, quando volevano o dovevano farlo; inoltre la canapa era perfettamente inserita nel loro modo di vita e non provocava episodi di violenza, di criminalità e nemmeno di aggressività. La seconda grande ricerca collettiva fu promossa dal sindaco di New York, Fiorello La Guardia, poco dopo che le manovre di Anslinger (al cui studio si sono dedicati per anni sociologi come Becker e Lindesmith) erano riuscite a far mettere la marijuana nella lista dei 'narcotici ' con una legge del Congresso. si erano diffuse voci su un incremento della diffusione dell'erba nella città di New York, e la commissione formata dal Sindaco era incaricata di verificarne la consistenza e in ogni caso l'eventuale pericolosità. Dozzine di psichiatri, sociologi, fisiologi, e psicologi passarono mesi a studiare in laboratorio le reazioni psichiche e fisiche, e fra i consumatori le abitudini e gli effetti. "Non esistono danni apparenti o reali provocati dall'uso di questa droga",
concludeva il rapporto. Dipendenza psicologica scarsa, nessuna assuefazione, notevole facilità nei consumatori di non usare dosi eccessive, più che con l'alcool. Nessun danno fisico, e nessuna consistente alterazione del funzionamento psicologico (memoria, attenzione, capacità di lavoro, intelligenza, ecc.). Successivamente gli studi di Bromberg, di Allentuck e Bowman, dimostrarono che non esisteva nessun rapporto fra marijuana e psicosi, anche temporanea, e che i pochi casi notati erano dovuti a persone che sì usavano marijuana, ma erano già nevrotici:
la marijuana
come medicina in terapia
come con l'alcool questi psichiatri sconsigliavano comunque l'uso di droghe a persone con precedenti nevrotici; notevoli possibilità nella terapia della nevrosi e delle depressioni tramite estratti di canapa indiana, venivano introdotte da Stockings e collaboratori, che usarono anche la marijuana come aiuto nella terapia psicoanalitica dell'alcolismo; l'uso medico della canapa risaliva a millenni addietro (l'imperatore cinese Shen Nung) ed è stato d'altra parte diffuso in tutte le culture: nella stessa America, gli estratti di canapa erano venduti nelle farmacie durante tutto l'ottocento ed erano prescritti per una serie di malattie, dal mal di testa alla depressione.
Negli anni successivi (lo studio di Stockings è del '42), non vi furono fatti scientifici nuovi di rilievo che permettessero l'elaborazione di nuovi programmi di ricerca sulla canapa. Soltanto negli anni '60, il permanere della legislazione proibizionistica di fronte a un crescente uso della marijuana negli Stati Uniti da parte non solo delle minoranze di colore , ma anche della middle class bianca, e in particolare dei giovani, (200.000 arresti nel 1969), provocò necessariamente un rinnovato interesse per il problema dell'innocuità di questa sostanza. Nel 1962, per la prima volta, il rapporto della super-conservatrice 'Commissione parlamentare annuale sull'abuso dei narcotici ', ammise alcune verità, che negli anni precedenti aveva usato per giustificare il permanere della proibizione:
non è vero che si passa
a droghe più pesanti
e cioè che "l'uso della canapa non conduce a droghe più pericolose, né ha nessuna conseguenza di tipo criminologico", ammettendo esplicitamente che le voci di questo tipo non erano originate da indagini scientifiche né da fatti concreti, ma da pregiudizi e dicerie contro una sostanza usata da gruppi sociali minoritari e mal visti.
legalizzate la marijuana !
