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Spadaccia Gianfranco - 12 gennaio 1975
L'aborto è un reato d'opinione
di Mauro Mellini

SOMMARIO: Le dichiarazioni di Mauro Mellini in relazione all'arresto del dottor Giorgio Conciani responsabile della clinica del CISA (Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto) dove venivano effettuati, come azione di disobbedienza civile, aborti con il metodo Karman.

(NOTIZIE RADICALI n. 625, 18 gennaio 1975)

Roma, 11 gennaio (N. R.)

Non so se debba fare questa mia dichiarazione come avvocato, come dirigente radicale, o come coimputato. Ma come nel caso del dr. Conciani e del CISA di Firenze il cosiddetto reato d'aborto ha assunto nella repressione che ne è fatta, in modo ridicolo ed aberrante nel nostro paese, la fisionomia indiscutibile di reato d'opinione. Io mi rifiuto di credere che il dr. Casini desideri realmente veder scomparire da un momento allo altro la pratica dell'aborto, e questo perché certamente non è un rivoluzionario e un sognatore di catastrofi sociali. Non si è colpito il dr. Conciani per vedere scomparire o diminuire il numero di aborti, ma semplicemente per reprimere l'ardire di chi sostiene che queste pratiche non possono continuare ad essere effettuate nella clandestinità e attraverso lo sfruttamento di chi vi deve ricorrere. Chi vorrà condannare il dr. Conciani, dovrà essere capace di dire al paese se è disposto a vedere un milione di donne chiuse ogni anno in carcere o veder aumentare almeno del 100% il tasso di

natalità nel nostro paese.

Il regime vuole l'aborto clandestino

Firenze, 12 gennaio (N. R.)

L'avv. Mauro Mellini, della segreteria nazionale del PR, intervenendo a Firenze nel corso della manifestazione indetta per protestare contro gli arresti nella clinica del CISA, ha affermato che "l'arresto del dr. Conciani e dei suoi collaboratori e la denuncia di una quarantina di donne è uno di quei fatti che fanno "saltare" le statistiche dell'aborto in Italia. Per mantenersi in proporzione con le cifre di questo solo caso fiorentino, nel '75 in Italia dovrebbero esserci 6000 persone processate per aborto. In realtà sappiamo che ve ne saranno poco più di 200 persone, forse di meno. Ma sappiamo anche che a Firenze ogni anno vi sono non meno di 10.000 aborti, almeno uno per ogni nascita, secondo la media nazionale e secondo i calcoli più prudenti. Casini ha quindi altre 9950 donne da incriminare, oltre ai mariti, fidanzati, medici, infermiere, praticone ecc. Vorremmo vedere cosa farebbero domani il sindaco di Firenze, il commissario prefettizio, il prefetto, la Dc, il cardinale Florit ecc. se queste 10 mila

donne si rifiutassero di abortire. Il regime ha bisogno di questi aborti e di quando in quando la sua ipocrisia vuole qualche vittima; ma questa volta non si è trattato della solita estrazione a sorte con la quale si procede abitualmente alla condanna di una donna su 5000. Ogni processo per abortire è un reato di opinione, perché il fine è sempre quello di reprimere il principio, l'opinione, non la pratica dell'aborto. Ma in questo caso sono anche gli imputati che hanno voluto, con il loro comportamento, riaffermare il diritto all'aborto, anziché il dovere all'aborto che questa società clericale impone alle donne negandogli ogni educazione e assistenza contraccettiva.

Questo processo di opinione vede come imputato un intero partito, il PR; vedremo quanti imputati vorranno. Anche per colpire chi dell'opinione non è vittima ma ne fa professione dovranno colpirci a migliaia, oppure smetterla con questi discriminatori processi".

L'aborto è un reato d'opinione

di Mauro Mellini

SOMMARIO: Le replica del Segretario del Pr Gianfranco Spadaccia alla dichiarazione del Procuratore della Repubblica di Firenze secondo il quale l'assunzione di responsabilità del Partito radicale nei confronti del Cisa (Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto) e della sua attività rappresenterebbe un atto di sfida alle leggi dello stato.

