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De Marchi Luigi - 17 ottobre 1973
DE MARCHI: REPRESSIONE SESSUALE E OPPRESSIONE SOCIALE
Luigi De Marchi

SOMMARIO: Ricorda il convegno svoltosi otto anni prima, promosso dal partito radicale, sul tema "Repressione sessuale e oppressione sociale", ed avverte che forse oggi occorrerebbe dar vita a un altro "incontro", che "analizzi" i nuovi condizionamenti sviluppatisi dopo il "dilagare" delle mode "marcusiane" e delle ipotesi di rivoluzione economicistica. Negli ultimi anni è scoppiata nel mondo la "bomba demografica", conseguenza della mancata "riduzione della natalità", che viene ovunque contrastata dalla corrente morale sessuofobica e repressiva, la quale impedisce che si parli persino di contracettivi. La sovrappopolazione, purtroppo, produrrà conseguenze gravi anche nel settore economico, connessa come è ai miti e alla ossessione produttivistica, consumistica e accumulativa. La personalità tende sempre più ormai a vivere ogni rapporto interpersonale o come sopraffazione o come cieca sottomissione, favorendo così ogni forma di autoritarismo.

(LIBERAZIONE, 17 ottobre 1973)

Otto anni fa il Partito Radicale, con iniziativa anticipatrice, organizzò al Teatro Parioli di Roma un convegno che aveva per tema il titolo d'un mio libro allora pubblicato da poco: "Repressione sessuale e oppressione sociale".

Fu un grande successo: una sala gremita di pubblico attento e appassionato che per due giorni discusse i profondi e determinanti rapporti che intercorrono tra ogni forma d'autoritarismo e la repressione della sessualità naturale e del suo libero sviluppo.

Purtroppo negli anni successivi l'orientamento critico di quel Convegno, essenzialmente reichiano, è stato sommerso dal dilagare delle mode marcusiane che ricondussero il movimento giovanile nell'alveo ospitale e inconcludente dell'economicismo.

Le amare esperienze di questi anni non sono state forse inutili, però, se possono aver persuaso qualcuno dell'inutilità di continuare a cercare solo sul piano delle riforme o rivoluzioni economiche un rinnovamento dell'uomo e della società che esige l'eliminazione dei condizionamenti psicologici repressivi.

Penso quindi che siano maturi i tempi per un altro incontro che analizzi seriamente questi condizionamenti e le loro ripercussioni sociali multiformi e cerchi mezzi e modi nuovi per contrastarli.

Le più ovvie tra queste ripercussioni sono quelle demografiche.

Il pericolo della "bomba P", cioè dell'esplosione demografica, è ormai da tutti riconosciuto e denunciato e, per quanto tardivi e inadeguati, gli sforzi per contenere la sovrappopolazione vanno moltiplicandosi in tutto il mondo (salvo in questa nostra patria "maestra delle genti", come modestamente la definivano e la definiscono i tromboni del nazionalismo nostrano). La popolazione del mondo aumenta oggi in un anno quanto aumentò in mille anni dai tempi di Cristo a quelli di Dante e il flagello della fame, nonostante i prodigi della "rivoluzione verde", va mietendo milioni di vittime ogni anno.

La spiegazione corrente del disastro demografico che ci sta stravolgendo è che la "scienza medica" ha falciato la mortalità, cosicché l'incremento demografico ha subito un'impennata paurosa e la produzione alimentare non è più riuscita a tenergli dietro. Ma si tratta di una "spiegazione" molto superficiale. Essa non dice perché la "scienza medica" ha falciato solo la mortalità e non solo non ha promosso, ma ha a lungo contrastato (e tuttora contrasta in molti paesi) quella parallela riduzione della natalità, che avrebbe evitato l'odierna esplosione delle popolazioni.

Ebbene, il perché è appunto di carattere psico-sessuologico: la "scienza medica" era ed è spesso, ancor oggi, così poco... scientifica, da lasciarsi intimidire e condizionare dalla morale sessuale repressiva fino al punto di evitare accuratamente il problema del controllo delle nascite. E' questa morale sessuofobica che ha indotto per secoli governi, accademie, chiese e partiti (anche quelli sedicenti di sinistra) a combattere o ad ignorare i metodi contracettivi ed a caricare così la bomba demografica che sta scoppiandoci sul cranio. Non sono, queste, illazioni audaci: ancora pochi anni fa durante il processo alla corte Costituzionale con cui finalmente riuscii ad ottenere la abrogazione dei divieti clerico-fascisti all'informazione e propaganda anticoncezionale, fui accusato dall'Avvocato Generale dello Stato, a nome dell'on. Emilio Colombo, allora Capo del Governo, di promuovere il malcostume e l'immoralità pubblica con la mia battaglia a favore della contracezione!

Qualche problema economico si ricollega alla morale e al comportamento sessuale attraverso la pressione demografica. E' chiaro, per esempio, che la sovrappopolazione è uno dei fattori determinanti della disoccupazione di massa, dell'emigrazione forzosa, e delle indefinite sofferenze connesse a questi due fenomeni. Così com'è chiaro che la sovrappopolazione rallenta o blocca, nel nostro paese, l'emancipazione femminile escludendo la donna dal mondo del lavoro e, quindi, dall'indipendenza economica e dai contatti con la realtà esterna alla famiglia.

Le connessioni di altri fatti economici e politici con la sessualità, invece, esigono un'analisi di natura psicoanalitica.

L'ossessione produttivistica, consumistica e accumulativa che caratterizza le moderne società industriali, per esempio, è chiaramente connessa alle fissazioni orali e anali prodotte nel bambino (e rievocate nell'adulto) dal soffocamento dello sviluppo e della vita sessuale naturale. Parafrasando una famosa sentenza di Bertrand Russell ("L'amore ha, nel mondo moderno, un nemico ben più pericoloso della religione: la mistica del lavoro e della produttività"), si può davvero dire che la produttività e il consumismo delirante del nostro tempo hanno un alleato formidabile nella repressione dell'amore.

In campo politico, il meccanismo psico-sessuale in azione non è tanto quello della regressione alle fasi orali e anali dello sviluppo quanto quello del pervertimento sadomasochista della sessualità naturale: ma la causa del processo morboso resta sempre la repressione di tale sessualità da parte dell'educazione e della "morale" costituita (sia essa spacciata per cristiana, per patriottica o per rivoluzionaria).

Una volta pervertita in senso sadomasochista la personalità umana tende infatti a "vivere" ogni rapporto interpersonale (e non solo quello sessuale) o come sopraffazione o come cieca sottomissione: insomma, a tradurre il sadismo sessuale in autoritarismo e il masochismo in gregarismo.

Su questa degenerazione autoritario-gregaristica della personalità delle masse e dei capi provocata dalla repressione della sessualità naturale si fondano tutti i sistemi totalitari passati e presenti (di stampo clericale, fascista o pseudocomunista che siano). E difatti, non a caso, tutti questi sistemi, al di là dei loro furibondi antagonismi in ogni altro campo, trovano una singolare, unica convergenza nel puritanesimo o quanto meno nella repressività sessuale.

 
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