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Pannella Marco - 1 giugno 1974
Un carciofo indigesto
Marco Pannella

SOMMARIO: Marco Pannella viene incriminato in seguito alla pubblicazione di un manifesto antimilitarista su "Notizie Radicali". In una lettera ai giudici della Corte d'Assisi di Roma aveva annunciato di non voler comparire nel corso del processo per denunciare le violazioni procedurali e sostanziali compite dai giudici inquirenti. Con questo articolo Marco Pannella commenta positivamente la decisione dei giudici di rinviare gli atti processuali alla Procura della Repubblica di Roma, premiando così la rigorosa e testarda linea nonviolenta del Pr.

(Notizie Radicali - Giugno 1974 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

La Corte D'Assise ha clamorosamente confermato la nostra convinzione: essa non era in condizioni di giudicare secondo giustizia i fatti di questo processo. L'applauso dei compagni che gremivano l'aula è stato dunque tanto rituale quanto giustificato. La magistratura giudicante ha respinto al mittente, alla Procura della Repubblica di Roma, gli atti di un processo politicamente intollerabile per come è stato istituito e amministrato.

Ancora una volta la rigorosa e lineare tecnica nonviolenta della non collaborazione dinanzi alle violenze, tentate e realizzate, delle istituzioni, ha mostrato la sua forza. Ci sono voluti attacchi di stampa, tutto il valore dei difensori l'onestà della Corte, per indurre finalmente la Procura della Repubblica a illustrare le sue intenzioni. Quando, oggi, il P.M. ha chiesto che gli venissero trasmessi gli atti relativi alle responsabilità dei membri della Direzione Nazionale del PR, di Angiolo Bandinelli, di Mauro Mellini, responsabilità note e iscritte negli atti del processo, nei confronti delle quali si è avuto mancato esercizio dell'azione penale, il Presidente ha reagito con chiarezza e durezza. La Procura della Repubblica intendeva "mangiarsi" foglia dopo foglia, come un carciofo, l'intero PR: il carciofo, ora, dovrà ingurgitarlo intero. Le preannunciamo che sarà alquanto indigesto.

Ma questo successo non può e non deve far dimenticare la gravità del fatto. Stamane, nel solo palazzo di giustizia della città di Roma, erano chiamati altri tre processi contro militanti radicali, in totale quindici cittadini. E' storia di tutti i giorni, non un caso. Che io abbia già il primato delle imputazioni, ma da anni, il primato dei proscioglimenti e delle assoluzioni (spesso rifiutandomi, come oggi, di comparire e denunciando le responsabilità anticostituzionali dell'accusa, ma anche senza la difesa di compagni e amici del valore di Franco De Cataldo e Mauro Mellini, senza difesa di fiducia, ma solo d'ufficio) è un fatto esplicito, interpretabile solo in una direzione: le denunce, spessissimo, sono i fatti intimidatori e politici. Se questa volta ancora tutto è andato nel senso della giustizia e della legalità, lo dobbiamo alla mobilitazione di giornalisti in primo luogo, dobbiamo sottolinearlo, "borghesi" e, alla fine, anche compagni del Manifesto e di Lotta Continua. Perché senza informazione ones

ta questi processi raramente possono essere vinti. Non per amor di polemica, ma per dovere democratico, segnalo il comportamento, per l'ennesima volta discriminatorio, peggiore di quello del "para-fascista" Il Tempo, che Paese sera, ad esempio, ha nei confronti del Partito radicale e di ogni altro movimento dei diritti civili.

Comunicheremo, per finire, gli atti di questo processo al Consiglio superiore della Magistratura, anche se senza illusioni. Il comportamento della Procura della Repubblica di Roma in questa occasione non presenta caratteristiche tali da giustificare provvedimenti disciplinari? Staremo a vedere: ma una volta ancora, non inerti. Ringrazio infine i compagni obiettori di coscienza radicali e democratici che hanno, con la loro presenza, mostrato ai giudici quanto la difesa dei diritti civili è oggi sempre più popolare e sentita da tutti i democratici.

 
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