SOMMARIO: Il Partito radicale ha deciso d'indire una serie di referendum popolari: per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. Commentando l'iniziativa radicale, Wladimiro Dorigo, rileva che la campagna per i referendum rappresenta un atto di accusa contro l'intollerabile comportamento della classe politica italiana incapace di adeguare le leggi dello Stato alle esigenze di democrazia del Paese.
(LA PROVA RADICALE, n.10-11-12 agosto-ottobre 1973)
Sembra di udire da tutte le alte parti responsabili, identificabili, oltre che nelle istituzioni, nei partiti di maggioranza e di opposizione, nei grandi corpi separati, ecc. un borbottio ricorrente e infastidito. La situazione economica resta difficile, l'organizzazione dello stato non risponde, il quadro politico è appena convalescente, ragazzi lasciateci lavorare, non parlate al manovratore. Anche la tragedia del Cile, il golpe fascista, il massacro politico, a ben vedere, forniscono argomenti a chi vuole mettere in guardia gli scontenti e gli "oppositori per partito preso". Imbecillità, cialtroneria, o furbizia italiota?
Non ho mai appartenuto a gruppi irresponsabili affezionati al "tanto peggio tanto meglio", e non sono abituato a valutare i fatti da angolature troppo parziali. Ma trent'anni di storia di questa ultima Italia mi hanno fatto capire che, se in tutto il mondo il potere è sempre conservatore, in Italia è tanto grettamente avaro di libertà per i "sudditi" da cadere nell'idiozia. Vi è un nuovo "centro-sinistra", messo su in fretta e furia, con un trasformismo ben degno dei regimi sudamericani, per rappattumare una solidarietà di forze politiche di maggioranza e di opposizione ancora una volta dentro i sicuri steccati del congelamento politico e civile cui sono serviti tutti gli equilibri partitici di questo dopoguerra. E' quello stesso "centro-sinistra" che chiamai dieci anni orsono "operazione di consumo", anzi è un suo nipotino degenerato e consunto: il suo lamento quotidiano si riferisce al quadro economico (prezzi, investimenti, salari, pensioni, etc.) ereditato dall'ultima incarnazione del potere, quella
di "centro-sinistra" (ma anche delle precedenti di "centro-sinistra") nella quale splendidamente figuravano tre dei quattro partners dell'incarnazione attuale. Il potere "nuovo" vuole affrontare con spirito "nuovo" questa situazione, e dietro questi aggettivi è finalmente perfino capace di dare qualche spiraglio di legittimità a discorsi aggiornati quale quello sulla "qualità della vita" (ecologia, beni culturali, scuola, sanità --colera permettendo--, etc.). Ma non c'è pericolo che in tanto fiorire di bennati propositi, che trovano ahimè un limite invalicabile nella capacità di spesa, nella rigidezza del bilancio, etc. (siamo alle percentuali più basse di investimenti da venti anni a questa parte), cui ci richiama mattina e sera, non senza ragione, ma non senza contraddizione, il ministro per il tesoro, il potere faccia uscire un solo mugolio sulle riforme che non costano, sulla soluzione --possibile, facile, tanto da essere risolubile con dei semplici referendum abrogativi-- di antichi mali del paese, di
incancrenite strutture repressive su cui il potere ama reggersi.
Da oltre tre anni mancano notizie sui contatti fra lo Stato Italiano e la chiesa cattolica a proposito del concordato fra Mussolini e Pio XI del 1929, il potere non prende in considerazione la questione dell'abrogazione, chiesta ormai da più parti, inclusi moltissimi credenti, ma si guarda bene dall'esprimere il proprio pensiero perfino sui contenuti di una modificazione bilaterale, su cui certamente d'oltre Tevere si continua a contare. Dopo un decennio dal fallimento dei primi governi di "centro-sinistra" sulla grave questione del finanziamento pubblico all'assistenza e alla scuola cattolica il paese si trova alla bancarotta in questi fondamentali settori della vita nazionale, ma dalle casse statali continua imperterrito l'allegro flusso di denaro alle strutture clericali. Sono anni e anni che si studia una riforma del codice penale, ma la richiesta democratica di abrogazione e sostituzione di tutta la normativa fascista riguardante le libertà politiche e sindacali, i cosiddetti reati di opinione, la
censura, la libertà di stampa, l'aborto è sistematicamente ignorato, e ogni questione continuamente rinviata a tempi "migliori". Analoghe constatazioni si debbono fare per quanto riguarda i tribunali militari, etc..
Poiché non è possibile immaginare che nel 1973 sia possibile --con gli esempi dei golpisti cileni da una parte e delle repressioni di Breznev e soci dall'altra-- comporre una vita democratica in un paese a elevato livello di sviluppo economico sotto le forche caudine di strutture siffatte, se ne deve dedurre che o il potere è imbecille, o ritiene imbecilli i cittadini. In particolare chi governa --o meglio chi galleggia alla superficie del potere-- ritiene forse che il sistema del piccolo ricatto, o del bastone e della carota, abbia ancora possibilità di successo nel momento stesso in cui fa affiggere sui muri l'invito alle massaie a "telefonare al governo" per garantire, con il livello dei prezzi, l'intera politica ministeriale.
Si possono non condividere alcuni spunti di una battaglia politica che rischia di essere settaria invece che di rigorosa opposizione, si può preferire, come chi scrive --anche con riferimento a questo giornale-- la razionalità alla concitazione e la serietà al goliardismo, pur entro un discorso alternativo duro e chiaro. Ma non è che non veda che la campagna radicale per i referendum abrogativi di leggi e norme autoritarie, clericali, repressive e liberticide deve assumere oggi il rilievo di un "j'accuse" fondato su una situazione intollerabile che il potere coltiva, incurante del monito che "il ventre che generò il fascismo è ancora fecondo", come il diario del mondo ancora continua ogni giorno ad annotare. Lincoln diceva: è possibile ingannare un popolo per un giorno; è possibile ingannare un individuo per sempre; è impossibile ingannare un popolo per sempre.