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Liberazione - 22 settembre 1973
LA DC HA GIA' EGEMONIZZATO DE MARTINO: OPPONIAMOGLI IL SOCIALISMO
Il PSI con questo governo e con questa politica torna al suo calvario. Non è più solo Liberazione a scriverlo, sono ormai anche le sue opposizioni interne a prenderne coscienza, a dirlo e a denunciarlo. La direzione del PSI che si è svolta ieri è stata infatti caratterizzata da due interventi fortemente critici di Riccardo Lombardi e di Antonio Landolfi.

SOMMARIO: Sembra irreversibile la crisi del PSI. Nella direzione del partito solo Riccardo Lombardi e Antonio Landolfi hanno svolto interventi di opposizione. Il segretario De Martino ha introdotto i lavori con una relazione "anodina e notarile" in cui in pratica si giustifica la linea "fanfanian-lamalfiana" del governo, con le sue scelte antiproletarie e antipopolari. Lombardi ha accusato la gestione demartiniana di "subire l'egemonia democristiana sul piano politico e l'egemonia lamalfiana sul piano economico e finanziario", rinunciando del tutto alle riforme. Landolfi, a sua volta, ha denunciato episodi di "stalinismo" verificatisi nel partito.

(LIBERAZIONE, 22 settembre 1973)

I dirigenti socialisti si sono trovati di fronte a una relazione di De Martino anodina e notarile, elusiva e sostanzialmente irresponsabile. Il segretario del PSI si è assunto il compito di giustificare la linea politica fanfanian-lamalfiana di questo governo a partecipazione socialista, facendosi carico delle scelte antiproletarie e antipopolari che da essa deriveranno. Ha dato un giudizio ottimistico sui primi sessanta giorni di governo, sul rallentamento dell'inflazione, sulla ripresa della lira nei mercati valutari, ma ha aggiunto che a partire da ottobre la lotta al carovita dovrà essere condotta con misure diverse, certo più difficili, del blocco dei prezzi, senza minimamente accennare di quali misure si tratterà. Ha dipinto a tinte fosche la situazione finanziaria del paese (aumento della spesa pubblica, rigidità delle entrate), svuotando di conseguenza la successiva parte della relazione dedicata alle riforme.

Sulle pensioni, sulla riforma sanitaria, sull'edilizia pubblica, sugli altri gravi problemi che il paese da anni attende di vedere risolti, il segretario socialista si è limitato ad elencare le iniziative dei ministri del suo partito (lo studio di Bertoldi sulle pensioni, le analoghe iniziative di Lauricella sulla casa, ecc.) senza fornire una sola indicazione precisa, senza delineare un solo impegno preciso di pressione e di lotta da parte del PSI. Per contro ha preannunciato l'inevitabilità dell'aumento del prezzo della benzina, giustificandolo con l'aumento dei costi internazionali del petrolio. Ha indorato la pillola accennando vagamente la necessità di un intervento dello Stato nel campo della raffinazione. Di politica non ha parlato: nessun accenno al problema dei corpi separati dello Stato, nessun giudizio su Fanfani e la sua politica, nessuna presa di posizione sulla lettera di Taviani ad Henke, nessun riferimento al problema del referendum sul divorzio.

Sia pure con tono sostanzialmente moderato, Riccardo Lombardi ha accusato la gestione demartiniana di subire l'egemonia democristiana sul piano politico e l'egemonia lamalfiana sul piano economico e finanziario. Ha constatato che il PSI è sostanzialmente assente dalla lotta politica del paese, proprio mentre si scatena l'offensiva dell'attivismo integralistico di Fanfani. Ha detto esplicitamente che il Partito si accontenta di un antifascismo formale, di un antifascismo agiografico e celebrativo, rinunciando a lottare contro il fascismo che si annida nei corpi separati dello stato. Ha denunciato il fatto che siano rimasti senza seguito e senza risposta episodi come la spedizione squadristica dei paracadutisti di Pisa e la lettera di Taviani ad Henke. Altrettanto critico è stato sulla politica economica. Accettando le tesi lamalfiane (»si chiude il rubinetto delle spese - ha detto - senza pensare ad aprire quello delle entrate ), il PSI in pratica rinuncia alle riforme ed accetta di continuare a proteggere le

rendite parassitarie. Per quanto riguarda la ripresa produttiva, con la stretta creditizia ci si avvia rapidamente verso una politica deflazionistica. Contrario all'aumento della benzina, Lombardi ha chiesto che comunque esso venga tenuto separato da misure di carattere fiscale, e sia almeno accompagnato dalla fissazione di un prezzo politico per il gasolio necessario per il riscaldamento delle famiglie. Ha infine proposto che si studino le misure finanziarie necessarie per far assumere dallo stato il debito pubblico dei comuni e degli enti locali.

Argomenti analoghi si ritrovano anche nel discorso di Antonio Landolfi il quale, per la corrente di Giacomo Mancini, ha denunciato alcuni episodi di stalinismo interno verificatisi nella gestione del partito: in particolare il deferimento ai probiviri da parte della federazione demartiniana di Bologna del compagno che aveva proposto di intitolare una scuola al nome di Jan Palach e la mancata pubblicazione sull'"Avanti!" di una interpellanza con la quale l'on. Balzamo chiedeva conto al governo della grazia concessa all'industriale Comini, noto finanziatore di gruppi fascisti, che era stato condannato per inquinamento.

Una nota positiva: il documento con cui la direzione chiede al governo di non riconoscere la giunta militare del Cile.

 
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