di Marco PannellaSOMMARIO: Nella pagina che "IL MONDO" offre settimanalmente alla Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio (LID), Marco Pannella rileva l'esplosione nel paese d'iniziative spontanee per fare del 12 maggio - data di convocazione del referendum sul divorzio - "la prima, vera grande festa civile e democratica, una vittoria contro il più sciagurato ed esplicito disegno politico clerico-fascista di questi anni".
(IL MONDO, 25 aprile 1974)
("Il mondo apre una pagina, durante tutta la campagna del referendum, alla Lega Italiana per il Divorzio, intendendo così evitare per quanto possibile che si impedisca alla LID di continuare la sua battaglia. Siamo lieti di farlo, anche se le opinioni e i giudizi della LID non sempre coincidono con quelli del "Il Mondo".)
Sta forse per esplodere un primavera politica anche in Italia? I segni non sono pochi. Fioriscono ovunque, per la prima volta, iniziative politiche spontanee, decise, ambiziose e serene, contro il regime, non più marcate dalla disperazione, non più testimonianza di rabbia e di rivolta ma di speranza e di maturità.
Dalle Vandee venete alle grandi "riserve di saggezze" sanfedistiche del profondo Sud e delle Isole, a centinaia, sacerdoti e magistrati, intellettuali e giornalisti, leghe e nuclei sindacali operai e contadini, associazioni "culturali" e assemblee ecclesiali di base si manifestano e mobilitano per fare del 12 maggio la prima, vera grande festa civile e democratica, una vittoria pacifica di popolo contro il più sciagurato e esplicito disegno politico clerico-fascista di questi anni.
Già altre volte sapemmo non mentire e scorgere la verità, di fronte alla cecità della classe politica: per anni noi permettemmo ai fratelli, ai compagni ed agli amici "fuorilegge del matrimonio", ai laici autentici (cioè credenti in altro che nel potere, ecclesiastico o statale che fosse) una sicura vittoria nella difficile, quasi sotterranea lotta per ottenere la riforma divorzista, che con il loro aiuto avevamo da soli ingaggiato. Da anni, ormai, di fronte a timori, viltà, calcoli indegni delle forze democratiche, errori antichi e letali della sinistra, abbiamo difeso contro mediocri e ipocriti compromessi di vertici, contro la sfiducia nel paese e nella maturità delle sue masse, il diritto-dovere di affrontare con fiducia la prova del referendum, vera tentata violenza delle istituzioni contro la coscienza civile e religiosa, contro la libertà di tutti.
Senza tatticismi, senza timore di "smobilitare" così le energie sempre più necessarie per assestare il 12 maggio un colpo quanto più duro possibile al regime, a meno di un mese dalla prova, torniamo ad affermare che la vittoria è non solo probabile ma certa, se sarà assicurata la voce e la presenza del grande movimento laico e libertario che ormai rappresentiamo, contro ogni sopraffazione e violenza, contro l'assalto che con rabbia viene ogni giorno con nuove armi condotto contro di noi. Nel pratito comunista o in quello liberale, ma, più che altrove, nel mondo dei credenti, in tutte le sue componenti, passando per la immensa nebulosa socialista che fra le forze politiche e sindacali sta crescendo in Italia (malgrado la crisi di credibilità e di forza sempre più evidente del PSI), sono sempre maggiori i gruppi di compagni e di amici che s'impegnano nello scontro sulla linea laica che è già stata vincente negli anni sessanta: quella che Lid e partito radicale continuano da soli, purtroppo, ma continuano pur s
empre a rappresentare.
Da Milano a Roma, da Torino a Bari, in decine di città l'incredibile spettacolo di cittadini ordinatamente e pazientemente in fila dinanzi agli sgangherati tavoli dove si raccolgono le firme per i referendum antiregime, attorno ai militanti libertari che con entusiasmo ancora una volta incredibile stanno dando corpo all'iniziativa, costituiscono una eloquente testimonianza in questo senso.
Le dimissioni di responsabilità di movimenti e gruppi come "Lotta continua" e i vari altri del "nuovo" marxismo-leninismo italiano mostrano solamente quanto l'insidia dei vecchi, fradici opportunismi e delle incapacità di condurre lotte politiche effettive sia forte in questo perimetro che era apparso a troppi come di "nuova sinistra". Ma questi errori, come quelli dei vertici del PCI e del PSI, possono e debbono essere corretti e superati.
Per il 12 maggio non ci battiamo solamente in attesa di una vittoria che confermi il rapporto fra partiti laici e partiti clerico-fascisti emerso dalle ultime elezioni politiche. Non ci basta, non basa per salvare il paese dal regime fanfaniano, clericale, corporativo, classista, autoritario, dal suo disordine stabilito, sommare il 53 per cento dei voti contro il 47 per cento della DC e del MSI. Per questo, si potrebbe anche restare tutti a casa e lasciare il teleregime spartirsi la torta secondo i suoi criteri tradizionali.
La mano che cerca di strappare il divorzio dalla legislazione italiana è la stessa che inchioda e squarta nell'infame tragedia dell'aborto clandestino di massa e di classe milioni di donne e di famiglie; la stessa che ci impone codici e norme ignominiose e pericolosissime; non altra da quella che mantiene in vigore codici e tribunali speciali dei quali perfino i militari si vergognano o da quella che tenta di estendere ogni giorno il monopolio della Rai-TV e della stampa dc a tutta l'informazione.
Dobbiamo continuare a dirlo e ricordarlo, alto e senza remore. E' uno scontro di civiltà. Per questo, ed in tal modo, la Lid ha fatto proprio il disegno radicale degli otto referendum abrogativi. Non per "distrarre" chicchessia dalla lotta, ma per mobilitare, consapevole e unito, un popolo contro secolari oppressioni, contro ingiustizie e crudeltà alle quali solo la classe dirigente e dominante può essersi rassegnata.
Ci tolgono, come giustamente ricorda Giulio Ercolessi, ora, perfino l'uso degli spazi pubblicitari, delle piazze, dei comizi. Anche se siamo consapevoli che, nel dramma costante della vita di un paese, non è affatto vero che idee, speranze profonde dell'uomo e della donna, non possano essere assassinate o che siano "eterne", siamo decisi ad andare fino in fondo nella nostra lotta, con piena fiducia di vincerla. Solamente il mancato aiuto, di ogni tipo, dei compagni e degli amici può sconfiggerci. Ogni lettore de "Il Mondo", ogni democratico, lo ricordi e lo sappia. Altrimenti, come già per altre primavere, anche a questa rischia si seguire la normalizzazione autoritaria e corporativa del regime.