Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 18 luglio 1974
La vittoria del digiuno
Il testo integrale della prima apparizione in TV di Marco Pannella, giovedì 18 luglio 1974

SOMMARIO: Primavera-estate del 1974. Per iniziativa di gruppi cattolico-integralisti, ma con il pieno appoggio della Dc e della Chiesa cattolica, si tiene, il 12 e 13 maggio, il referendum per abrogare la legge sul divorzio Fortuna-Baslini che era stata approvata nel 1970 grazie alla mobilitazione del Partito radicale e della Lega Italiana Divorzio. I radicali e la Lid sono stati gli unici, fra i laici, a battersi perché il referendum si tenesse, contro i tentativi di pateracchio fra i partiti per evitarlo. Solo i radicali hanno affermato la loro certezza nella vittoria dello schieramento divorzista. Il referendum viene infatti vinto dallo schieramento divorzista con il 60% dei voti. Ma i radicali e la Lid sono stati completamente esclusi dalla partecipazione alle trasmissioni elettorali della RAI e dalla campagna del fronte laico. Il trionfo della lotta e della posizione politica radicale rischia di tradursi nella cancellazione della presenza politica del Pr. Per queste ragioni Marco Pannella conduce, dal 3

maggio, un lunghissimo digiuno perché la RAI conceda degli spazi di "riparazione" al Pr e alla LID, perché il Parlamento prenda in esame la proposta di legge sull'aborto e in generale per riconquistare cittadinanza politica ai radicali. E' una battaglia per il diritto all'informazione e per il rispetto della legalità repubblicana. Il 18 giugno Marco Pannella appare per la prima volta in televisione: »Siamo qui perché abbiamo strappato una concessione, direbbero altri; io direi invece: siamo qui perché abbiamo restaurato la legalità violata da questo regime che ha oppresso le minoranze e le opprime, che discrimina contro la Costituzione . »Il diritto violato non è solo quello nostro, non è un diritto corporativo: è il diritto dei cittadini di conoscere per giudicare; di conoscere la LID; di conoscere il partito radicale; di conoscere gli obiettori di coscienza; di conoscere le donne del movimento di liberazione della donna; di conoscere tutti i diversi di cui è fatta la politica italiana; di conoscere i soci

alisti, i comunisti e i democristiani come sono davvero, come il 13 maggio si sono rivelati, e non dietro lo schermo di una politica di vertice che sta infradiciando e ci sta buttando tutti, purtroppo, in una situazione catastrofica.

(PANNELLA SU PANNELLA, editrice Magma, 1977)

Pallotta -- E adesso, sempre sul diritto di famiglia, intervistiamo Marco Pannella, segretario della Lega Italiana del Divorzio.

Una prima domanda: qual è il suo punto di vista sul disegno di legge per la riforma del diritto di famiglia che attualmente è all'esame del Senato?

Pannella -- Senta, Pallotta: io proporrei di cominciare subito a fare un po' d'opera di verità, cosa che nella Televisione e nella Radio italiana in genere non si fa. Siamo qui perché abbiamo strappato una concessione, direbbero altri; io direi invece: siamo qui perché abbiamo restaurato la legalità violata da questo regime che ha oppresso le minoranze e le opprime, che discrimina contro la Costituzione. Siamo qui perché, senza attendere la splendida sentenza della Corte costituzionale che ha chiarito che da dieci anni almeno la libertà e i diritti costituzionali del cittadino sono stati sequestrati da un sindacato di partiti contro i diritti costituzionali di tutti, ci siamo messi a lottare una volta di più, in forme anche (alcuni spettatori lo sanno) dure e nuove, e quindi questa sera siamo qui innanzitutto non perché c'è da discutere il diritto di famiglia ma siamo qui perché abbiamo conquistato per noi e per tutti, per la Costituzione e per la Repubblica, per gli altri intervenuti un diritto, ed è il dir

itto di tutti quanti noi.

