di Giuseppe CatalanoLA VIA ALLA TELEVISIONE E' ORMAI APERTA, LA LEGGE SULL'ABORTO IN FASE DI ELABORAZIONE, IL PSI HA PROMESSO DI SPINGERE LA RIFORMA DEL DIRITTO DI FAMIGLIA. MA PANNELLA VUOLE DIGIUNARE ANCORA
SOMMARIO: Primavera-estate del 1974. Per iniziativa di gruppi cattolico-integralisti, ma con il pieno appoggio della Dc e della Chiesa cattolica, si tiene, il 12 e 13 maggio, il referendum per abrogare la legge sul divorzio Fortuna-Baslini che era stata approvata nel 1970 grazie alla mobilitazione del Partito radicale e della Lega Italiana Divorzio. I radicali e la Lid sono stati gli unici, fra i laici, a battersi perché il referendum si tenesse, contro i tentativi di pateracchio fra i partiti per evitarlo. Solo i radicali hanno affermato la loro certezza nella vittoria dello schieramento divorzista. Il referendum viene infatti vinto dallo schieramento divorzista con il 60% dei voti. Ma i radicali e la Lid sono stati completamente esclusi dalla partecipazione alle trasmissioni elettorali della RAI e dalla campagna del fronte laico. Il trionfo della lotta e della posizione politica radicale rischia di tradursi nella cancellazione della presenza politica del Pr. Per queste ragioni Marco Pannella conduce, dal 3
maggio, un lunghissimo digiuno perché la RAI conceda degli spazi di "riparazione" al Pr e alla LID, perché il Parlamento prenda in esame la proposta di legge sull'aborto e in generale per riconquistare cittadinanza politica ai radicali. E' una battaglia per il diritto all'informazione e per il rispetto della legalità repubblicana. Il 18 giugno Marco Pannella appare per la prima volta in televisione: »Siamo qui perché abbiamo strappato una concessione, direbbero altri; io direi invece: siamo qui perché abbiamo restaurato la legalità violata da questo regime che ha oppresso le minoranze e le opprime, che discrimina contro la Costituzione . »Il diritto violato non è solo quello nostro, non è un diritto corporativo: è il diritto dei cittadini di conoscere per giudicare; di conoscere la LID; di conoscere il partito radicale; di conoscere gli obiettori di coscienza; di conoscere le donne del movimento di liberazione della donna; di conoscere tutti i diversi di cui è fatta la politica italiana; di conoscere i soci
alisti, i comunisti e i democristiani come sono davvero, come il 13 maggio si sono rivelati, e non dietro lo schermo di una politica di vertice che sta infradiciando e ci sta buttando tutti, purtroppo, in una situazione catastrofica . L'Espresso dedica all'iniziativa di Marco Pannella la copertina e il lungo articolo qui riportato in cui si ricostruiscono le fasi del digiuno fino alla trasmissione televisiva del 18 luglio 1974 (La trascrizione dell'intervento televisivo di Marco Pannella è riportata nel testo n. 4391).
(L'ESPRESSO, n. 30 del 28 luglio 1974)
Roma. »...Il 12 maggio il paese ha risposto a Fanfani che non è affatto vero che, se avesse vinto il divorzio, esso sarebbe diventato, come Fanfani ha detto testualmente in Sicilia, vittima di una massa di lesbiche e di omosessuali... . Dicono che Willy De Luca che seguiva la registrazione su un monitor nel suo ufficio di direttore del Telegiornale a questo punto non resse più, abbatté istericamente il pugno sul tavolo: » Bisogna fermarlo, è un pazzo, un pazzo scatenato... . Scavato, accorato, la bella faccia stanca di profeta esaltata dai capelli precocemente sbiancati, in quel momento il "pazzo scatenato", sotto l'occhio di tre telecamere stava offrendo da uno studio di via Teulada la sua più riuscita e vibrante pagina di oratoria politica. Dicono che perfino i tecnici dello studio, abituati a centinaia di altri dibattiti e di altre conferenze stampa, stessero ad ascoltare la prima apparizione televisiva di Marco Pannella, letteralmente impietriti.
Alla televisione Marco Pannella era approdato dopo 78 giorni passati a caffellatte e 25 chili in meno e dopo due settimane di febbrili tira e molla tra i socialisti e Bernabei. Primo intoppo, l'ora della registrazione: di giorno no perché di giorno Pannella era appena capace di alzarsi dal letto, di sera allora, ma bisognava domandare ai sindacati, niente primo canale, solo il secondo, ma non dopo il telegiornale, questo non era possibile, c'era solo un "buco" alle dieci, vada per le dieci ma almeno che sul primo non ci sia una trasmissione di grande richiamo, e invece la sera di giovedì sul primo canale la Tv aveva rispolverato una trasmissione ad alto indice di gradimento.
