Sulle intercettazioni telefoniche l'on. Balzamo, responsabile della commissione diritti civili del PSI, sostiene che le centrali d'ascolto delle polizie parallele devono essere abolite e poste sotto il controllo della magistratura. Una nota di Zagari sull'iter parlamentare delle riforme dei codici e dell'ordinamento penitenziario. Ma, sui contenuti di queste riforme, il ministro non si pronuncia.SOMMARIO: Con il voto alla Commissione Giustizia del Senato, le forze dell'"arco costituzionale" hanno approvato un disegno di legge "che lascia praticamente mano libera alle intercettazioni illegali" delle "polizie parallele". Ma la questione non è chiusa. L'on. Balzamo ha assicurato che il PSI chiederà ampi miglioramenti durante l'iter parlamentare, per mettere "fuori legge" le centrali di ascolto delle "polizie parallele". Occorre, egli ha detto, che "le intercettazioni telefoniche" vengano riportate nell'ambito della legge. Il PSI discuterà anche le questioni più generali della giustizia e dell'ordinamento carcerario. L'articolo analizza quindi lo stato di avanzamento di alcuni provvedimenti, dallo "stralcio Reale per la riforma del codice penale" al disegno di legge di delega per la riforma del codice di procedura penale, a quello sull'ordinamento penitenziario. Per tutti, a parte il problema dei tempi "che si presentano lunghissimi", c'è il problema dei contenuti, sui quali però il ministro di Grazia e
Giustizia, Zagari, non si pronuncia. Secondo l'on. Magnani Noja, essi hanno un "contenuto normativo che è già arretrato".
(LIBERAZIONE, 3 ottobre 1973)
La questione delle intercettazioni telefoniche non si è chiusa con il voto della commissione giustizia del senato, dove si è registrato un accordo fra i partiti dell'»arco costituzionale su un disegno di legge che lascia praticamente mano libera alle intercettazioni illegali delle tante »polizie parallele che operano nel nostro paese.
L'on. Vincenzo Balzamo, manciniano, membro della direzione del PSI, che fu il primo deputato a presentare, insieme al sen. Zuccalà, un progetto di riforma della legislazione sulle intercettazioni telefoniche, ha detto che la sezione diritti civili del Partito, di cui è responsabile, chiederà ai gruppi di ottenere miglioramenti e modifiche durante il corso dell'iter parlamentare, per »mettere definitivamente fuori legge le centrali d'ascolto delle polizie parallele, pubbliche e private e impedire a questo potere occulto di controllare la vita privata dei cittadini. Questo aspetto del problema mi sembra sia stato trascurato. Se le intercettazioni telefoniche non vengono poste sotto la diretta responsabilità della magistratura, se l'unica centrale d'ascolto legale, rigorosamente limitata allo svolgimento di indagini giudiziarie, non viene localizzata presso il palazzo di giustizia in modo da assicurare l'osservanza delle garanzie di legge, le innovazioni legislative sono praticamente inutili. La dottrina legisl
ativa e le strutture di controllo rimarrebbero le stesse, con qualche marginale modifica che riguarda le pene per reati che sarà praticamente impossibile prevenire e accertare. Il magistrato sarebbe di volta in volta costretto a delegare alla guardia di finanza, alla polizia o ai carabinieri le intercettazioni che si svolgerebbero fuori del suo controllo e di fatto fuori dell'ambito della sua responsabilità. E se le centrali d'ascolto rimangono nelle mani delle diverse polizie, nessuno potrà impedire e assicurare che esse non siano usate, come è avvenuto, a fini non giudiziari, ma illegali e di potere .
Anche sui problemi della giustizia e dell'ordinamento carcerario il problema sarà discusso all'interno del PSI. Un dibattito in direzione, già sollecitato dalla corrente dell'on. Mancini, è stato ora richiesto dallo stesso ministro di grazia e giustizia Zagari. Alle critiche che gli avevamo mosso sabato scorso ("Liberazione", facendo il punto dell'inter parlamentare dei diversi provvedimenti, aveva scritto che il ministro socialista si limitava ad »auspicare , (come avevano sempre fatto i suoi predecessori democristiani), Zagari ha indirettamente risposto con una nota distribuita alla stampa, in cui informa di essere intervenuto presso le presidenze delle commissioni giustizia della camera e del senato. La situazione, per i diversi provvedimenti, è in pratica la seguente: lo stralcio Reale per la riforma del codice penale è giunto oggi all'esame della commissione affari costituzionali per il parere di costituzionalità. Il socialista Musotto ha pubblicato la relazione della commissione giustizia, che dovrà or
a discutere il provvedimento nel merito. Per il disegno di legge che delega il governo a riformare il codice di procedura penale la commissione dedicherà ogni settimana due sedute. Lo stesso farà la commissione giustizia del senato per l'ordinamento penitenziario. A parte il problema dei tempi che si presentano lunghissimi (i primi due provvedimenti furono presentati nella scorsa legislatura, il terzo all'inizio dell'attuale, e sono ancora alla primissima fase dell'iter parlamentare) c'è il problema dei contenuti. Su questo Zagari non si pronuncia. Ma, a parte la riforma del codice di procedura penale, che nelle sue grandi linee può essere ritenuta positiva (sostituisce il sistema accusatorio di tradizione anglosassone a quello inquisitorio proprio della tradizione latina), sia lo stralcio Reale, presentato dal governo Colombo, sia il disegno di legge Gonella per l'ordinamento penitenziario, presentato dal governo Andreotti, sono delle pseudo-riforme. Il primo, limitato ai reati d'opinione, mantiene sostanzi
almente in vita l'attuale struttura repressiva contro la libertà di espressione, il secondo assicura la continuità di un ordinamento carcerario borbonico e si limita a parziali miglioramenti delle condizioni di vita dei detenuti. »Si tratta di riforme - ha dichiarato a Liberazione l'on. Maria Magnani Noja, della sinistra socialista - che sono destinate a marcare il nostro ordinamento giuridico almeno per un ventennio. Non possiamo vararle con un contenuto normativo che già oggi è arretrato. In particolare per il progetto Gonella non possiamo limitarci a modificarlo, dobbiamo rifarlo per adeguare il nostro sistema penale ai principi della costituzione .