E adesso, quindi, credo che per noi questo dibattito comporta soprattutto alcune chiarificazioni, anche perché il diritto violato non è solo quello nostro, non è un diritto corporativo: è il diritto dei cittadini di conoscere per giudicare; di conoscere la LID; di conoscere il partito radicale; di conoscere gli obiettori di coscienza; di conoscere le donne del movimento di liberazione della donna; di conoscere tutti i diversi di cui è fatta la politica italiana; di conoscere i socialisti, i comunisti e i democristiani come sono davvero, come il 13 maggio si sono rivelati, e non dietro lo schermo di una politica di vertice che sta infradiciando e ci sta buttando tutti, purtroppo, in una situazione catastrofica. E quindi dirò innanzitutto che la LID è qui, mentre dovrebbe essere già scomparsa. Che bisogno c'è di una Lega Italiana del Divorzio quando il 13 maggio il Paese ha risposto a Fanfani che non è affatto vero che se vince il divorzio il Paese diventa, come lui ha detto testualmente in Sicilia, vittima di

una massa di lesbiche e di omosessuali? Bisogna avere il coraggio di adoperare queste parole. E in realtà, non potendo abrogare il divorzio, si è già cercato di abrogare i divorzisti, i laici, per abrogare tutti i diversi, come ogni regime cerca di

fare. E ci si è abrogati, e noi rivendichiamo questo titolo di merito, forse un poco stanchi di essere questa sera in piedi avendo detto NO a un sopruso e quindi avendo detto NO a tutti i soprusi; e quindi aiutando i nostri compagni socialisti, i nostri compagni comunisti, i nostri amici liberali, tutti coloro che sperano; ma soprattutto aiutando tutti coloro che hanno detto SI o NO il 13 maggio, ma che hanno in quel momento sentito che la vita di un Paese, che la vita politica, che le leggi sono qualcosa di importante perché affondano nella coscienza di ciascuno di noi, nelle nostre notti non meno che nei nostri giorni. E si capisce, allora, che cosa significa magari il termine patria, cosa significa Repubblica, cosa significa legge, perché si sa che libertà e felicità a questo punto sono la stessa cosa.

E' vero anche che noi ci stiamo occupando del diritto di famiglia; ce ne stiamo occupando ma assieme ad altre cose, quelle per le quali ci si è voluto abrogare, quelle per le quali si sperava di averci assassinato politicamente, come tutte le altre minoranze. Come il regime, in fondo, ha assassinato il mio compagno e amico Pinelli, come ha assassinato il mio compagno e amico Trebeschi a Brescia, e i tanti morti che da trent'anni non sono più commemorati nel nostro Paese, che sono vittime del fascismo ma dell'unico fascismo che noi conosciamo. il fascismo delle istituzioni. Il fascismo vero non è affare di teppismo: è violenza delle istituzioni. E noi della LID, e del Partito radicale, siamo qui per ricordare che senza alternativa laica, libertaria e socialista, senza nonviolenza, senza una testimonianza di vita di questo tipo, il fascismo, in realtà, oggi nel nostro Paese, rischia di essere lo Stato e non pochi sicari, poche vittime anch'esse in fondo del disastro morale nel quale stiamo precipitando.

Volevo dire ancora una cosa: se si è voluto abrogare è perché si tenta di abrogare nel Paese la voce della coscienza e la voce della gente; e noi siamo gente. Tutte le cose importanti si conquistano: non si è gente, all'origine; lo si diventa. Ci si è voluti abrogare prima del 12 maggio, ci avete escluso dalla televisione... Nemmeno voi, questa volta! Riconosciamo i fatti: è il sindacato dei partiti parlamentari che si è costituito in questo caso come strumento di violenza contro di noi, escludendoci. Noi che avevamo già altra volta dovuto occupare la Rai-Tv per avere il diritto... quale diritto? Non solo di parlare noi, ma di portare Gabrio Lombardi per la prima volta a parlare e a difendere tesi divorziste; perché nemmeno quelle... in realtà... le tesi antidivorziste... nemmeno quelle in realtà si potevano proporre.

Quindi la risposta è questa: stasera siamo per discutere qui dell'aborto, prima ancora per esempio del diritto di famiglia. Perché? Perché un milione e mezzo di donne, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, 850.000 donne secondo il Ministero della sanità italiano, tre milioni di donne secondo il movimento di liberazione della donna, ogni anno sono costrette all'ignominioso aborto clandestino di massa, più ignominioso ancora che il divorzio di classe della Sacra Rota che ci veniva imposto contro il divorzio che abbiamo ottenuto. E siamo quindi per dar corpo e parole a dei tabù. Per esempio, sul diritto di famiglia, diciamo semplicemente che dopo sette anni è una finzione, questo dibattito. Non c'è bisogno di spiegare nulla: la Rai e la TV ci hanno già quattro anni fa raccontato che questa riforma era passata. Il regime, abile nella propaganda, aveva dichiarato che, dopo il voto alla Camera di questa riforma, ormai la nuova famiglia italiana, giuridicamente parlando, era nata. E per quattro anni cinic

