Fermo di polizia fino a un annoSOMMARIO: Viene criticata la nuova proposta di legge sulla droga (legge Gonella-Andreotti ) perchè punisce il consumo, è il frutto di incompetenza e dilettantismo, è, infine, rinnega i valori conquistati e conservati in secoli di evoluzione di pensiero. E, in sostanza, una legge contro tutti.
(NOTIZIE RADICALI N. 139, 10 gennaio 1973)
Dicono i Ministri Gonella e Gaspari, Giustizia e Sanità: niente più carcere per i drogati, pene più dure per gli spacciatori. Lo diceva anche l'on. Agostino Greggi (il nemico della pornografia, passato dalla DC alla Destra Nazionale, e ancora alla DC) insieme ad altri 46 democristiani; tre giorni dopo che i Carabinieri di Roma avevano inventato "duemila ragazzi drogati" su un barcone sul Tevere: una proposta di legge fatta a tempo di record, la prima in 16 anni, a cui "Il Tempo" dava la prima pagina con lotto "Guerra agli assassini" e l'invito a 50.000 firme.
13 dicembre '72, due anni dopo, dopo 4.000 arresti di ragazzini per una sigaretta di droga leggera: è ancora "Il Tempo" a lanciare in prima pagina un'intervista a Gonella, sulla nuova legge degli stupefacenti; 22 dicembre: il Consiglio dei Ministri approva il disegno di legge.
Niente più carcere per i drogati. Ma è una mistificazione: se la vecchia legge non prevedeva il reato di "uso" della droga, la nuova lo inserisce esplicitamente (art. 67-68), specificando che per l'incriminazione è sufficiente una voce o un pettegolezzo, raccolti dall'autorità sanitaria o di pubblica sicurezza. Resta invece la detenzione per uso personale (art. 65), che era punita con pene da 3 a 8 anni: ora sono da 3 a 15, e "sono esattamente le stesse che per gli spacciatori" di tonnellate di eroina. L'indizio di uso è poi labilissimo: basta che un cittadino sia sorpreso a entrare in case o locali pubblici tipo Number One, "con l'intenzione" di drogarsi (art. 67). Chi ha una sede di partito, un circolo culturale, una comunità, una casa, rischia da 3 a 10 anni se anche in sua insaputa, qualcuno "fuma" nei suoi locali. I giornali che tentano di portare avanti un discorso non terroristico, potranno essere condannati da 1 a 5 anni, perché "favoriscano il diffondersi del flagello" (art. 69, comma 4). I medici s
ono costretti a diventare complici dei poliziotti (art. 77).
E' un modo, rapido, efficiente, per mettere fuori legge minoranze che recentemente hanno cominciato a sorgere un po' dappertutto in Italia, ragazzi anche giovanissimi, che nelle grandi città o in provincia, lavorano per un'alternativa radicale "alla vita di merda del sistema", anche nella realtà semifascista in cui sono costretti ad operare. E usano droghe leggere (come hascisc e marijuana, che non danno nessun tipo di assuefazione, e che scientificamente non provocano danni di sorta), come strumento per questa mutazione biologica e di coscienza, una scelta che merita discussioni, approfondimenti, confronti anche appassionati, ma che non c'entra nulla con la polizia, con la magistratura, con i manicomi.
Leggere con attenzione il nuovo progetto di legge, provoca alla fine un insopportabile senso di nausea, come a chi assiste a un rito oscuro o a una carneficina. Ma c'è una differenza rispetto a certa letteratura anti-ebraica e pre-nazista: la proposta, relazione introduttiva compresa, elenca con la stessa burocratica noia le norme che deve seguire il fattorino per portare gli stupefacenti da un furgoncino a una farmacia, e gli articoli con cui vengono descritti i meccanismi che distruggeranno la vita di migliaia di persone, in una atroce odissea tra carcere e manicomio.
Dietro le righe si intravede la faccia impassibile del Ministro Gonella, impassibile di fronte al massacro di detenuti di Rebibbia, appena sorridente con in mano il progetto sul fermo di polizia, ancora impassibile mentre si appresta al massacro della nascente controcultura italiana, con una legge per mettere in prigione o in manicomio, col pretesto della droga, le minoranze, i nemici, i giovani che non credono nel sistema e cercano l'alternativa. E' anche una legge contro i drogati: e prevede minuziose torture, un cocktail sadico di escogitazioni manicomiali e di trasferimenti in manette da celle di contenzione a celle di punizione. E' anche una legge frutto di incompetenza, di dilettantismo: come dimostra il Bollettino N. zero del sindacato della controinformazione (Stampa alternativa, casella postale 741 - Roma). Ed è anche una legge contro tutti, contro i diritti della difesa, da usare sempre contro chi non è amato dal potere, un nuovo formidabile strumento repressivo: la vecchia legge era molto più blan
da, oltre che interpretabile elasticamente, e portò all'arresto di 6.000 persone in 5 anni, 2.000 solo nell'ultimo anno, il 95% per consumo di droghe leggere.
Ma è soprattutto una legge contro i valori conquistati e conservati in secoli di evoluzione del pensiero. Una legge contro l'umanità, una legge-crimine: l'impassibilità burocratica con la quale si snoda, è l'immagine concreta di quello che può essere il fascismo oggi in Italia: questa indifferenza verso l'uomo, verso chi non è atleta efficiente di un gioco grottesco, dove il potere è valore, e la libertà diavolo.
E' forse a causa di questa dimensione di ferocia (nixonesca all'italiana) di questa sordità bolsa e inarrestabile, che per fermare questo colpo di stato non basteranno l'ironia, la pazienza, neanche la disperazione e la fantasia. Ci vuole anche la rabbia, la paranoia, l'angoscia che può aver provato chi, senza averlo scelto, senza aspettarselo, SENZA MOTIVO, ha passato due anni nel lager carcerario, e ora preferirebbe morire piuttosto che vedere i suoi fratelli più giovani passare altrettanto tempo a subire la progressiva distruzione del manicomio, e uscire alla fine senza la rabbia del carcere, ma con l'inebetimento della lobotomia, lo sguardo spento dall'elettrochoc, la triste vertigine dei litri di psicofarmaci iniettati a forza.
Il Ministro della Giustizia si allea col Ministro della Sanità: scoperta l'affinità che li lega, il primo di colpire la malattia come colpa, il secondo di emarginare la ribellione come malattia, si sono messi d'accordo per normalizzare tutto, per imporre come sanità la loro alienazione.
"Stampa alternativa" (C.P. 741, 00100 Roma - centro) sta organizzando iniziative contro la nuova legge sulla droga, in collaborazione col Partito radicale, gruppi, organizzazioni e giornali alternativi: una battaglia politica con tempi lunghi.
Saranno costituiti gruppi di studio, di lavoro e di iniziativa in ogni città italiana. Chi fosse interessato, anche solo a ricevere il dossier, può scrivere a "Stampa alternativa" casella postale 741, 00100 Roma - centro".