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Bandinelli Angiolo - 10 gennaio 1973
Il partito e le lotte
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO: In occasione della pubblicazione del primo numero della nuova serie di "Notizie Radicali", Bandinelli evidenzia le scadenze a cui il Partito Radicale dovrà far fronte, e il ruolo che nell'azione del Partito Radicale svolge il giornale come strumento esclusivo di diffusione delle idee. Evidenzia, altresì, la necessità di far fronte alle insidie tese alla legge sul divorzio nel momento in cui la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere della sua costituzionalità. Il Pr dovrà infine essere in grado di organizzare una manifestazione "contro il regime", in difesa del divorzio e per l'abrogazione del concordato, l'11 novembre: una manifestazione difficile che deve comportare il massimo impegno degli iscritti..

(NOTIZIE RADICALI N. 175, 10 gennaio 1973)

Apriamo questo primo numero della nuova serie di "Notizie Radicali" con un sincero saluto ed augurio a quanti lo riceveranno. Sono essi i diecimila, o poco più, cittadini che hanno deciso di raggiungerci nella lotta militante o hanno contribuito finanziariamente alla ripresa e al rilancio del partito, senza distacco ma solo nella anche troppo umile convinzione di poter solo così partecipare alla comune iniziativa.

Diecimila persone, variamente distribuite in grandi o piccole città e paesi, in gran parte isolate e con scarsa possibilità di iniziativa; diverse nelle storie personali e nelle motivazioni per le quali si sono unite in questa singolare esperienza politica e civile; che noi stessi, pur in mezzo a loro appelli sempre chiari e consapevoli che affollano i nostri tavoli, non conosciamo; che spesso è difficile dire se più "chiedono" per le loro speranze e le loro rabbie o sono disposte a "dare" in effettivo contributo militante; che non si illudono su presunte debolezze dell'avversario perché sempre noi stessi ne abbiamo sottolineato la forza e le possibilità; e che tuttavia sanno che a Torino, grazie e insieme a loro, abbiamo deciso la "rifondazione" radicale per una grande battaglia di alternativa capace di dare indicazioni profondamente rinnovatrici a tutto il paese. Davvero, dobbiamo chiamarli, e chiamarci con loro, compagni e fratelli.

Subito, una prima scadenza ci attende, rigorosa e difficile. Le insidie tese alla legge sul divorzio rischiano di privare il paese di questa fondamentale conquista entro i prossimi due mesi, quando la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere sulla sua - figuriamoci! - "costituzionalità". E se queste insidie provengono dal mondo clericale, sappiamo che i laici, quelli dentro il governo e quelli in anticamera, sono già pronti ad applaudire a questa ennesima sconfitta che sgombrerebbe il terreno dal referendum e preparerebbe i nuovi loro accordi fallimentari con la democrazia cristiana ed il regime.

Per l'11 febbraio, anniversario del Concordato, dobbiamo essere in grado di dare una prima risposta, rigorosa e sicura. Terremo a Roma, quella domenica, una manifestazione che sarà "contro il regime" perché sarà anche in difesa del divorzio e del referendum, e per l'abrogazione del concordato. Sarà una manifestazione difficile: l'Adriano è il più grande teatro della città, e dovremo essere "tutti" presenti per, semplicemente, riempirlo. Abbiamo già, nei giorni scorsi, sempre a Roma, avviato un confronto con i credenti anticoncordatari, per avvertirli che questa iniziativa deve essere una occasione perché essi verifichino se davvero lo scandalo della sacra Rota, della nuova "simonia" che lì celebra le sue maggiori nefandezze, e la morsa concordataria che li soffoca e li stringe ormai sempre più da vicino siano da considerare già vincitori o se la piccola area di "libertà di coscienza" che essi ancora salvaguardano può avere la forza di sostenere questo scontro, per non essere solamente considerata un'area "pr

ivata" di buoni, ma sterili, sentimenti. E' stato un confronto eccezionalmente positivo. Sono stati credenti a dirci che "possiamo e dobbiamo procedere insieme, ciascuno con le sue motivazioni, su questa lotta, per questi obiettivi". Anche per loro, quindi, l'appuntamento dell'11 febbraio, è valido ed essenziale, assieme, soprattutto, a quei militanti che pensano che le lotte di classe sono anche, se non soprattutto, lotte contro il regime.

