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Liberazione - 14 dicembre 1973
Aborto. La via francese è un esempio di confronto democratico

SOMMARIO: In Francia, le maggiori organizzazioni politiche di sinistra e democratiche sono per la legalizazione dell'aborto, mentre le destre, la Chiesa, sono timorosi o spaccati. I sondaggi danno l'81 % di favorevoli alla abolizione della legge preesistente. Così, il governo francese ha presentato un disegno di legge analogo a quello Fortuna, e il parlamento francese discuterà su questo insieme ad altri progetti alternativi. La battaglia è cominciata con la autodenuncia di 380 donne ed una campagna giornalistica. La stampa italiana, prudente sulle iniziative radicali in Italia, ne ha parlato diffusamente. La destra, infine, si sta muovendo con una campagna massiccia anche se di toni volgari; comunque la stampa francese ha dato una informazione attenta e diffusa, al contrario che in Italia dove al confronto con la Francia "il più progressista dei parlamentari della sinistra" dovrebbe "semplicemente vergognarsi".

(LIBERAZIONE, 14 dicembre 1973)

L'opposizione è unanime. Partito Comunista, Partito Socialista, Movimento dei Radicali di Sinistra (i partiti, cioè, del »programma comune di governo della sinistra) sono per la pura e semplice liberazione dell'aborto, per l'abrogazione delle norme vigenti e la conseguente parificazione dell'operazione d'aborto ad ogni altra prevista e rimborsata dalla Sicurezza Sociale. La Confederation General du Travail, a grande maggioranza comunista; la CFDT, d'ispirazione cristiana e radicalmente socialista; F.O., socialdemocratico, sono sulle stesse posizioni. Anche i resti del Partito Radicale, di J. Servan Schreiber.

I movimenti femministi, in particolare il MLD e »Choisir , hanno iscritto nei loro programmi la stessa rivendicazione. Sul fronte opposto, a livello organizzato, non vi sono che le varie organizzazioni »ad hoc , (Laissez-les vivre, Cchoisir la vie, ecc.); l'Ordine nazionale dei medici, organizzazione corporativa del tipo italiano, non a caso nato durante il regime di Pétain, e la Chiesa francese, in verità ben prudente e tollerante, nelle sue dichiarazioni ufficiali.

La maggioranza governativa e lo stesso partito gollista, l'UDR, sono spaccati. Da quando i sondaggi hanno rivelato che l'81 per cento dei francesi vogliono abolire la vecchia legge, che il 66% degli stessi medici sono favorevoli ad una progressiva liberalizzazione, Pompidou e Messmer sembrano spaventati di lasciare all'opposizione di sinistra la rivendicazione di questa riforma. Hanno quindi fatto propria la posizione del leader dei »repubblicani indipendenti la componente »liberale della maggioranza di Giscard D'Estaing e del suo vice Poniatowski, ministro della sanità. Il governo ha così presentato una legge che è all'incirca simile a quella di Fortuna in Italia: l'aborto è permesso se la gravidanza mette in pericolo la salute »fisica, mentale o psichica, nell'immediato o per complicazioni lontane ; se esiste un »rischio elevato di malformazione congenita o di malformazione fetale ; se c'è stato incesto o stupro. In questi casi la donna è temuta a fornire due pareri conformi di due medici, dopo di che p

otrà sottoporsi alla operazione, con rimborso della Sicurezza sociale.

Un contro-progetto è stato opposto da un parlamentare UDR, medico e cattolico, Peyret, che propone una serie di misure preventive di carattere "sociale e educativo": attribuzione di un salario alla madre, riforma dell'adozione, sviluppo della contraccezione e dell'educazione sessuale; per l'aborto prevede tre casi: assolutamente libero (ma non mutualizzato) prima della decima settimana di gravidanza; autorizzato e rimborsato fino alla ventiquattresima settimana se "la vita o la salute della madre sono in pericolo" e in caso di embriopatia incurabile; dopo questo periodo l'aborto è autorizzato solo se la vita della madre è in pericolo.

La commissione parlamentare "per gli affari sociali, culturali e familiari", della quale Peyret è relatore, ha ora preso due decisioni: la prima, di sospendere l'applicazione delle pene e dei processi conseguenti alla legislazione vigente; l'altra, di respingere per il momento il progetto governativo (31 voti contro 30) per accogliere le proposte »preventive suggerite da Peyret. Ma il ministro Poniatowski ha dichiarato di »rallegrarsi per la decisione: quel che lo interessa è che, oggi o domani, si accettino le proposte di liberazione, non gli importa troppo se le sue o quelle (successive) del deputato gollista.