Il primo grosso lavoro in Europa fu la ricerca della Commissione Nazionale del Governo inglese sull'uso di hascisc in Inghilterra. Nel luglio del 1967, l'associazione SOMA pubblicò a pagamento, su un'intera pagina del TIMES, un manifesto per la legalizzazione della marijuana con una raccolta di citazioni dei massimi esperti mondiali, un testo molto breve che spiegava i motivi della petizione, e una petizione firmata da più di sessanta esponenti della cultura e della scienza: l'antropologo Francis Huxley, Peter Brook, Graham Greene, Ronald Laing, David Cooper, Kennet Tynan, i Beatles, e alcuni parlamentari. Il dibattito che ne seguì (fra cui ana famosa seduta fiume alla Camera in cui si accusò la regina Elisabetta di "essere dedita in tutta dipendenza al thè "), fu così interessante che il governo fu costretto ad affrontare la questione con maggior respiro, istituendo un'apposita commissione di ricerca interdisciplinare presieduta dalla Baronessa Wootton, e di cui facevano parte magistrati, sociologi, p
sichiatri funzionari del Ministero degli Interni, medici e farmacologi. La Commissione non si limitò soltanto a un'esame accurato della letteratura esistente, ma indagò direttamente sulle modalità concrete dell'uso di canapa in Inghilterra. Fu messo in rilievo che le notizie su "orge, crimini, e psicosi sotto l'influenza della marijuana" erano frutto di speculazioni un po' commerciali e un po' politiche della stampa scandalistica. Quanto alla vecchia e già sconfessata ipotesi dell'escalation verso droghe più pesanti, il giudizio della commissione fu particolarmente drastico e articolato: dal pinto di vista farmacologico e psicologico non esisteva nessun elemento che desse qualche 'spinta ' a un eventuale passaggio di questo tipo; invece dal punto di vista sociologico, nella situazione concreta della Gran Bretagna (e, sottolineava la commissione,
è pericoloso tenere
la marijuana proibita:
il proibizionismo provoca
un aumento nel consumo
di droghe pesanti
di molti altri paesi europei e occidentali), l'inclusione, scientificamente errata, della marijuana nell'elenco dei 'narcotici ' (stupefacenti), o comunque delle droghe severamente punite dalla legge, dava adito a fenomeni molto pericolosi: da una parte i giovani inglesi che si accostavano alla marijuana, non trovando nell'esperienza concreta nessuno dei pericoli sbandierati dalla propaganda anti-droga, erano portati a screditare in blocco le raccomandazioni mediche o pseudo-mediche anche riguardo ad altre droghe oggettivamente molto pericolose, come l'eroina e gli oppiacei. Dall'altra, il fatto che gli acquisti di canapa si svolgessero al mercato nero, metteva molti giovani in contatto con trafficanti senza scrupoli, che cercavano di vendere loro gli oppiacei, molto più redditizi dato che, provocando assuefazione creano dei clienti 'fissi', e, in qualche caso, disperati. Proprio per evitare questi gravissimi rischi, La Commissione suggeriva al Parlamento di 'staccare' il problema marijuana dal problema toss
icomanie, praticamente depenalizzando l'uso di questa sostanza. Già allora, d'altra parte, era prevista, per le prime due infrazioni alla legge sui narcotici, soltanto una multa.
utilizzare la legge
anti-marijuana
per incarcerare
avversari politici
Mentre l'opinione pubblica inglese accolse con interesse le raccomandazioni della commissione, l'allora Ministro degli Interni Callaghan si rifiutò di metterle in pratica: Callaghan era in quel periodo fortemente impegnato nella repressione delle lotte studentesche, e l'argomento della " droga " funzionava ancora molto bene per screditare il movimento e come trappola di ricatto; la cannabis era molto diffusa tra gli studenti inglesi, che non avevano nessun motivo razionale per non prenderla, e la polizia arrestò numerosi esponenti dell'underground e della protesta trovando pipe o 'joint ' nelle loro case; diverse dozzine di sentenze processuali facevano cadere le accuse,
la droga
ce l'aveva messa la polizia
dimostrando in alcuni casi che la droga era stata messa dalla polizia stessa: come documenta il volume realizzato da Release, l'associazione di Londra che da 6 anni difende gratuitamente a livello legale tutti coloro che vengono arrestati per droga. (Coon-Harris, The Release Report on Drug Offenders and the Law, Sphere Book limited, London 1969).