Comunque, chi si fosse sintonizzato alle 1O sul secondo, difficilmente l'avrebbe lasciato. » Sono qui per fare un po' d'opera di verità, cosa che nella televisione italiana in genere non si fa... aveva esordito Pannella. Era solo l'inizio: il resto sarebbe stato tutto
un crescendo. Hombert Bianchi, uno dei due giornalisti incaricati di dare una parvenza di dibattito alla conferenza, al primo attacco a Fanfani si era bloccato con la penna per aria e così era restato, I'aria sgomenta, per tutta la trasmissione. L'altro, Gino Pallotta, aveva provato ad interrompere Pannella per riportare la conversazione sul diritto di famiglia che dopotutto era il tema del dibattito ma Pannella aveva subito mirato diritto all'aborto (»...Sono qui anche per parlare di questa legge criminogena che provoca aborti clandestini di massa mentre consente alle signore benestanti che hanno cinquecentomila lire di andare ad abortire con l'assistenza psicoanalitica e magari quella religiosa... ), e Pallotta si era rannicchiato terrorizzato sulla sedia.
Alle 22 e 15 la registrazione era terminata. Per la prima volta nella storia dei dibattiti televisivi ci fu un applauso: erano gli operatori, i cameramen, i macchinisti. »Meglio di Kennedy, dottò , disse uno commosso. Pannella invece non era soddisfatto: » Ho dimenticato tante cose... gli 8 referendum... non ho parlato della legge sul finanziamento dei partiti... . Si poteva ritoccare qualche punto? Certo, si poteva, ma bisognava domandare al delegato della Rai. In quel momento il delegato era incollato ad un telefono interno e ascoltava gli urli di De Luca: » Non si può mandare in onda questa buffonata, fategli rifare tutto... . Un tecnico si era precipitato ad avvertire Pannella: » Dottò, lasci le cose come stanno, se no dopodomani sera si trova davanti ad un altro Carosello... .
L'indomani De Luca avrebbe passato tutta la mattina a cercare di convincere Bernabei che bisognava bloccare la trasmissione. Bernabei aveva mandato la trascrizione dattiloscritta a Fanfani e Rumor, chiedendo consiglio. Si era soppesato a lungo il pro e il contro: se la trasmissione non fosse andata in onda, c'era la sicurezza matematica che ne sarebbe nato un "caso" nazionale.
De Martino non aveva lasciato molte illusioni: gli accordi andavano rispettati. Perfino il capo dello Stato aveva fatto cortesi pressioni perché la trasmissione andasse in onda regolarmente. Leone aveva ricevuto Pannella solo quattro ore prima della registrazione televisiva, ed era stato un incontro cordiale, rispettoso (» ...sono prigioniero della prassi e dell'agenda che mi preparano governo e partiti , aveva confessato Leone a Pannella; » ma i partiti hanno il Parlamento per parlare , aveva risposto Pannella, » lei, presidente, non dovrebbe cercare di dare più spazio a quei politici democratici che non hanno questa cassa di risonanza per far conoscere le loro idee? ). Se la trasmissione veniva bloccata che figura ci faceva l'organo supremo della Repubblica?
Si era arrivati ad una soluzione di compromesso: sì alla trasmissione, però Gian Paolo Cresci, il direttore dell'ufficio stampa, aveva avuto l'ordine di non comunicarne l'orario ai giornali, se non un'ora prima che andasse in onda e di non mandare in giro nelle redazioni la registrazione stenografica del dibattito che di solito viene spedita con un giorno di anticipo. » Vedrete che i giornali di estrema sinistra non ne parleranno nemmeno, e gli altri usciranno sì e no con poche righe... aveva tranquillizzato tutti Bernabei.
