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Pannella Marco - 1 luglio 1974
Scacco al regime
Marco Pannella

SOMMARIO: Primavera-estate del 1974. Per iniziativa di gruppi cattolico-integralisti ma con il pieno appoggio della Dc e della Chiesa cattolica, si tiene, il 12 e 13 maggio, il referendum per abrogare la legge sul divorzio Fortuna-Baslini che era stata approvata nel 1970 grazie alla mobilitazione del Partito radicale e della Lega Italiana Divorzio. I radicali e la Lid sono stati gli unici, fra i laici, a battersi perché il referendum si tenesse, contro i tentativi di un pateracchio fra i partiti per evitarlo. Solo i radicali hanno affermato la loro certezza nella vittoria dello schieramento divorzista. Il referendum viene infatti vinto dallo schieramento divorzista con il 60% dei voti. Ma i radicali e la Lid sono stati completamente esclusi dalla partecipazione alle trasmissioni elettorali della RAI e dalla campagna del fronte laico. Il trionfo della lotta e della posizione politica radicale rischia di tradursi nella cancellazione della presenza politica del Pr. Marco Pannella conduce un lunghissimo digiuno

perché la RAI conceda degli spazi di "riparazione" al Pr e alla LID, perché il Parlamento prenda in esame la proposta di legge sull'aborto e in generale per riconquistare cittadinanza politica ai radicali. E' più in generale una battaglia per il diritto all'informazione e per il rispetto della legalità repubblicana.

Nel momento in cui, finalmente, esplode sulla stampa il "caso" del digiuno, ben poco riesce a passare sulla prospettiva e i contenuti radicali che lo ispirano. In polemica con il Partito comunista italiano, Marco Pannella definisce il carattere compiutamente socialista della politica radicale: non c'è vera prospettiva socialista se non si attribuisce valore centrale alla conquista dei diritti di libertà. Il contributo radicale - discriminato, osteggiato - è essenziale per le speranze della sinistra. In quest'ambito, il significato del progetto degli otto referendum che i radicali cercano di promuovere, soprattutto come stimolo al Parlamento e l'intenzione di Marco Pannella di divenire militante del Psi, a condizione che i radicali possano affermarsi e non essere schiacciati e abrogati.

(Aut - Luglio 1974 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

La lunga, incredibile censura: poi la disinformazione; ora il clamore sul digiuno per meglio continuare a ignorare la linea politica, gli obiettivi, la lotta dei radicali e della LID, sono la riprova evidente che esiste una situazione di regime: non tanto e non solo contro le minoranze che lo attaccano alle fondamenta, ma ancor più contro ogni proposta politica nuova, di autentica nuova sinistra, e quanto più c'è il sospetto della loro potenziale popolarità, del loro potenziale (o attuale) essere maggioranza nel Paese.

Tutta la sinistra, in questo, ha responsabilità gravissime, condizionata da un gruppo dirigente del PCI che, con grossolanità e volgarità burocratiche e staliniste, non solo "direttamente" si libera con l'abrogazione e le diffamazioni da ogni dissenso interno e esterno, ma non disdegna di usare a questo fine, come la Democrazia cristiana, le istituzioni di regime e il suo forte potere su di esse.

E' un comportamento che rivela disprezzo e timore innanzitutto per i nove milioni di elettori comunisti, per la democrazia, per il Paese. E' una conferma dei motivi dei gravissimi errori che, su tutti i temi dei diritti civili e di libertà, questo gruppo dirigente ha commesso, e per i quali, ad esempio, sono stati per anni impegnati a impedire il referendum del 12 maggio considerandola una catastrofe per il Paese.

Tanto più necessaria diviene, per tutti noi della sinistra e autenticamente socialisti, nel clima di sfacelo di regime che viviamo (o non siete d'accordo ?), una testimonianza dura, al limite delle nostre forze, a favore della società pacifica e socialista che intendiamo edificare progressivamente, millimetro dopo millimetro, ma sin da adesso, a ogni ora del giorno, a favore della democrazia, della giustizia, della tolleranza, del rispetto di ogni altro, e della stessa legalità borghese e costituzionale alla quale ci sottopongono e della quale invece si fa strage proprio da chi dovrebbe più di ogni altro rispettarla e applicarla.