evitare la diffusione
per delle droghe pesanti,
l'unica soluzione
è l'atteggiamento permissivo
verso le droghe leggere
Nello stesso periodo in Olanda cominciarono le prime ricerche sperimentali: pazienti sociologi e psichiatri come Geerlings e Cohen, raccoglievano materiali, interviste, questionari, negli ambienti degli hippies e degli studenti olandesi: mentre i dati venivano pubblicati puntualmente, fu solo nel 1972 che tutte le ricerche furono condensate, esaminate e analizzate in un grosso rapporto ufficiale, che arrivava a conclusioni non diverse da quello inglese, con un importante sviluppo della questione rapporto droghe-leggere droghe-pesanti: " non sono soltanto le leggi, è anche l'atteggiamento intollerante, che provoca i più seri problemi nel campo delle droghe; l'unica soluzione è l'atteggiamento permissivo ", scriveva Geerlings, " che affronta le tossicomanie da droghe pesanti creando unità sanitarie gratuite e accessibili, ed evita di disturbare con la polizia i fumatori di droghe leggere, creando una drastica separazione tra i due fenomeni ".
anche il Canada e l'Australia
vogliono legalizzare
la marijuana
Quasi contemporaneo a queste ricerche era il vastissimo studio della commissione governativa del Canada (il rapporto Le Dain), che affrontava ogni questione (dalla cosiddetta escalation alle ipotesi di dipendenza psicologica) con minuziosa scientificità. L'incidenza di tossicomani nella popolazione dei fumatori di hascisc, per altro dovuta quasi sempre ai motivi esposti dagli inglesi e dagli olandesi, veniva ampiamente ridimensionata. " Una percentuale inferiore del 5% usa anche altre droghe (dall'anfetamina agli oppiacei), ma è necessario fare queste considerazioni: primo, molti hanno cominciato con gli oppiacei, e per questi evidentemente la canapa non ha avuto nessun ruolo nella storia della loro dipendenza; secondo, gli altri soggetti sono arrivati agli oppiacei o alle amfetamine, per motivi psichiatrici pre-esistenti all'uso di canapa, abbandonando questa droga quando si sono accorti che non trovavano in essa quella anestesia dal dolore o quello speciale rapporto con la morte che invece andavano c
ercando e che è alla base della loro tossicomania ". Poco dopo la pubblicazione del rapporto, anche l'Australia faceva partire una ricerca che arrivava alle stesse conclusioni. Meno attivo il ruolo degli speciali organismi internazionali delle Nazioni Unite, organizzativamente non in grado di coordinare le varie ricerche, né di sottoporre aun'accurata analisi metodologica i rapporti disparati che le arrivavano da studiosi (spesso semplici burocrati di qualche ministero della sanità) la cui competenza non era controllabile. Basti dire che nel 1970, l'Italia spediva all'ONU l'annuale rapporto sugli stupefacenti in cui affermava che il numero complessivo delle persone che usano droghe illegali nel nostro paese era di 806 soggetti!
statistiche all'italiana:
806 drogati nel 1970,
600.000 nel '71
Malgrado queste carenze, gli stessi esperti dell'OMS riconobbero alla fine degli anni '60 che " La canapa non provoca assuefazione, né danni organici, e non sembra provato che il suo uso conduca a narcotici più potenti ".
Le ricerche canadesi e australiane avevano un grosso vantaggio tecnico rispetto alle precedenti: finalmente era successo il fatto nuovo che poteva dare il là a ricerche sperimentali più oggettive: il chimico Raphael Mechoulam della Hebrew University di Gerusalemme riusciva a sintetizzare il principio attivo della canapa, il tetraidrocanabinolo, THC. Fu questa scoperta a permettere di elaborare metodi per la misurazione quantitativa dell'hascisc: in altri termini diventava possibile fare degli esperimenti di laboratorio sugli animali e sull'uomo perché era possibile calcolare scientificamente la dose. Poiché la dose dipende dalla qualità degli estratti di canapa, in precedenza era impossibile fare dei paragoni tra esperimenti condotti con diverse qualità di marijuana: d'altra parte la dose è un fatto essenziale per determinare l'intensità ( e la pericolosità) dell'esperienza con ogni tipo di farmaco;
la canapa
per curare l'alcolismo
alcune dosi anche delle sostanze più comuni sono addirittura mortali; della canapa non si conosce la dose mortale, e questo è stato uno dei motivi per cui c'è stato recentemente un interesse fortemente rinnovato per il suo uso in terapia, soprattutto negli Stati Uniti, dove è adoperata in alcuni centri per la disintossicazione dall'alcool, conformemente agli studi del professor Tod Mikuriya.
