di Angiolo BandinelliSOMMARIO: Precisazioni sui motivi del digiuno di Marco Pannella. L'udienza richiesta al Presidente della repubblica Leone per l'esclusione della Lid dalle trasmissioni televisive organizzate in occasione della campagna referendaria sul divorzio e per l'ingerenza della Chiesa cattolica nella campagna stessa. Non si vuole forzare al Parlamento a votare la legge sull'aborto ma solo richiedere che rispetti le sue procedure e giunga ad un voto. La richiesta di spazi informativi sui giornali e televisione come risarcimento rispetto alla totale censura sull'attività della Lid.
(IL TEMPO, 7 luglio 1974)
Caro direttore,
abbiamo letto l'articolo, a firma di Capp, pubblicato in terza pagina sul suo giornale. Sia Capp, sia il suo giornale hanno tutto il diritto di ironizzare sul digiuno di Marco Pannella e di molte altre diecine di militanti radicali (e sul consumo di latte: quattro cappuccini al giorno). Hanno anche tutto il diritto di dissentire e di combattere sugli obiettivi di questa lotta se non li condividono.
Nell'articolo, però, compaiono numerose inesattezza ed errori d'informazione, probabilmente dovuti al fatto che la stampa italiana, voi compresi, abituata a dare grande rilievo agli scioperi della fame che si svolgono all'estero, tace e censura quelli che si svolgono in Italia.
Per correggere queste inesattezze, la preghiamo di pubblicare queste nostre precisazioni.
1) L'udienza a Leone fu richiesta dal Partito Radicale e dalla LID (e non da Pannella) nel mese di aprile per due motivi: l'esclusione della LID dalla campagna del referendum, in televisione, in pratica anche dai tabelloni elettorali e, in molte città, anche dalla piazze; per le numerose ingerenze messe in atto da vescovi e da preti durante quella campagna in violazione non soltanto delle norme del concordato, ma anche di un articolo della legge elettorale che prevede per tali ingerenze pene da sei mesi a tre anni di carcere;
2) l'udienza fu negata dalla Presidenza della Repubblica con una motivazione che, soprattutto dopo il finanziamento pubblico dei partiti, a noi pare inaccettabile, perché preclude al riconoscimento di veri e propri "partiti di Stato": la motivazione per l'appunto era che LID e P.R. non potevano essere ricevuti perché non si trattava di "forze politiche rappresentate in Parlamento". Ed è noto che il Presidente della Repubblica riceve attori ed attrici, editori veri o falsi, perfino il direttore della Polaroid che non ci paiono "forze rappresentate in Parlamento";
3) la concessione dell'udienza del Presidente della Repubblica era ed è solo uno degli obiettivi che Pannella e gli altri militanti si sono prefissi con il loro sciopero della fame. Non è vero quindi che P.R. e LID intendevano investire il Capo dello Stato degli altri obiettivi della loro lotta, ma solo di quelli che investono direttamente le Sue funzioni di garante della Costituzione e di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura;
4) nell'articolo si afferma che s'intende "forzare con il digiuno i legittimi poteri dello Stato a interventi impossibili". Le cose non stanno così. Noi non ci siamo mai sognati di pretendere che il Parlamento approvi la legge sull'aborto. Ci siamo limitati a chiedere, che, rispettando i suoi regolamenti, la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati iscrivano all'ordine del giorno, nominino un relatore e fissino a loro discrezione i tempi del dibattito in sede referente di una legge che è stata presentata un anno e mezzo fa e che è già stata dibattuta o sta per esserlo in tutti i Paesi europei. La Commissione, e a maggior ragione il Parlamento, sono liberi di respingerla. Quello che ci sembra assurdo è che si voglia evitare il dibattito e che si debba procedere con le solite tattiche dell'insabbiamento. Lo stesso chiediamo per il voto ai diciottenni, un problema che è all'ordine del giorno da sette anni e su cui quasi tutti i partiti dicono di essere d'accordo. Lo stesso per il diritto di famiglia che
è stato il cavallo di battaglia degli anti-divorzisti ed è sollecitato perfino dalla conferenza episcopale;
5) quanto alla richiesta di un quarto d'ora in TV, a Lei e a Capp apparirà normale il fatto che la LID, cioè l'organizzazione divorzista che con gli stessi metodi che criticate e a cui irridete è riuscita ad imporre il problema del divorzio in Italia, sia stata esclusa dalle trasmissioni televisive durante il referendum. A noi invece questo sembra un sopruso cui non intendiamo piagarci, nonostante il successo, che soli avevamo previsto, ottenuto il 12 maggio. Tanto più che tutte le altre forze divorziste ad antidivorziste hanno avuto la possibilità di accesso in TV (da Civiltà Cristiana al CIF, dai cattolici del NO al Comitato pro-divorzio, per tacere del Comitato Lombardi e dei Partiti rappresentati in Parlamento che, come al solito, hanno fatto la parte del leone);
6) la richiesta riguardante la pagina di pubblicità sui giornali potrà anche apparirvi provocatoria e assurda. Ma richiamiamo l'attenzione dei vostri lettori sulla totale censura che ha caratterizzato tutta la stampa italiana, a differenza di quella straniera, per quasi due mesi, su questo avvenimento, non esclusi quei giornali, a cominciare dal "Messaggero", che voi siete soliti definire "radicali" o "radicaleggianti". Questa censura si è interrotta, anche da parte vostra, salvo qualche divertente e bene informato corsivo di seconda pagina, soltanto quando, nonostante le "sbornie di latte", si è cominciato a sentire odor di cadavere;
7) quanto all'incontro con il Presidente della Confindustria, il motivo di questo colloquio vi apparirà probabilmente meno umoristico quando nei prossimi giorni, dopo aver parlato con l'avv. Agnelli, lo renderemo noto.