Nessuna strategia socialista può essere perseguita, se cinicamente o stupidamente si cessa di combattere in ogni occasione contro il sopruso, la corruzione, la violenza delle istituzioni e del sistema. Nessuna strategia socialista sarà "popolare" (e perché vergognarsi borghesemente di questo termine, e non rivendicarne il carattere, sinonimo di rispetto alla locuzione: "di classe"?) se il socialismo e le forze socialiste non sono, in ogni caso e in modo determinante, protagoniste (principali per necessità, non solo per volontà) di adeguate, evidenti e quotidiane lotte di liberazione e di libertà, di giustizia.

Ecco il contributo - dunque - socialista, per il socialismo, che il Partito radicale e la LID , la lega degli obiettori, il Movimento di liberazione della donna, forze federate e unite, hanno assicurato e assicurano in condizioni di allucinante discriminazione e ostilità, di "abrogazione civile" da parte degli apparati di vertice attuali.

Senza di noi, la "Legge Fortuna" non sarebbe a tutt'oggi che un progetto Sansone in più affossato tristemente, come la legge sull'obiezione di coscienza; e, se ce la facciamo in questa ultima lotta che abbiamo condotta in drammatiche condizioni e con drammatica convinzione, il voto ai diciottenni, un maggior rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e della donna, di quelli costituzionali del cittadino, dell'onestà e democraticità dell'informazione, di tutte le minoranze e maggioranze inorganizzate, saranno ancora una volta legati in modo prevalente se non certo esclusivo all'iniziativa e alla volontà politica socialista, laica e libertaria del PR , e alla sua concreta capacità politica - il che è ancor più importante. Anche per la battaglia contro l'immondo aborto clandestino di massa e di classe: se ci sarà e sarà vinta, non fra venti ma fra cinque o sei anni, lo si dovrà alla nostra strategia socialista della libertà e della democrazia.

Raggruppati, dunque, questi dati e battaglie di un solo pugno di anni: divorzio, Concordato, obiezioni di coscienza, democraticità dell'informazione, rispetto per le minoranze, voto ai giovani, libera e responsabile gestione del proprio corpo, liberazione della donna. Vedrete che i radicali inesistenti, checché loro ormai accada, e m'accada, in poche migliaia, a volte poche decine, avranno certamente segnato di pietre miliari libertarie e socialiste il lungo cammino verso una società migliore della donna e dell'uomo italiani.

La stessa iniziativa degli otto referendum contro il regime che, in piena estate, ovunque, fino al 26 settembre (ultimo giorno utile), ci vedrà impegnati fino allo spasimo, si ci saremo ancora, senza rottura di continuità, rappresenta il tentativo di fissare una scadenza nuova, popolare, chiara, liberante, alla politica autodistruttrice, falsamente concreta e "strutturale", dell'ufficialità di governo e di regime.

Se i quattro milioni di firme saranno raccolti, non vorrà dire necessariamente che ci saranno referendum a josa, in un sol giorno, in un nuovo 13 maggio. Offriremo invece così al parlamento, alla sinistra parlamentare, a quella riformistica, e non solo a quella riformatrice, cioè socialista e democratica, una maggior forza di contrattazione per ottenere finalmente, dopo trenta anni di sconfitta e di attesa, aggiustamenti costituzionali del Concordato, delle leggi penali fasciste, di quelle militari; tante "leggi Carrettoni" che, questa volta con significato diverso, potrebbero andare utilmente in porto. Riqualificando democrazia, parlamento, opposizione socialista, prima dei drammi e sfaceli ormai evidenti.

Se questo accadrà, se il Partito radicale e i movimenti dei diritti civili usciranno da questa lunga estate, drammatica, sotto ogni segno, non assassinati e abrogati per sempre, come si è stati sul punto di ottenere (e lo si è ancora), ma definitivamente rafforzati nella loro funzione, splendida e umile, essenziale e urgente, ritengo che il mio posto di militante sia ormai quello nel PSI. Da cinque anni, progressivamente, ho lasciato la Segreteria nazionale, poi la Direzione, poi il Comitato centrale del Partito radicale; e lo scorso anno anche la posizione di iscritto. Già da mesi ho annunciato questa mia valutazione ai compagni radicali, che la comprendono e condividono.

Ma se il Partito Radicale, la LID, i movimenti per i diritti civili, dovessero invece dover uscire perdenti da questa prova, esser persi per la democrazia e il socialismo in Italia; se dovesse mancare in futuro, prossimo e meno prossimo, la loro insostituibile funzione e il loro specifico e autonomo apporto, io sarò di nuovo e come ieri uno di loro. Abrogato anch'io, come ogni speranza democratica e libertaria, per i prossimi anni.

 
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