Con il divorzio e gli otto referendumSOMMARIO: L'impegno del Pr per vincere il referendum sul divorzio e, con il progetto di "8 referendum contro il regime"(abrogazione del Concordato, dei Tribunali militari, dei reati d'opinione del Codice penale, di parte della legge manicomiale, della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia d'arresto, perquisizioni e intercettazioni telefoniche, del finanziamento pubblico dei partiti, della "Commissione inquirente"), per preparare altre vittorie contro il regime e le sue leggi autoritarie e corporative.
(Liberazione n. 9, 28 marzo 1974)
E'in pieno svolgimento la campagna del referendum sul divorzio. Dal 20 marzo è cominciata la raccolta delle firme per imporre altri otto referendum abrogativi, promossi dal Partito Radicale.
Siamo pienamente mobilitati per combattere la battaglia di "questo" referendum e per vincerla. Ma siamo impegnati anche in un progetto politico e in una mobilitazione di massa per far sì che il voto del 12 maggio non sia soltanto la conclusione vittoriosa della lotta per il divorzio, ma la premessa di altre lotte e di altre vittorie contro il regime, contro le leggi autoritarie, corporative, clericali, militariste e fasciste che lo caratterizzano, per l'affermazione dei diritti e delle libertà civili e politiche.
Se il progetto del Partito Radicale avrà successo, nel 1975 riusciremo a far indire otto referendum contro il concordato clericofascista del 1929, contro la giurisdizione dei tribunali ecclesiastici contro le norme fasciste del codice Rocco, contro il codice penale militare e l'ordinamento giudiziario militare, contro le norme corporative e repressive in materia di stampa, contro il monopolio statale e democristiano della T.V. via cavo.
Il disegno di Fanfani è chiaro: se vincerà questo referendum, riuscirà anche a consolidare il predominio governativo della Democrazia Cristiana, per un altro decennio, forse per un altro ventennio. Se lo perderà, spera invece di riuscire a perdere nulla o ben poco; spera di riuscire a trar vantaggio dalla stessa sconfitta offrendo ai suoi interlocutori di sinistra quel compromesso, non importa se "storico" o di potere, che aveva loro rifiutato nei mesi scorsi quando si trattava di evitare il referendum sul divorzio. E si tornerà a parlare di "miglioramenti" da apportare alla legge Fortuna; si tornerà a parlare di trattative per la revisione del Concordato; si tornerà a parlare di "pace religiosa", di arco costituzionale, di unità antifascista.
E' per questo che non ci accontentiamo di sconfiggerlo sul divorzio. E' per questo che vogliamo creare le premesse per poter sconfiggere l'intero suo disegno politico.
L'intera sinistra è unita oggi nella battaglia per la difesa del divorzio ed egemonizza di fatto in questa battaglia le forze moderate e della borghesia laica. I sondaggi demoscopici dimostrano che esiste la possibilità di vincere con uno schiacciante margine di vantaggio i clericofascisti dello schieramento antidivorzista. E per sfruttare questo grande margine di vantaggio non bisogna chiudersi in difesa, subendo la propaganda avversaria, ma passare all'attacco, estendendo e generalizzando il confronto con la DC e con il regime all'intera tematica delle riforme democratiche e dei diritti civili.
L'"Unità" ci ha attaccato dicendo che con gli otto referendum "facciamo il gioco di Fanfani". E' esattamente il contrario, compagni comunisti! Fanfani si accinge a tentare in questo referendum e nel dopo-referendum, sia che vinca sia che perda, il definitivo consolidamento del regime democristiano, condannando e riducendo le forze di sinistra e le grandi masse proletarie e di classe del nostro paese ad un ruolo subalterno nell'ambito di un equilibrio politico - corporativo, clericale, autoritario e interclassista - dominato dalla Democrazia Cristiana.
A questo disegno contrapponiamo un disegno altrettanto ambizioso. Vogliamo vincere il confronto sul divorzio. Ma vogliamo anche che la vittoria del 12 maggio contro la D.C. non rimanga un fatto isolato, appena una parentesi nella storia recente della Repubblica, chiusa la quale tutto torni come prima e peggio di prima. Vogliamo protrarre ed estendere il confronto con il partito di regime, spazzare via le leggi clericofasciste che ancora impediscono la realizzazione di una effettiva democrazia costituzionale, dar vita alle speranze di libertà e di alternativa continuamente frustrate e mortificate nel paese.
Siamo consapevoli della sproporzione delle forze, del rischio sempre più grave di isolamento, delle stesse possibilità di un fallimento. Occorre in tre mesi raccogliere cinquecentomila firme moltiplicate per otto referendum. E all'attacco dell'"Unità", si è aggiunto un comunicato della segreteria del PSI che considera un "elemento di confusione" il progetto politico degli otto referendum nel momento in cui si deve affrontare la campagna per il divorzio. E si è aggiunto l'improvviso ed imprevisto, purtroppo per noi estremamente grave, disimpegno organizzativo dei maggiori gruppi extra-parlamentari, da Lotta Continua al Manifesto, dal PDUP ad Avanguardia Operaia.
La prima raccolta delle firme ci dimostra che non siamo isolati dal paese, dalle masse dei cittadini e dei lavoratori. Se riusciremo a far fronte alla sproporzione dei mezzi organizzativi e finanziari, sappiamo che esistono nel paese molto più del mezzo milione di firme necessarie a promuovere i referendum.
Faremo di tutto e fino in fondo per riuscirci. Se non riusciremo non sarà soltanto nostra la responsabilità, mentre saranno gravi per tutti - temiamo - le conseguenze. Ma intanto questo rischia di essere l'ultimo numero di "Liberazione". Molto dipende da voi, compagni ed amici, destinatari di questo giornale: dal vostro impegno politico, dal vostro impegno militante, dal vostro aiuto finanziario.