La previsione si era puntualmente realizzata. Ma Pannella non si era fatto illusioni: »...Come personaggio folcloristico vado bene, finché digiuno si può anche parlare con prudenza, del partito radicale, ma le cose che dico... . Racconta che un violento articolo di Pasolini dedicato alla protesta radicale, (» né il Vaticano e Fanfani ma neppure il Pci e gli altri "sconfitti" del referendum possono "ammettere" I'esistenza di Pannella... ) aveva fatto anticamera al "Corriere della Sera" prima di essere pubblicato ed era stato subito neutralizzato da una violenta risposta di Maurizio Ferrara. La congiura del silenzio da parte dei partiti di sinistra e degli organi di opinione (» questa sinistra, grande solo nei funerali, nelle commemorazioni, nelle proteste, nelle celebrazioni... ) è uno dei suoi argomenti preferiti, insieme all'altro sul "fascismo" delle istituzioni che pensano solo a gestire il potere soffocando le libere voci delle minoranze. (»Ormai sappiamo quasi tutto sulle piste nere e sul Sid, ma non
posso dimenticare che se un decimo di questa campagna fosse stata dedicata alle nostre battaglie per i diritti civili, io avrei qualche chilo in più e il paese qualche legge in meno di cui vergognarsi... ).
Di qui gli è nata qualche giorno fa l'idea di quel comunicato stampa in cui annuncia di mettere in vendita al miglior offerente, proprio come un dentifricio, il » biancore e la magrezza del suo corpo , comunicato che avrebbe puntualmente scatenato, anche tra quelli che dovrebbero essere i suoi compagni di lotta politica, sorrisi rassegnati di compatimento.
Di questi sorrisi di compatimento, Pannella ne riceve da molti anni. Al primo digiuno in occasione della "sua" battaglia per il divorzio, le sinistre si erano subito dissociate, chi più bruscamente, chi meno, da questa "armata Brancaleone" della politica che non rispettava le regole e pretendeva di sostituire alla mediazione dei partiti, le manifestazioni di piazza, anche se si trattava di una piazza non violenta. La frattura si era accentuata in occasione delle altre battaglie radicali: la legge sull'obiezione di coscienza, la legge sulla droga, la riforma dei codici. » ...La fantasia, a questo punto, è stata una necessità, quasi una condanna... abbiamo parlato come e dove abbiamo potuto, con i piedi nelle marce, con il sedere nei sit in, con lo stomaco vuoto nei digiuni, con azioni "dirette" di pochi in carcere o in tribunale, ogni volta rischiando tutto controcorrente, sapendo che ogni momento di sosta ci avrebbe portato indietro, costretti ad ore di nuoto difficile... . Neppure dagli extraparlamentari P
annella avrebbe mai ricevuto molta attenzione: d'accordo sulla lotta per fare di tanti "perversi" sociali (dagli obiettori ai militanti politici fuori dalla sinistra regolare), solo dei "diversi" che andavano tutelati; ma per il resto li separavano troppe cose: »se la lotta rivoluzionaria , scrive Pannella nel 1973, » presuppone necessariamente la violenza, la morte di compagni, la presa del potere e poi a potere preso, o nelle more della conquista, il ripetere contro i nemici i gesti per i quali io sono loro nemico, gesti di violenza, di tortura, di discriminazione e di disprezzo, consideratemi pure un controrivoluzionario e un piccolo borghese da buttare via alla prima occasione... .
In occasione del referendum la frattura tra i radicali e le sinistre sarebbe divenuta un abisso. »Siamo rimasti solamente noi a sostenere che saremmo usciti vincitori e con una coscienza nuova dal referendum mentre tutti facevano a gara per regalare alla Dc un compromesso per evitarlo... . Quando il referendum divenne inevitabile, solo i socialisti amici di Mancini e la sinistra lombardiana continuarono a dare spazio e appoggio alla Lid e ai radicali. Gli altri, dal Pci ai socialdemocratici si trovarono compatti nel giudicare Pannella un compagno di strada forse commovente, ma certamente pericoloso. In una storica riunione alla Commissione di vigilanza per le trasmissioni televisive, sono proprio i comunisti a porre il veto per la Lid: »...i radicali con il loro anticlericalismo e il loro estremismo sono capaci di farci perdere qualche centinaio di migliaia di voti... . E così alla televisione si vide Gabrio Lombardi e non si vide Marco Pannella. Gli effetti dell'isolamento si fecero sentire: "Liberazione"
, il quotidiano dei radicali che aveva cominciato da poco ad uscire con tre redattori e poche centinaia di migliaia di lire in cassa, fu costretto a cessare le pubblicazioni. Lo stesso partito radicale fu incerto se sciogliersi o meno per una cronica mancanza di quel minimo di fondi che gli consentisse di mantenersi in piedi. La campagna per gli otto referendum che Pannella ostinatamente perseguiva da mesi raccolse poche decine di migliaia di firme; Pannella stesso aveva raggiunto la rispettabile cifra di 42 processi penali (un campionario incredibile: vilipendio, diffamazione e calunnia ai danni del Papa, della polizia, magistratura, uomini politici, forze armate, ed enti di sottogoverno). Ma quello che era più grave, gli obiettivi "possibili" sembravano ormai tutti raggiunti, restavano solo quelli "impossibili", I'aborto in testa.