Il primo studio sperimentale della marijuana sull'uomo con un metodo scientifico per calcolare la dose fu condotto nel '68 da tre ricercatori dell'università di Boston: Zinberg, Weil e Nelsen. Veniva dimostrato che con la marijuana si ha una sensazione del tempo un po' diluita, meno cronometrica, e che in soggetti normali (senza precedenti psichiatrici) si ottiene un effetto rilassante, senza diminuzione delle facoltà pratiche dell'attenzione, tranne in un paio di test dove si richiedeva un tipo di concentrazione fortemente meccanico-matematica o mnemonico-nozionista. Gli studi analoghi in America si moltiplicarono: nel solo anno 1969 furono pubblicati 25 studi sperimentali sulla marijuana nell'uomo.
per avere dati obiettivi,
bisogna far ' fumare '
Furono due studiosi, un giurista, il professor John Kaplan della Stanford University, e il dottor Lester Grinspoon, psichiatra della Harvard University, a compiere il lavoro di sintesi su questi studi, e su tutti gli altri che erano stati pubblicati fino al '68.
Kaplan: il proibizionismo
provoca tecnicamente
più danni della legalizzazione
Il lavoro di Kaplan dimostra in modo massiccio, documentato, oggettivo, che il regime proibizionistico è tecnicamente peggiore di una legalizzazione regolamentata, sul modello delle normative in vigore per i super-alcolici. Dato che gli studi più recenti, non solo confermano, ma dimostrano scientificamente l'innocuità di questa sostanza, non esiste motivo, se non politico o irrazionale per non legalizzarla. E così Grinspoon apriva il suo studio: " prima di mettere tutti i nostri figli in prigione, non dobbiamo esaminare seriamente, in quanto adulti il problema della marijuana? ".
Così riassumeva il prof. Adriano Buzzati Traverso, vice-presidente dell'UNESCO, a un recente dibattito: " E' sull'onda di questi studi, sotto le pressioni che nascevano dalle loro conclusioni, che il Presidente degli Stati Uniti, Nixon, ha nominato una Commissione Nazionale presieduta dall'onorevole Schaefer, e formata da psichiatri, sociologi, medici, farmacologi, biochimici, antropologi, psicologi, i cui risultati sono stati raccolti (frutto di un anno di lavoro a tempo pieno) in un rapporto: "Marijuana: a signal of misunderstanding" (Marijuana: un segnale di cattiva comprensione), che fornisce una serie di dati concreti, obiettivi, scientifici.
la commissione nazionale
americana ha provato
che l'uso di marijuana
non è più nociva
né dell'alcool né del tabacco
Non produce effetti tossici preoccupanti, disturba il comportamento in forme meno appariscenti e più controllabili rispetto all'alcool, non sembra produrre nessun danno al cervello ed al sistema nervoso; non sembra pericolosa per il feto, nemmeno quando venga usata dalla donna in cinta. Inoltre, l'unica correlazione tra marijuana ed eroina sta nel fatto che ambedue vengono considerate come illegali e quindi parimente condannate. In base a questi dati che provavano come l'uso della marijuana non sia più nocivo né dell'alcool né del tabacco, la commissione raccomandava di eliminare qualsiasi limitazione all'uso della marijuana: di eliminare tutti gli elementi che impediscono al singolo di utilizzare marijuana, di passarla senza mercede, o comunque senza alti profitti. Raccomandava inoltre che ci fossero ancora delle penalità molto modeste per chi smerciava marijuana o hascisc per trarne profitto".