amente questa riforma, che di per sé per noi è già arretrata, non è stata votata perché c'era bisogno di non votarla per adoperarla come alibi contro la legge Fortuna. Ma, poiché siamo convinti che bisogna difendere la legalità repubblicana, anche quando non siamo d'accordo, il significato della nostra azione e il contributo che diamo a questo dibattito è uno solo, per quel che riguarda il punto specifico: dopo cinque anni, basta con questa caricatura di dibattito parlamentare che offende il Parlamento. La Conferenza Episcopale Italiana ha terminato il suo appello (quando ha cercato di strumentalizzarci tutti, credenti e non credenti, abusando del Concordato, della religione e del suo potere in modo indegno di chiunque creda alla religione della libertà o a qualsiasi altra religione) ha terminato il suo appello, a febbraio, a tutti gli uomini di buona volontà, perché si realizzi l'approvazione del diritto di famiglia.

Gli uomini di buona volontà siamo noi, siamo qui e chiediamo che entro tre mesi o quattro al massimo il voto sul diritto di famiglia, su questo testo, avvenga. Noi siamo dei libertari, quindi non diciamo: »l'approvazione ci sia ma il Parlamento salvi se stesso assolvendo le sue funzioni ed abbia il coraggio dei Si e dei No e la Democrazia cristiana avendo il coraggio a questo punto o di votare il testo, che aveva votato quattro anni fa, o proclamando chiaro ancora una volta che usa e abusa di tanti valori politici, anche di coloro che dice essere i più sacri.

Pallotta -- Senta, dottor Pannella, di questo progetto in esame al Senato, di cui anche lei sollecita l'approvazione, quali sono le parti più efficaci, più moderne?

Pannella -- Non spenderò nemmeno un minuto, Pallotta, per entrare all'interno di questo. Questo è un progetto che i libertari ritengono arretrato; ma questo progetto il Parlamento lo ha approvato, tutti i gruppi tranne il MSI. A questo punto il nostro obbligo è dire: diventi legge e poi democraticamente cercheremo di cambiarla. Non ci si dimentichi che esistono per esempio decine di migliaia di adulterini, di figli adulterini che stanno aspettando questa legge perché l'infelicità concreta, non solo la mancanza di libertà, è determinata nella loro esistenza da questo sporco modo di avvilire la politica, di avvilire il Parlamento, di avvilire la democrazia. Ed è in nome della democrazia che diciamo: votatela e votatela entro tre mesi, altrimenti noi radicali, noi della Lega Italiana del Divorzio, noi dell'»armata Brancaleone degli esclusi, di quelli che in quindici anni non avete mai tollerato, non hanno mai tollerato che venissero qui, vi dimostreremo con le armi della non violenza che questo è un Paese capa

ce di speranza e della forza della speranza, in un momento in cui tutto sembra nero, in cui tutto sembra - mi pare - in procinto di naufragare e di distruggere non solo le speranze della Resistenza ma le semplici speranze umane alle quali tutti abbiamo diritto.

Bianchi -- Senta Pannella, devo correggere un suo lapsus: non è stata approvata da quattro anni alla Camera, ma dal 18 ottobre del '72, come può vedere qui nel resoconto sommario, cioè da meno di due anni. Ma non è questo il punto, naturalmente. Lei dice devono approvare questa legge. Ma perché questa vi va benissimo, pur essendo arretrata, oppure perché lei nega a uno dei due rami del Parlamento di riesaminare, rivedere ed eventualmente perfezionare una legge già approvata dalla Camera?

Pannella -- Perché ritengo che dopo sette anni (questo vada allora a controllarlo se è esatto) che questo dibattito su questa riforma si è aperto al livello parlamentare; dopo che tutti parlano di istituzioni familiari ormai, a livello giuridico, del tutto non corrispondenti alle esigenze e alla realtà del Paese, una dialettica democratica e civile esiga che il Parlamento non sia la camera di registrazione delle strumentalizzazioni di alcuni partiti di regime, ma sia un Parlamento che onori sé stesso votando ed esprimendo le sue opinioni. Dopo continueremo; ma i problemi di oggi sono anche altri; sono quelli dei diciottenni, sono quelli del voto ai diciottenni, sono quelli, lo ripeto, dell'aborto, sono quelli delle commissioni di avocazione che sono succedute al procuratore generale Spagnuolo per togliere alla nostra magistratura il diritto di giudicare i peculati, di questa Repubblica fondata sui peculati, da parte di questi partiti di regime. Guardi, io capisco: lei ha qui una funzione e un dovere di richi

amarmi a questo dibattito, ma lo ho il diritto e il dovere di affermare che noi siamo invece qui, questa sera, perché per la prima volta abbiamo avuto diritto di parlare come gente e come la Corte Costituzionale ha riconosciuto avevamo il diritto, e quindi in suo nome, per restaurare un dato di legalità generale.

