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Archivio Partito radicale
Branca Giuseppe - 1 ottobre 1973
Referendum contro il regime (15) Interventi e adesioni: Giuseppe Branca

SOMMARIO: Il Partito radicale ha deciso d'indire una serie di referendum popolari: per l'abrogazione del Concordato, delle norme fasciste del codice penale (compreso l'aborto), dei tribunali militari e sulla libertà di stampa e di diffusione radiofonica e televisiva. Commentando l'iniziativa radicale, Giuseppe Branca, già Presidente della Corte Costituzionale, sostiene l'urgenza di muoversi intorno a questo progetto di rinnovamento che affronta contemporaneamente e contestualmente tutti i problemi di democrazia non ancora risolti.

(LA PROVA RADICALE, n.10-11-12 agosto-ottobre 1973)

Principi di libertà e diritti fondamentali, al di fuori dei quali uno Stato non può definirsi né moderno né democratico né civile --pur essendo scritti nella Costituzione--, restano inattuati, contestati, negati.

Perché la situazione --protraendosi-- non finisca di deteriorare la nostra vita civile è ormai necessario suscitare un movimento che coinvolga l'opinione pubblica democratica, la organizzi e mobiliti offrendo a partiti e movimenti, che da trent'anni cercano inutilmente di attuare migliori rapporti sociali, una forza popolare atta a rompere il blocco storico che sin qui è uscito a vanificare le conquiste della Resistenza e della Costituzione.

Il progetto politico di sottoporre a referendum popolare abrogativo le leggi incostituzionali o comunque fasciste o autoritarie costituisce questo tentativo.

Che si tratti dei codici penali, con le loro norme lesive della libertà di opinione, o di manifestazione del pensiero (compreso il diritto di cronaca e di informazione critica), di disposizione del proprio corpo, dei diritti d'associazione, politici e sindacali; o dei codici militari; o delle leggi che menomano la sovranità dello Stato e i diritti del cittadino, subordinandole a interessi e volontà clericali, o violano l'autonomia della scuola e della famiglia, o impediscono sistemi moderni ed aperti di educazione e assistenza, occorrono al più presto riforme radicali. Ogni accenno a compromessi favorirebbe --anziché prevenire o frenare-- esperienze come quella cilena.

Sul contenuto di queste riforme nel senso della libertà molta parte della opinione pubblica è concorde. Senza di esse manca al nostro ordinamento una vera sostanza democratica. Non c'è tempo da perdere. Bisogna muoversi intorno a questo vasto progetto di rinnovamento, che affronta contemporaneamente tutti i problemi invece di disperdersi in tante iniziative particolari dissociate l'una dall'altra.

 
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