In altre città, a cura di compagni, si stanno preparando analoghe manifestazioni, in teatri cittadini o in piazza. Occorre però che subito, appena ricevuto questo giornale, ogni radicale sappia mobilitarsi per fare qualcosa, quello che è necessario o semplicemente possibile, in ogni città, o in ogni paese; insieme a chi vorrà essergli accanto, o assumersi il carico della battaglia antiregime in tale occasione. Quando non altro, e quando questo non sia "impossibile" preparandosi a venire a Roma, in quella domenica, per partecipare alla manifestazione romana all'Adriano. Agli amici di Roma chiediamo fin d'ora l'impegno sia a venire subito in sede per organizzare, gestire le iniziative che prenderemo di qui all'11 febbraio (e dovranno essere numerose e forti), sia a non mancare, "assolutamente", senza alcuna scusante, la mattina dell'11, all'Adriano, insieme a quanti amici, divorzisti, militanti contro il regime, democratici, anticlericali avranno potuto contrattare ed informare della gravità di quanto sta acc

adendo, e su cui Mellini, su questo stesso giornale, da una dettagliata informazione.

Vi è poi, urgente, il compito della costruzione del partito. A norma di statuto, il Partito Radicale è costituito dai partiti regionali, autonomi e federati. E' questa la risposta corretta alla nuova dimensione regionale voluta per le strutture amministrative del paese, cui però finora nessun altro partito ha fatto corrispondere la "regionalizzazione" delle sue strutture, rimaste invece ferocemente e inequamente centralizzate e verticistiche. A norma di statuto, abbiamo già la forza e la possibilità di costituire partiti regionali nel Lazio, in Lombardia, in Piemonte, in Emilia; sempre sul piano numerico, potrebbero costituirsi nuclei ed associazioni radicali in almeno quindici città, mentre per molte altre un nucleo non "formalizzato" può assicurare comunque una presenza attiva, forse neppur troppo inferiore. In tutta l'alta Italia, per zone non indifferenti del centro Italia, in città grandi o piccole, vi è ormai spessissimo che riceverà questo giornale perché iscritto (e potrà quindi farlo leggere, diffon

derlo presso amici e compagni di lavoro e di lotta). Solo nel sud Italia, salvo alcuni gruppi, e pur con una incoraggiante crescita in Sicilia e in Calabria, l'appello non ha trovato ancora che un esiguo ascolto.

Ma, ripetiamo, si tratta di indicazioni "numeriche". E' vero, si moltiplicano le riunioni di lavoro, promosse un po' dappertutto dove il nucleo radicale è consistente. Ma troppo spesso sentiamo che le difficoltà vengono ingigantite e i problemi giudicati difficilmente superabili. Spesso si tratta solo di un modo sbagliato di porli. Si afferma che non si può essere "eroi" ma non si fanno le poche, semplici cose che solo nell'attuale situazione organizzativa e di lotta e presenza militante, sono necessarie ed indispensabili per assicurare il minimo richiesto di coesione, e che sole sono oggi richieste e fattibili; si dimentica quanto chiedemmo e fu realizzato nell'altra, precedente, esperienza organizzativa che noi conosciamo, la Lega Italiana per Divorzio. Questa si mosse con mezzi non maggiori, con forze non superiori di quelle a disposizione, oggi, del partito, eppure seppe segnare conguatamente anni di lotta, in tutto il paese, nel sud non meno che nel nord.

Ma noi riteniamo che la vera forza del partito sia ancora nella centinaia e centinaia di compagni ed amici che sono "isolati" nella loro città. Essi possono fare, e molto; innanzitutto a partire dalla collaborazione a questo strumento, che essi riceveranno puntualmente, "Notizie Radicali".

Abbiamo deciso, con il tesoriere, che non è possibile superare lo sforzo finanziario per garantire l'uscita regolare, almeno quindicinale, di "Notizie Radicali" al di là diecimila copie, senza compromettere la stessa possibilità della sua pubblicazione per l'intero anno (20 numeri almeno). Solo per due/tre numeri, eccezionalmente, potremo toccare le ventimila copie. Ma i diecimila lettori che così avremo costituiscono un'area estremamente ridotta di ascolto, assolutamente insufficiente. Dobbiamo perciò porci l'obiettivo di ampliarla, e l'unica possibilità concreta di raggiungerlo è affidata, "esclusivamente", alla diffusione militante. Se ognuno di quanti riceveranno "Notizie Radicali" assicurerà la distribuzione, garantendoci il rimborso delle spese vive di stampa e postali, di altre copie, nella sua città o nel suo paese, potreMmo farcela ad irrobustire questo essenziale strumento di informazione e di collegamento. Potremo raddoppiare o triplicare, senza aggravi per il partito, la stampa, consentendoci cos

