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Pannella Marco - 23 novembre 1973
Ma che aspettano i compagni »rivoluzionari ?
Marco Pannella

SOMMARIO: Sottolinea che il "progetto politico" dei "referendum popolari contro il regime è ormai lotta ingaggiata e irrevocabile". Il partito radicale, da solo, ha incardinato questa occasione di lotta. Purtroppo, i "rivoluzionari" e i "riformatori" che pure hanno aderito non hanno ancora fatto nulla che possa dare all'adesione un "significato militante e politico". La sinistra è brava a dare giudizi, non a creare strutture e strumenti di lotta. Anche la stampa di nuova sinistra ignora o minimizza l'iniziativa. Occorre però ricordare che una "possibile e conclusiva sconfitta"è sempre da temere. La "violenza delle istituzioni" è pronta a colpire, mentre la sinistra si ritrova unita solo "nelle rabbie" o "nei funerali".

(LIBERAZIONE, 23 novembre 1973)

Il »progetto politico dei referendum popolari contro il regime è ormai lotta ingaggiata e irrevocabile. Il Partito Radicale gli ha dedicato, in assoluta solitudine, due anni interi della propria esistenza; su di esso, è mutato e cresciuto. A molti, troppi, che scambiano azione con agitazione, deve esser parso »distratto dai concreti motivi di scontro in atto nel paese e nel mondo.

Quattro congressi nazionali nell'arco di ventiquattro mesi testimoniano della serietà, del rigore, della concretezza della ricerca, dell'analisi, del lavoro svolti.

Penso che tutti i compagni che si proclamino »rivoluzionari o »riformatori , dovrebbero riflettere ora urgentemente sul metodo e sul contenuti di una formazione politica che, molto a lungo, essi hanno ritenuto inesistente e irrilevante o comunque estranea alla loro natura prima ancora che alle loro battaglie. Fra loro ancora oggi, chi ha »aderito alla proposta radicale non ha fatto assolutamente nulla per dare a questa adesione il significato militante e politico che sembrava annunciare nelle proclamazioni: penso in particolare ai compagni di »Lotta Continua , a quelli del »Manifesto , del PDUP, di Avanguardia Operaia, del PC(ml)I; ai compagni sindacalisti, ai gruppi di credenti, alle minoranze socialiste, comuniste, liberali, repubblicane. Una volta di più, alla nostra »sinistra , si è stati bravi nell'»inquadrare , nel »precisare , nell'»analizzare e nello spiegarci l'importanza e le condizioni di accettabilità di fertilità rivoluzionaria della iniziativa radicale, e assenti nel concreto; e, a destra, n

el confondere testimonianza morale e impegno civile.

Siamo arrivati all'incredibile con l'invio a »Liberazione di un documento ufficiale della Segreteria Politica de »Il Manifesto di adesione piena all'iniziativa, senza che il quotidiano di quei compagni dedicasse all'argomento o alla notizia lo spazio che si concede abitualmente per un qualsiasi incontro alla Sgurgola Marsicana nel quadro dell'aggregazione fra Manifesto e Pdup. E che dire dei compagni di »Lotta Continua , con i quali almeno a livello quotidiano, personale, di rapporti fra compagni, i contatti sono frequenti e positivi, e riescono a sostenere le lotte di tutti in tutto il mondo, e poi non dedicano un rigo di attenzione o di informazione a questo progetto comune?

Se queste osservazioni fossero fatte per recriminare o per polemizzare penso che non varrebbero il tempo dello scriverle, non solo lo spazio sul giornale. Ma si tratta d'altro. Il 4 dicembre si comincia ad andare in Corte di Cassazione e per Natale (al massimo e per quel che ne so) tutti e otto i referendum saranno stati richiesti. A febbraio la Corte di Cassazione dovrebbe consegnarci i moduli per le raccolte delle firme. Fra marzo e giugno, poi, dovranno essere raccolte otto volte cinquecentomila sottoscrizioni legalizzate delle richieste di convocazione dei referendum.

Da solo, il Partito Radicale ha dunque avuto la capacità di mettere in moto il meccanismo politico e giuridico per la lotta comune. Nei prossimi giorni, probabilmente, l'iniziativa del Partito Radicale e di »Liberazione consentirà uno sforzo di informazione e di una prima sensibilizzazione di massa.

Saranno i lettori della stampa borghese i primi, e per ora gli unici, a essere messi in condizione di far propria questa grande battaglia unitaria, alternativa, di rinnovamento, democratica di classe: i compagni che leggono la stampa alternativa o comunque di opposizione saranno »serviti dopo (e speriamo, almeno, non peggio).

Il partito radicale, a mio avviso, ha commesso e sta commettendo un grave errore a non porre pubblicamente dinanzi alle loro responsabilità, con fraterna franchezza e senza complessi, gli altri movimenti extraparlamentari, le correnti minoritarie dei partiti di sinistra democratica, forze e gruppi non di regime che hanno in linea di principio dichiarato di aderire al progetto e di voler partecipare alla sua attuazione.

E' forse bene ricordare ai compagni del Partito Radicale (ed a noi stessi del collettivo di »Liberazione ) che adesso, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese porta con sé l'ora di una possibile e conclusiva sconfitta. Fra poco la violenza delle istituzioni non potrà non mettersi in moto per soffocare e schiacciare chi conduce questa battaglia; lo farà con tanta maggior facilità quanto più circoscritta sarà la direzione politica e la conduzione militante della lotta. Nessuno di noi, penso, pone oggi anche solamente in dubbio la forza e la sincerità con le quali i compagni de »Il Manifesto e di »Lotta Continua e magari anche i socialisti e esponenti di primo piano del PCI interverranno o interverrebbero quando quella violenza, in quale che sia delle sue forme, ci colpisse e politicamente ci abbattesse. Ma devo dire che personalmente continuo a ritenere piuttosto ributtante questa tendenza oggettiva della sinistra a ritrovarsi unita solo nelle rabbie, nelle proteste, nelle indignazioni, nelle richieste di li

berazione, nei funerali: basterebbe, forse, essere meno settari e più responsabili sul fronte delle concrete lotte democratiche di classe per risparmiarci molte di quelle occasioni di inutili o solo patetiche forme di unità, e tentare, almeno, d'avere qualche occasione comune di vittoria, anche se non di »rivoluzione , di »presa del potere , o di esaltanti scontri finalmente armati contro lo Stato, barbaro, classista, imperialista, fascista - e puntualmente assassino piuttosto che assassinato.

Un altro discorso andrebbe fatto ai non pochi compagni sindacalisti, socialisti e comunisti, che credono alla validità dell'iniziativa ma poi non trovano né tempo né senso di responsabilità sufficiente per esser conseguenti con queste loro convinzioni. Che si tratti di opportunismo o di altre ragioni di incapacità poco importa. Ma, anch'essi, a furia di stare alla finestra a sincerarsi che non saremo massacrati, che non corriamo troppi rischi nella nostra »follia per cui può valer la pena di unirsi a noi, rischiano sempre più, a mio avviso, di stare in una posizione ancora più pericolosa della nostra: non si »pinellano degli individui solo dalla questura di Milano, ma intere correnti politiche dal sempre più solido edificio del regime.

 
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