gli " esperti " italiani
nicchiano
Di fronte all'unanimità di questi studi, sembra basata sulla malafede o su una grossolana impreparazione, la posizione di quei cosiddetti 'esperti' italiani, che si informano più leggendo i giornali che consultando metodicamente la letteratura scientifica, i quali sostengono che non ci si può sbilanciare sulla marijuana, "gli studi sono divisi in due correnti: prò e contro, alcuni dicono che è nociva, altri che è innocua". La falsa obiettività di questo argomento è rivelata dal suo qualunquismo (non esiste questione scientifica su cui nell'evoluzione delle ricerche non ci siano stati dati e, figuriamoci, pareri, contrastanti) e dalla sua approssimazione: infatti, il numero degli studi che concludono per l'innocuità della marijuana è in una percentuale schiacciantemente superiore. Inoltre l'esperto non dovrebbe accontentarsi della conclusione di un esperimento, ma valutare attentamente la metodologia con cui è stato condotto, e l'origine socio-economica: chi è il committente, scopo della ricerca, ecc...
.
esperimenti scientifici falsi
per fare propaganda
anti-droga
Anni orsono, alcuni ricercatori americani approfittarono dell'eccezionale pubblicità data dai mass-media americani all'LSD, per confezionare un esperimento che dimostrava: 'l'LSD FA NASCERE MOSTRI'; la metodologia era scorretta perché venivano usate (su topi di laboratorio) dosi massicce, proporzionalmente molto superiori a quelle usate dall'uomo.
come gli scienziati
proteggono il tabacco
e i prodotti
delle case farmaceutiche
Tutti ricordano il caso dei 'DUE STUDENTI IN LSD RESTANO CIECHI GUARDANDO IL SOLE'; l'autore, un noto psichiatra, messo alle strette, confessò alla stampa che aveva inventato la notizia per aiutare la campagna anti-droga. Un altro grosso caso di mistificazione: quando stava per uscire il famoso rapporto sul tabacco come agente cancerogeno, le compagnie di tabacco USA pagarono 200 milioni di dollari per 'ammorbidire' i dati della ricerca. Inoltre, per quanto riguarda le droghe illegali, la maggior parte dei lavori viene fatta per accertarne i pericoli non le potenzialità: mentre per i prodotti farmaceutici avviene assolutamente il contrario.
le bugie sulla marijuana
Un esempio internazionale di mistificazione è la notizia, lanciata anche sulla stampa italiana, e ripresa da esperti che la citano come esempio di dimostrazione di nocività, la notizia che la marijuana atrofizza il cervello, da uno studio pubblicato sull'autorevole Lancet: pochi mesi più tardi, l'autorevolissimo New Scientist smentiva completamente l'esperimento: in effetti l'autore dichiarò poi che la sua " era soltanto un'ipotesi, e che il mio esperimento assolutamente non la dimostra ".
il 95 % fuma
solo marijuana
L'ultima bugia degli esperti italiani, è che in Italia non esistano fumatori di canapa che non usino altre sostanze: questa affermazione viene fatta da operatori sanitari che lavorano negli ospedali psichiatrici: come del resto suggerirebbe il buon senso, la ricerca effettuata nel corso della preparazione del libro 'La droga e il sistema' dimostra che in ospedale psichiatrico e nei centri di assistenza vanno soltanto i consumatori di droghe pesanti (i quali prendono di tutto, dalla trielina alla canapa) e non ci va mai chi fuma soltanto perché non ne ha nessun bisogno: questo tipo di psichiatri cioè data la situazione di clandestinità non ha la possibilità di entrare in contatto con i 'fumatori' puri, che in Italia sono decine di migliaia, comunque il 95 per cento dei consumatori di droghe illegali: come dimostra anche la statistica sugli arresti per infrazioni alla legge sugli stupefacenti: l'85 per cento è arrestato per uso di hascisc.