All'indomani del 12 maggio, spenta la grande fiammata emotiva del divorzio, mentre la crisi economica si accavallava alla strage di Brescia, a scommettere sul futuro politico dei radicali e dei loro referendum erano rimasti in pochi.
Ma il 1. maggio Pannella aveva già cominciato il suo terzo digiuno. » Adesso vogliono abrogare anche noi , spiegò ai giornalisti. Disse ancora una volta che i radicali e la Lid non chiedevano "tutto" e "subito", ma solo che nei corridoi di partito non affogassero senza scampo alcune riforme improcrastinabili: » Non pretendiamo che il Parlamento approvi l'aborto, pretendiamo però che cominci a discuterne... . E' allora che Pannella chiede per sé e per i cattolici del dissenso come don Franzoni e don Marco Bisceglie di poter parlare alla televisione e di essere ricevuto dal capo dello Stato; chiede una rapida soluzione per la riforma del diritto di famiglia, e per i diritti civili che sono alla base degli 8 referendum: » Senza queste grandi battaglie ideali non si crea una nuova coscienza popolare e senza questa nuova coscienza è inutile parlare di unità, rinnovamento o alternativa possibile a sinistra... .
Iniziato nel solito silenzio, il digiuno di Pannella (a cui si associano presto molti altri esponenti radicali) man mano che i bollettini medici si riempiono di cifre allarmanti (polso da 78 a 40, pressione massima 90, minaccia di lesioni irreversibili alla vista, al fegato, al cuore), ripropone ancora, ma questa volta in termini drammatici un grosso problema alle forze politiche: come si devono comportare di fronte alla protesta di Pannella? Continuare ad ignorarla con il rischio di trovarsi davanti ad un monumento perenne alla loro inefficienza e insensibilità, in un momento in cui questa inefficienza rimbalza agli occhi della pubblica opinione, da uno scandalo all'altro? Rispondere alla via democratica ma "extraparlamentare" imboccata da Pannella, difendendo il rispetto di quella tradizionale e parlamentare seguita dai partiti?
Ognuno sceglie la sua strada. Berlinguer rifiuta per tre volte il colloquio di un membro del direttivo del Pci con una delegazione radicale, e quando
finalmente Pannella ottiene un colloquio con il senatore D'Alema vicecapogruppo del Pci alla Camera I'incontro e burrascoso: il Pci non ha nessuna intenzione di delegare a Pannella le sue battaglie politiche, tantomeno quelle che non accetta come l'aborto e quelle portate avanti con metodi come il digiuno, che suonano perfino "ricattatorii". I repubblicani sono ancora più drastici (» Pannella si è messo in un maledetto impiccio , dirà Adolfo Battaglia, » la sua azione diventa un incentivo alla confusione e al malessere... Per imporre i dispositivi di sicurezza alla Ford, Ralph Nader non ha fatto un solo giorno di digiuno.... ). Più malleabili i socialdemocratici: ricevono Pannella e gli assicurano solidarietà e comprensione. Ma non si esce dal generico.
Sono solo i socialisti a muoversi con decisione. Tra Pannella e De Martino si svolge un colloquio che dura a lungo. » Sono d'accordo su tutto dice De Martino a Pannella, » solo sull'aborto ho le mie riserve ma sarà il partito a decidere liberamente . Di lì a poco Pannella può registrare le prime vittorie: Claudio Signorile viene nominato relatore socialista in commissione Sanità per la legge sull'aborto, la via alla televisione è aperta, il Psi s'impegna a far discutere la riforma del diritto di famiglia prima della fine dell'anno, al Quirinale il presidente Leone decide di passare sopra le resistenze del segretario generale Nicola Picella. Ma a Pannella non basta. Venerdì mattina in una conferenza stampa affollatissima all'Hotel Minerva annuncia: » Smetto di digiunare, ma solo per pochi giorni, per verificare che le promesse non restino lettera morta: altrimenti il 25 luglio ricomincio. E questa volta sarà ad oltranza... . E' giusto? Non è giusto? E' un'altra "violenza" alle istituzioni questo nuovo dig
iuno o è solo una "necessità morale" come dice Pannella? Il confronto tra lui e i partiti resta aperto. Dirà più tardi: » io voglio rischiare di vivere, non di morire .
GIUSEPPE CATALANO