Dinnanzi a quest'arco di proposte »liberalizzatrici solo il 12 dicembre 45 deputati della maggioranza hanno presentato un progetto alternativo: difendere lo »status equo (come, per convinzione o per omissione dolosa d'intervento, fa il Parlamento italiano per la convergente volontà della DC e del PCI e l'ignavia di tutti gli altri gruppi e parlamentari »laici ) è apparso infatti impossibile. Ma al di là della affermazione che »compete allo Stato mettere in opera i mezzi necessari per sviluppare la salvaguardia della vita e risolvere i problemi finanziari che può porre la sopravvivenza del neonato e prevedere una casistica di sussidi e salari minimi in rapporto alla nascita di gli a partire dal terzo, non hanno saputo o potuto andare.

Il dibattito parlamentare, iniziato ieri e che si concluderà oggi, si svolge comunque sulla base del progetto governativo: Peyret e le sinistre s'inseriranno con proposte d'emendamenti.

Se questa è la situazione a livello legislativo e delle forze politiche e parlamentari, come vi si è giunti?

La battaglia è iniziata due anni or sono, con l'autodenuncia di trecentotrenta donne ed una campagna del settimanale di nuova sinistra »Le nouvel observateur , tallonato dall'»Express . Sono seguite poi dichiarazioni collettive di medici e il processo di Bobigny, avvenimenti sui quali ha stampa italiana (prudentissima sulle autodenunce del MLD e del Partito Radicale, e silenziosa sui 263 processi avviati a Trento) ha diffuso in genere notizie abbondanti. Collegati al MLF, a »Choisir o a »Association pour le planning familiale sono poi cominciati a sorgere centri nei quali si è praticato, ufficialmente, con sfide collettive alla legge, ma con la solidarietà e la corresponsabilità delle forze politiche e delle municipalità di sinistra, l'aborto gratuito per le donne che lo richiedevano. Tranne eccezioni, lo Stato non ha accettato la sfida: i sondaggi dell'opinione pubblica non glielo consigliavano. Le clamorose assunzioni di corresponsabilità dei più prestigiosi scienziati e medici francesi (pari alla pavidi

tà di quelli italiani) hanno certamente contribuito al successo di questa lotta.

La risposta dei sostenitori dello »status quo s'è organizzata più lentamente. Se immediatamente si sono avuti manifesti e manifestazioni »anti-abortistiche (ma dove erano, in Francia come in Italia, finora, questi integerrimi »difensori della vita finché non si proponessero le soluzioni degli »abortisti al »flagello sociale dell'aborto clandestino di massa?), una organizzazione di massa ed una campagna massiccia, articolata, efficace s'è avuta solo negli ultimi mesi. Disponendo di mezzi finanziari e organizzativi sulla cui origine nessuno riesce a dare informazioni, si è fatta un'azione capillare in tutto il paese, soprattutto sui notabili locali, consiglieri comunali, dipartimentali, regionali e sulle categorie sanitarie. Alla televisione, il 12 dicembre, il deputato Peyret ha denunciato l'esistenza di »veri, potenti lobbies che si sono costituiti e esercitano una vera azione di terrorismo ideologico contro i parlamentari sospetti di essere favorevoli ad una qualsiasi liberazione dell'aborto. Ma è dif

ficile contestare la piena liceità democratica di questa azione anche se la qualità e il tono della propaganda è stato indubbiamente basso, demagogico, volgare, a livello delle argomentazioni peggiori dell'»Osservatore Romano e della »Civiltà cattolica .

Dodicimila sindaci, consiglieri comunali, notabili hanno sottoscritto una petizione »antiabortista rivolta al Parlamento. Dodicimila medici e sette mila infermiere hanno fatto altrettanto.

In questi ultimi giorni, in ogni città di Francia vi sono manifesti degli uni e degli altri; ovunque si proiettano film vietati che raramente la polizia ha il coraggio di sequestrare dinanzi alle masse che accorrono a vederli, si rendono pubblici i numeri di aborti praticati da centri di medici democratici, si raccolgono firme »in difesa della vita , »contro la legalizzazione dell'assassinio . Polemiche e accuse anche feroci si sono scatenate. Ma non coprono o annullano l'eccezionale importanza del tema e dei valori in confronto. La stampa ha avuto una funzione di informazione e di formazione pregevole. »Le Monde , per due anni, ha quotidianamente pubblicato notizie e comunicati sull'argomento e gli dedica pagine intere da settimane.

L'attesa, l'attenzione verso il Parlamento sono massimi, in un paese sospettato più del nostro, per anni, di spoliticizzazione, di autoritarismo. Il più progressista dei parlamentari della sinistra italiana, ci sembra, dovrebbe semplicemente vergognarsi; e anche il meno onesto interrogarsi sulla suicida protervia della linea politica che nel 1973 ogni settore parlamentare ha avuto in proposito.

 
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