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Liberazione - 13 ottobre 1973
Per i referendum abrogativi ultime settimane

SOMMARIO: Analisi della situazione politico-organizzativa del progetto referendario deliberato al Congresso straordinario del P.R. tenutosi nel luglio. Ci sono da una parte i riscontri positivi costituiti dall'interesse dell'opinione pubblica e dalle adesioni di gruppi e forze politiche, sopratutto di "nuova sinistra"; ma dall'altra c'è l'"accumulo di un ritardo le cui conseguenze potrebbero rivelarsi gravi" (in particolare il ritardo nell'insediamento del "Comitato nazionale per una repubblica autenticamente costituzionale") nonché la scarsa partecipazione dei movimenti aderenti alla realizzazione politica e organizzativa del progetto.

(LIBERAZIONE, 13 ottobre 1973)

Al congresso straordinario del partito radicale in luglio si discusse a lungo sulla proponibilità e sulla concretezza di una offensiva generale contro il regime, che invertisse il corso della politica italiana, con le sue convergenze da ogni parte sulla DC e sull'unità della DC difesa come un bene prezioso per il paese.

Due fatti contribuirono alla decisione di ingaggiare questo autunno la lotta per provocare la serie di referendum abrogativi che i lettori di »Liberazione , ormai, conoscono perfettamente.

Da una parte l'esito più che positivo di un sondaggio fatto nei giorni precedenti in quella che usiamo chiamare la »fascia liberale dell'opinione pubblica: nelle redazioni romane dei giornali di informazione, al palazzo di giustizia, la maggioranza dei democratici interpellati, con un arco di opinioni che vanno da quella liberale a quella dell'elettore del PCI, rispose positivamente ed aderì al gruppo promotore del »Comitato nazionale per una repubblica autenticamente costituzionale . Dall'altra (e questo sul congresso fu probabilmente determinante) le unanimi e insperate dichiarazioni di Lotta Continua, il Manifesto, il PDUP, il PC (ml)I, Avanguardia Operaia, Magistratura Democratica, e altri gruppi, con cui si aderiva all'iniziativa e si assicurava che sarebbe stata gestita come un effettivo impegno di lotta delle rispettive organizzazioni.

Per questo, dunque, il congresso radicale impegnò il partito ed ogni organizzazione federata a portare avanti l'iniziativa e definitivamente assumersi il compito di assicurare la convocazione dei referendum preventivati.

Anche per questo »Liberazione è uscita. Ma, ad oggi, si sta accumulando un ritardo le cui conseguenze potrebbero rivelarsi gravi. Abbiamo certo registrato come elemento di crescita e garanzia di forza le adesioni e gli appelli di Branca, Fenoaltea, Foa, Dorigo, Querenghi, Benevento, Landolfi, e degli altri compagni e amici che sono intervenuti nel dibattito da noi aperto su questo tema. Ancora oggi, l'adesione del deputato valdostano Chanoux - che ci è appena stata comunicata - mostra che il valore dell'iniziativa appare chiara a tutte le minoranze, da quelle religiose a quelle etniche, di generazione e più direttamente politiche.

Il ritardo dell'insediamento del »Comitato nazionale per la repubblica autenticamente costituzionale è indubbiamente legato alle difficoltà del partito radicale di continuare ad assicurare il proprio contributo alle tante battaglie per i diritti civili che combatte, dovendo far fronte ogni giorno di più a compiti e responsabilità maggiori e più difficili. Ma sul fronte dei movimenti extraparlamentari sembra non esservi che il Cile, o il Medio Oriente; o che la logica stessa dei loro precedenti o diversi programmi di lotta, abbia cancellato anche il ricordo di quell'impegno. Da almeno un mese, per esempio, quotidianamente e a più riprese ogni giorno, abbiamo chiesto che un compagno de »Il Manifesto intervenga con un suo articolo su »Liberazione su questo tema, visto che mai esso è stato toccato o svolto sul quotidiano comunista di via Tomacelli. Non siamo ancora riusciti ad ottenerlo.

Fra poco più di due settimane l'1, il 2 ed il 3 novembre si terrà a Verona il XIII Congresso Nazionale del PR. Sarà una nuova occasione per mobilitare e organizzare energie maggiori, e sarà sicuramente colta.

Ma è necessario che da ogni parte, politica, sindacale, di settore o di categoria, dai gruppi e movimenti regionali e locali, ci si renda conto che ormai siamo alle ultimissime battute. Entro metà novembre ci si dovrà recare alla Corte di Cassazione per depositare le richieste di convocazione dei referendum. Prima, è chiaro, v'è ancora molto lavoro da fare.

 
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