Bianchi -- Cioè. in altre parole, se ho capito bene, lei non vuol parlare di questo disegno di legge.

Pannella -- Esattamente, io voglio invece parlare per esempio degli otto referendum del partito radicale e della LID. In questi otto referendum vi è un altro motivo per il quale noi dovevamo essere abrogati. Noi prima del 13 maggio abbiamo fatto questa osservazione: esistono leggi nel nostro Paese che tutti, unanimemente, considerano fasciste o retrograde o crudeli. E poiché noi abbiamo fiducia nella Costituzione e nella gente, abbiamo detto: se è vero che da trent'anni abbiamo leggi fasciste e bisognerebbe abrogarle e il Parlamento non riesce a farlo; se è vero che esiste sull'aborto una legge criminogena; se è vero che esiste una legge che provoca l'aborto clandestino di massa mentre consente alle signore benestanti di andare con cinquecentomila lire a fare gli aborti, con l'assistenza psicanalitica e magari quella religiosa; per potere andare avanti noi riteniamo, con questi otto referendum ai quali richiamiamo con fermezza tutte le forze politiche, che si possa dare il contributo di fondo che dobbiamo da

re alla democrazia. Il Paese è maturo, il Paese non è, come dicono un Paese spastico di cui la classe dirigente deve essere la Pagliuca che lo tortura con la scusa di coltivarlo e di assisterlo.

Pallotta -- lo sono d'accordo sull'istituto del referendum e probabilmente, a titolo personale...

Pannella--Sì si...

Pallotta -- ...anche sull'oggetto specifico di certe richieste di cui lei parla. Ma non le sembra che caricare il Paese di otto referendum sia una cosa...

Pannella -- E caricarlo di trent'anni di leggi fasciste che oggi sono democristiane, perché sono state inserite nella nostra legislazione, per dieci dal PNF, e da trenta per la volontà della DC, di disattendere la Costituzione; e i codici militari che sono borbonici e precedenti, e tutte queste altre cose? In un solo giorno si mettono otto crocette. Nei paesi di grande democrazia formale (in America, per esempio): si vota e fino a trentotto crocette si fanno, quando si va a votare e il costo è come quello di un referendum, in realtà. E noi diciamo che se il popolo è chiamato ad esprimere... la gente, chi ci ascolta, quelli che siamo, con i nostri difetti, con la nostra incapacità umana, senza avere il grande linguaggio politico di questi suicidi e autodistruttori della democrazia, ebbene: se noi andremo a un nuovo 13 maggio, avremo dato, non come crede Berlinguer, uno scossone a chissà che cosa; avremo dato alla sinistra democratica italiana forza di contrattazione in Parlamento, per fare magari delle vere l

eggi Carettoni come hanno tentato in passato, ma perché qualche riforma ci sia, questa volta, qualche riforma senza spese. Perché adesso so benissimo che il Parlamento sta per essere un'altra volta massacrato: non so quanti decreti legge deve discutere adesso, d'estate, e niente tempo per le grandi riforme: una Camera, che diventa la Camera delle corporazioni, di registrazione di volontà altrui.

Io prego i telespettatori a questo punto di prendere una matita e di segnare questo indirizzo: Via di Torre Argentina, 18, Lega Italiana per il Divorzio - Partito radicale. Noi abbiamo bisogno del vostro aiuto, come io credo abbiamo bisogno tutti di aiutarci. Scriveteci, mandateci denaro; aiutateci, firmate per questi otto referendum contro il concordato clerico-fascista, contro mille altre cose che avete il dovere di chiedere alla stampa di informarvi, di dirvi di che cosa si tratta; e noi faremo un'estate calda. Finiti questi digiuni e queste cose gravi, andremo ad agosto, magari sulle spiagge ed abbiamo tempo fino al 26 settembre per un altro grande 13 maggio. Ed è una vittoria di tutti anche di coloro che hanno perso. Il senatore Fanfani scoprirà che non e questo un paese di lesbiche e di omosessuali, ma che è un paese serio e farà bene anche a lui, oltreché a me.

 
Argomenti correlati:
informazione
lid
aborto
sacra rota
referendum
corte costituzionale
cei
sinistra
stampa questo documento invia questa pagina per mail