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Pannella Marco - 16 gennaio 1973
Marijuana e giovani (1)
Marco Pannella

SOMMARIO: A seguito dell'arresto di diciassette studenti, colpevoli di aver fumato droghe "leggere", il 16 gennaio 1973 Pannella pubblicava questa lettera-articolo su "Il Messaggero". E' la prima presa di posizione pubblica sul tema. Nel corso degli anni l'atteggiamento radicale su questo argomento evolverà fino all'attuale impegno antiproibizionista per tutte le sostanze stupefacenti. Costante però rimarrà - ed è già evidente in questo primo articolo - il richiamo alla responsabilità individuale e la convinzione che non debba essere punito o comunque sanzionato dalla legge un comportamento che attiene alla sfera privata e personale dell'individuo.

[In seguito alla pubblicazione di questo articolo, si apre su Il Messaggero un dibattito su "La marijuana e i giovani" che è interamente riprodotto nei seguenti testi: 1597, 1598, 1599, 1600, 1601, 1602, 1603, 1604]

(Lettera a IL MESSAGGERO - Gennaio '73 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Più di cento secoli di galera comminati in cinque anni; per niente. Ora basta. Per questo, esponenti radicali fumeranno pubblicamente hascish.

Con i 17 giovani arrestati a Roma perché alcuni di essi fumavano hascish o marijuana, in otto giorni sono stati assicurati alla "giustizia" in tutta Italia oltre cento "delinquenti", così sconteranno almeno due secoli di galera. In cinque anni, seimila persone, in maggior parte giovani, hanno cumulato pene per almeno diecimila anni di detenzione, cento secoli di condanne a vivere in un universo carcerario che sociologi, medici, giuristi, assistenti sociali, di sinistra e di destra, pressoché unanimi, riconoscono essere fortemente criminogeno; produttore cioè di criminalità e non di responsabilità sociale e personale, di "redenzione".

Ho letto le dichiarazioni delle famiglie di questi giovani borghesi: intossicate dalla droga della disinformazione e della menzogna, terrorizzate in un vuoto e patetico perbenismo, sembrano anch'esse convinte che i loro figli siano dei criminali, dei pervertiti. Per "colpa" della scuola, degli amici cattivi , dei plagiatori di turno, del marxismo, del radicalismo, del divorzio, dell'aborto, della droga, degli obiettori di coscienza e dell'antimilitarismo, non importa .

Mi si consenta di chiedere a questi genitori di non essere, essi per primi, gli aguzzini e i boia di questi ragazzi. Non trasferiscano contro i figli le loro ossessioni, le loro paure, le loro colpe. Non giudichino troppo in fretta.

Questi ragazzi sono semmai vittime d'un crimine, non sono dei criminali. Non passa giorno in cui le forze di polizia non annuncino nuovi successi contro i nuovi nemici della Patria che fumano hascish e marijuana; ma non passa giorno, neppure, senza che la scienza non ammonisca, ribadisca, provi che i derivati della canapa indiana sono prodotti, se non innocui, almeno certamente meno nocivi di generi di vasto, pubblicizzato, familiare consumo (come l'alcool e - secondo molti - anche il tabacco degli accaniti fumatori), che non intossicano né danno assuefazione

Non passa giorno, in Italia, senza che l'"americanizzazione" della malavita armata non manifesti la sua libera e sovrana crescita, con irrisori interventi preventivi e repressivi, mentre la polizia è mobilitata invece sempre più contro i giovani.

A questo quadro si aggiunga che il governo ha preparato una legge-truffa contro i fumatori di hascish e chiunque sia o venga in contatto con loro: contro la libertà di stampa e di ricerca scientifica, una legge-beffa, visto che proclama il diritto dei fumatori di canapa indiana di optare per un trattamento terapeutico, quando la scienza medica non è in condizione di riconoscere a nessun livello, fisico o psichico, una condizione patologica nel loro comportamento. Rischieranno, in realtà, di essere sottoposti a "cure" e "psicofarmaci", a terapie d'urto per cacciare dalla loro esistenza non una "malattia", che non hanno, ma il demone del dissenso e della disobbedienza. Questa proposta è la riprova che una politica di repressione socialmente aberrante sta per essere scatenata e potenziata a ogni livello sulla scorta di cifre deliranti e senza alcun fondamento circa la diffusione della "droga" fra i giovani .

Non abbiamo motivi di specifica stima per chi fuma hascish. Riteniamo anzi vi siano orizzonti sufficientemente vasti, fisici e morali, da esplorare e percorrere, per non aver bisogno di evasioni o di altri "viaggi". Moralmente, idealmente, dovremmo essere tutti capaci di rinunciare all'alcool, al tabacco, ai derivati della canapa indiana, ai tranquillanti, agli eccitanti, che una intossicazione pubblicitaria fanno consumare a fiumi. Eppure non lo facciamo. Moralmente condannabili, non siamo per questo arrestati, vilipesi, criminalizzati .

Ma le attuali persecuzioni conducono al rischio di un "flagello"; decine di migliaia di ragazzi criminalizzati, traumatizzati, segnati per tutta la vita dall'unica, cieca e ottusa violenza di tutto questo "affare": quella delle istituzioni, del partito di regime.

Occorre difendersi. Attaccare. Per mio conto, non ho mai avuto occasione di fumare hascish, né intenzione, né necessità di farlo. Ma, dinanzi a questi crimini che ogni giorno mi vengono sbandierati come vittorie della moralità pubblica, non sono, non siamo disposti, con i miei amici e compagni del Partito radicale, ad assistere inerti . Non abbiamo, non vogliamo avere altra arma di lotta che quelle civili, nonviolente, rispettose degli altri, che solo possono prefigurare il tipo di società che vorremmo concorrere a edificare: sono quelle le azioni dirette contro le situazioni di ingiustizia delle leggi, della disobbedienza civile, dell'obiezione di coscienza. Le useremo.

Per questo dichiaro sin da ora che intendo, in un prossimo avvenire, fumare hascish almeno in una circostanza, pubblicamente, preavvertendone come devo e voglio le forze dell'"ordine". Inoltre, se non si sarà creata nel frattempo una campagna e una lotta politica per strappare migliaia di giovani al criminale comportamento attuale dello Stato, con altri compagni e amici che mai hanno in tal modo "fumato", lo faremo in una pubblica e preannunciata azione di disubbidienza civile. Lo faremo nei luoghi più opportuni; negli alti luoghi della "moralità" pubblica, dello Stato, dinanzi a politici o magistrati perché ci abbiano a portata di mano, di manette e di coscienza.

Speriamo che non sia necessario arrivare a tanto.

Certo, fumando hascisc, andremo anche noi in galera come e fra i 17 giovani dell'altro giorno. Come a loro, scienza, coscienza, la nostra moralità, concordi, ci diranno che vi andremo senza colpa. Siamo dolenti che questo debba apparirci necessario: ma, se necessario, lo faremo. Condannati, la "giustizia" avrà detto la sua, ma chi di noi, coloro che giudicano o coloro che sono giudicati, sarà nel vero e nel giusto, è un'altra storia; nella quale siamo sicuri di essere assolti e vincenti.

 
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