ì di raggiungere o avvicinare i livelli di altre testate di controinformazione, o di altre forze e gruppi militanti partiti con possibilità ed esperienze sicuramente superiori alle nostre iniziali. Ugualmente, dobbiamo raccomandare l'abbonamento a "La Prova Radicale", che è prezioso strumento di lavoro e di partecipazione soprattutto per coloro che risiedono in provincia, e non sono raggiunti dalle riviste "culturali" e politiche, già, innanzitutto, per il loro linguaggio.

Ma "Notizie Radicali" non può nemmeno vivere se non diviene un reale veicolo di informazione dell'attività, della presenza, delle aspirazioni, degli obiettivi e delle speranze politiche e civili di ciascuno dei suoi lettori, dei radicali tutti: essi debbono perciò collaborare anche fornendo informazioni, comunicazioni di iniziative del partito o che interessino il partito, di lotte comuni, di occasioni di intervento possibili e necessarie.

Si è svolta a Roma, il 5, 6, 7 gennaio, la prima riunione della nuova direzione, eletta a Torino. Hanno partecipato, oltre ai membri della giunta, a Giorgio Spadaccia e Giuseppe Ramadori, Angiolo Bandinelli, Roberto Cicciomessere ed Alberto Gardin, i membri romani della direzione, e molti compagni di fuori Roma, tra i quali G. Calderisi e G. M. Lacauza di Pisa, M. Martinelli di Bologna, I. Priano di Cuneo, G. Peppini di Mantova, V. Donvito di Firenze, L. Borzani di Genova, F. Landi di Vicenza, P. Racca, G. Viale e A. Pezzana di Torino, C. Gualdi di R. Emilia, N. Provenzale di Catania, G. ErcolesSi, V. Zeno e G. Pecol Cominotto di Trieste, altri compagni di Genova, Verona, Venezia.

La direzione ha fatto un buon lavoro. Le diverse provenienze ed esperienze politiche si sono dimostrate utile arricchimento - ancora una volta - al dibattito. Si è raggiunta una valida unanimità, dopo discussioni ampie, nelle decisioni operative sui problemi esaminati. In particolare, si è stabilito che il partito faccia il massimo sforzo perché l'anniversario dell'11 febbraio rappresenti, non solo a Roma, un momento di forte iniziativa e di lotta sulla indicazione generale "contro il regime". Un appello dovrà essere subito rivolto ai militanti delle sinistre, ai credenti, ai divorzisti, ai sostenitori ed ai democratici perché aderiscano alle manifestazioni ed alle indicazioni del Partito radicale. Sono stati approntati i primi, anche se non ancora sufficienti, strumenti organizzativi per il potenziamento delle strutture regionale e locali del partito, strumenti tra i quali "Notizie Radicali" dovrà assumere un ruolo prioritario.

Per quanto riguarda il lancio dei referendum abrogativi, è stato deciso di costituire una commissione che metta a punto i diversi aspetti del problema, sia per quanto riguarda la formulazione che per quanto concerne i problemi organizzativi, in un documento da sottoporre ad una nuova riunione della direzione e quindi alle altre forze politiche che dovranno essere coinvolte nel progetto. Il lavoro della commissione dovrà essere terminato per la metà di febbraio.

Il partito ha anche deciso di promuovere presso le forze della sinistra, i compagni delle minoranze rivoluzionarie e l'opinione pubblica, una iniziativa di chiarificazione in occasione del 18 gennaio. Per tale data, con l'occasione del congresso fascista che si terrà a Roma, è prevista una mobilitazione dell'opinione pubblica e dei militanti della sinistra sul generico slogan della lotta antifascista. Il partito ha ribadito che, anche in questa occasione, tale indicazione, equivoca ed insufficiente, debba essere superata - nonostante le comprensibili resistenze anche di ordine emotivo che si potranno incontrare - per giungere invece ad un nuovo schieramento di forze antiregime, alle quali dovrà essere indicato l'11 febbraio come primo appuntamento necessario di incontro e di lotta.

 
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