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Blumir Guido - 5 giugno 1973
Con la scusa della droga
di Guido Blumir

SOMMARIO: Partendo dalla notizia del coinvolgimento di Gianni Agnelli in una vicenda giudiziaria relativa al consumo di droghe, l'autore analizza la classe sociale degli arrestati sulla base della legislazione vigente sugli stupefacenti e gli esiti processuali. L'analisi sociologica dei consumatori di droga. La sinistra e la borghesia di fronte al nuovo fenomeno della droga.

(LA PROVA RADICALE, N. 7-8-9, maggio, giugno, luglio 1973 - Stralcio dal volume "Con la scusa della droga" di G.Blumir, Guaraldi ed., prefazione di Giuseppe Branca)

"AGNELLI SI DROGA": Incartamento processuale relativo al caso dell'attore Pierre Clementi; arrestato in casa di Anna Maria Lauricella: in questo polveroso fascicolo, c'è scritto che nella casa della Lauricella fu trovata della cocaina, un piccolo quantitativo di LSD, e una pipa metallica completa di beccuccio e fornace contenente tracce di canapa indiana (hascisc). Sempre nel fascicolo è scritto che la pipa era di Giovanni Agnelli che l'aveva regalata ad Anna Maria Lauricella. (testo di un volantino di STAMPA ALTERNATIVA distribuito a decine di migliaia di copie in tutta Italia in occasione dei concerti pop).

Dichiarazioni accurate confermano l'esattezza delle informazioni giudiziali riportate da Stampa Alternativa. Ma a parte le abitudini personali del presidente della Fiat, ciò che interessa sono i significati stimolati da uno slogan come 'Agnelli si droga'.

Se si droga Agnelli, vuol dire innanzitutto che tutta la concezione della droga come evasione, abbrutimento e malattia non regge: vuol dire se non altro che usare stimolanti o euforizzanti non è incompatibile con una notevole efficienza a tutti i livelli. Ancora più essenziale, rappresentando Agnelli il simbolo del potere della classe dominante, la persecuzione e l'esecrazione rivolte contro il deviante 'drogato' in nome della "droga" da parte della borghesia "drogata", assume un carattere particolarmente beffardo. A rendere più palpabile questo sospetto, stanno le cifre ormai divulgate sugli arresti, le incarcerazioni e le condanne.

In sei anni sono state messe in prigione in Italia circa 6.000 persone per infrazioni alla legge sugli stupefacenti con un tasso di aumento costante (simile a quello degli altri paesi europei) del 50-79 %, mille nel '70, 1.500 nel '71, più di duemila nel '72. Il 95 % era imputato di semplice detenzione, cioè non di vendita e cessione a fine di commercio; il 95 % degli imputati di detenzione era stato trovato in possesso di marihuana o era accusato di aver fumato hashish; la quasi assoluta totalità di questo 95 % era composta da giovani proletari, sottoproletari, studenti politicizzati, devianti 'del tipo alternativo', underground; un 25 % circa degli arrestati riusciva a essere riconosciuto innocente perché le montature erano troppo evidenti: malgrado ciò, lo spazio di tempo fra l'arresto e l'assoluzione variava da un minimo di quattro-sei mesi, a un massimo di diciotto mesi-due anni; il rimanente 75 % veniva condannato a un minimo di due anni di carcere. In conclusione:

1) In sei anni sono stati arrestati 5.500 giovani devianti (di classe, di ideologia o di vita) con l'accusa di uso di marihuana;

2) 1.400 di questi non aveva mai visto una droga e hanno fatto, in media, un anno di carcere ciascuno;

3) Gli altri 4.100, che forse sono 'colpevoli' di aver fumato una sostanza più innocua di alcune centinaia di farmaci legali, si sono fatti (e/o si stanno facendo) due anni di carcere.

Sulla base di questi dati, chiunque, per motivi di classe, o di scelta ideologica o politica, non faccia solidamente parte della borghesia, ha diversi spunti per riflettere sul "problema della droga".

La ricerca 'Uso di droghe illegali in Italia', realizzata nel '71-'72, indicava che su un campione di centinaia di soggetti, l'appartenenza alla classe sociale era equamente ripartita: dal sottoproletariato alla grande borghesia, in ogni classe esistevano nuclei consistenti di consumatori di droghe, in prevalenza, comunque, leggere. Faceva eccezione la media e alta borghesia, dove sia nella generazione giovane e giovanissima, sia in quella di mezzo e negli anziani, era presente una consistente diffusione di droghe pesanti, in minima parte eroina e oppiacei, molto più abbondantemente cocaina. Un grammo di cocaina costa dalle venti alle quarantamila lire ed è appena sufficiente a una serata con due e tre persone.

Se Agnelli si droga sarebbe dunque il simbolo per tutta una serie di contraddizioni, piuttosto macroscopiche, ma finora poco notate (a parte gli ambienti e gli organi della cultura alternativa): certamente casi clamorosi come quello dei 'farmaci inutili' di Gaspari hanno aiutato una parte dell'opinione non istituzionale a vederci chiaro.

"Negli ultimi anni si è cominciato a manifestare anche in Italia il fenomeno della droga. Questo fenomeno possiede in sé una caratteristica eccezionale e desta preoccupazioni e riprovazione sia tra i borghesi e i benpensanti sia tra i compagni. Risulta naturale chiedersi: come è possibile che su un qualsiasi argomento possono trovarsi d'accordo due punti di vista completamente opposti? Infatti non è possibile. Quando questo accade vuol dire che c'è un vizio ideologico di fondo, cioè in parole povere che l'argomento è posto male. Il vizio ideologico, compagni, risiede nel termine di "DROGA", che viene usato indiscriminatamente per esprimere una realtà complessa e contraddittoria. Cioè se noi vogliamo trovare due posizioni di classe distinte su questo argomento, dobbiamo prima di tutto sgombrare il campo dagli equivoci e dai pregiudizi che risiedono nel termine stesso di "droga".

Prima di tutto chiariamo una cosa: il termine 'droga' non significa niente.

Se (come sostengono anche gli scienziati non marxisti) il termine droga non significa niente, come può andare avanti il discorso, oltre la constatazione di questa non-esistenza? Se è corretto sostenere che la droga (come oggetto) non esiste, ciò toglie che esista come immagine, come proiezione: e come uso (nient'affatto metaforico) di quell'immagine.

Gli esperti dei 'media' potrebbero spiegare molte cose in proposito: ma meglio di loro, per una comprensione politica del termine droga, ha fatto il Guardasigilli, ministro della Giustizia, on. Gonella, principale autore, insieme con il ministro della Sanità Gaspari, della 'Disciplina sulle sostanze stupefacenti e psicoattive', disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri del governo Andreotti il 22 dicembre 1972.

 
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