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Pannella Marco - 21 marzo 1974
"Il Popolo" dei ricatti
di Marco Pannella

SOMMARIO: Nella pagina che "IL MONDO" offre settimanalmente alla Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio (LID), Marco Pannella polemizza contro il giornale democristiano "IL POPOLO" che tenta d'intimidire e ricattare l'editore de "IL MONDO" per ridurre al silenzio la LID.

(IL MONDO, 21 marzo 1974)

("Il mondo apre una pagina, durante tutta la campagna del referendum, alla Lega Italiana per il Divorzio, intendendo così evitare per quanto possibile che si impedisca alla LID di continuare la sua battaglia. Siamo lieti di farlo, anche se le opinioni e i giudizi della LID non sempre coincidono con quelli del "Il Mondo".)

Dopo la campagna di ingiurie e di intimidazioni, si passa ora ai ricatti. L'organo della DC e di Amintore Fanfani non tollera che la LID, il Partito radicale, le minoranze di credenti possano esporre le loro tesi, partecipare alla lotta per la difesa del divorzio, del laicismo e della libertà, su un giornale come "Il Mondo". Già contro "Il Messaggero" una delle accuse più roventi e una delle richieste più pressanti furono relative alla onesta informazione che anche nei nostri confronti il quotidiano democratico romano andava fornendo e fornisce da qualche anno.

Siamo esclusi, pochi o tanti quanti siamo, ad personam e come organizzazioni, da qualsiasi possibilità di accesso alla Rai-Tv, da oltre dieci anni. Dopo la sospensione di "Liberazione", cui si è vietato perfino l'accesso alla informazione parlamentare, non un solo giornale esprime le posizioni, fa eco diretta e responsabile alle numerose battaglie per essenziali diritti civili, dal divorzio all'obiezione di coscienza, alle libertà soffocate dal Concordato, all'abolizione dei codici militari, alla lotta contro l'aborto di classe, clandestino e di massa, che il Partito Radicale, la Lega degli Obiettori, il Movimento di Liberazione della Donna, la Lega per il Divorzio, associazioni come l'Aied e l'Alri, conducono nel paese. Il regime è riuscito, insomma, ad impedire direttamente i propri obiettivi, le proprie idee, attraverso l'informazione scritta o parlata. Con noi, sono ridotti al silenzio ufficiale le minoranze liberali, repubblicane, socialiste, religiose, sindacali che condividono il progetto politico deg

li otto referendum popolari abrogativi delle leggi fasciste, autoritarie, democristiane che contraddicono i diritti costituzionali e la legalità repubblicana.

Certo, voci libere possono ancora esprimersi. Ma nella misura in cui, nella loro libertà e coscienza, esprimono posizioni che considerate, a torto o a ragione, dalle forze del regime, dalla DC e da Amintore Fanfani, concretamente e pericolosamente alternative; e nella misura in cui non possono venire ricondotte ad una matrice o ad una organizzazione "radicale".

Ma una falla si è aperta. "Il Mondo" ci ha offerto la opportunità di esprimerci, attraverso una sua pagina, per circa quindici settimane e per vanificare, almeno in parte, una operazione di regime palesemente illiberale e antidemocratica. Meno di venti pagine, dunque, nell'arco di oltre tre mesi: è tutto quello di cui disponiamo per esprimerci attraverso la stampa, scritta o parlata, per una battaglia di immenso rilievo civile. Ma è già troppo, per il segretario del partito e per il suo "Popolo" d'Italia.

Le quattro pagine di "Il Mondo" che abbiamo finora scritte sono bastate per scatenare una violenta campagna. Di quale finalità fosse, ne ho fornito qui un esempio la settimana scorsa. Ad argomenti, informazioni, fatti e domande, si è risposto finora solo con ingiurie e intimidazioni, evitando qualsiasi smentita o anche rettifica.

Poiché non hanno sortito l'effetto desiderato, "Il Popolo", con una serie di anonimi servizi e interventi, passa ora dalla polemica politica, di stampo clericale e fascista, ma pur sempre politica, alla più comune violenza del ricatto. Attacca minacciosamente "Il Mondo" e gli "Eredi Rizzoli". Senza veli e prudenze. Pensa di poter, ora, estorcere ad editori, direttore e redattori quel silenzio che noi non abbiamo accettato, al quale non rassegneremo mai. E' un'operazione ignobile, questa, nemmeno, più di marca bottaiana o del Mussolini degli anni "pacati" e "perbene".

Se questi sono la gente ed i metodi necessari ad Amintore Fanfani per affrontare con qualche speranza il "civile confronto" del referendum, il segretario della DC non merita nemmeno quella stima e quel rispetto del quale scrivemmo la settimana scorsa.

D'ora in poi, rifiutiamo ogni polemica diretta con i sicari, zelanti ricattatori. Ci occuperemo, con sempre maggiore attenzione, dei mandanti e dei padroni.

 
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