(NOTIZIE RADICALI n. 625, 18 gennaio 1975)

Padoin: "voi sfidate le leggi dello stato"

Torino, 12 gennaio (N. R.)

Il procuratore della repubblica di Firenze, Padoin, ha dichiarato che l'assunzione di responsabilità del segretario nazionale del PR in ordine ai fatti di Firenze "costituisce una sfida aperta, un insulto alle leggi dello stato". Ed ha aggiunto che "la sede opportuna per contestare le leggi in vigore è il Parlamento; il magistrato è tenuto ad applicare la legge nei confronti di tutti, secondo una precisa e inderogabile norma della costituzione".

Rispondendo alla dichiarazione di Padoin, il segretario nazionale del PR, Gianfranco Spadaccia, parlando a Torino alla conferenza regionale del Partito Radicale, ha dichiarato:

"Secondo le stime più caute gli aborti clandestini che si praticano ogni anno in Italia non sono meno di un milione e mezzo. Nello schedario di un solo medico, relativo a soli sei mesi di attività, si sono trovati, nella cattolicissima città di Trento i nomi di 263 donne che avevano avuto interventi di procurato aborto. Indagini sociologiche effettuate con rigorosi criteri scientifici, nei quartieri periferici e nelle borgate delle grandi città, hanno dimostrato che l'aborto è l'unico anticoncezionale che, per mancanza di altre forme di assistenza sanitaria e contraccettiva, la massa delle donne di condizione proletaria conoscono.

Per quanto riguarda i ceti borghesi, le cliniche inglesi fanno pubblicità in Italia. Non c'è ginecologo, che non disponga dei loro depliants con le tariffe differenziate secondo il grado di avanzamento della gravidanza. Una giornalista di "Amica", fingendosi incinta, ha effettuato recentemente un indagine presso 50 ginecologi milanesi, 36 interessati su 50 si sono dichiarati personalmente disposti ad eseguire l'intervento per cifre varianti fra le 300 e le 700 mila lire. E' legittimo supporre che nella maggioranza delle cliniche private si pratichino aborti.

Noi chiediamo al dr. Padoin: che cosa ha fatto la magistratura italiana per applicare la legge nei confronti di tutti? Le statistiche giudiziarie ci dicono che l'intervento della magistratura è avvenuto solo quando sono state effettuate delle denunce. E le denunce vengono inoltrate alla magistratura, per obbligo di legge, pressoché solo quando gli aborti clandestini, effettuati nelle cliniche private, negli ambulatori improvvisati dei praticoni e delle mammane, per le ignobili condizioni igieniche e sanitarie in cui vengono praticati provocano complicazioni cliniche (setticemia, perforazioni d'utero, sterilità, blocchi renali ecc.), a volte mettendo in pericolo la vita stessa delle donne che in quelle condizioni hanno subito l'intervento.

Non ci risulta che indagini sistematiche siano state disposte dalla magistratura per prevenire e reprimere questo fenomeno di massa. La verità è che l'aborto clandestino, clericale e di classe è stato largamente tollerato dallo stato italiano, a tutti i livelli.

Ora il direttore di "Candido" e il dr. Padoin cercano di montare uno scandalo politico: ma arrivano in ritardo di un anno e mezzo. L'attività del CISA a Milano è stata pubblica per tutto questo tempo come dimostra anche una campagna di stampa condotta dal "Borghese" già un anno fa.

Gli stessi atti che io ho fornito nella mia dichiarazione erano stati resi noti all'inizio di novembre al Congresso del PR a Milano, dalla compagna Adele Faccio e pubblicati da Notizie Radicali. Siamo noi che chiediamo conto alla magistratura della sua sistematica omissione di atti d'ufficio, non solo per i fatti a cui prima ho fatto riferimento, ma per un fatto specifico, per una omissione specifica: dal settembre 1973 cento persone, cinquanta donne e altrettanti uomini si sono autodenunciate per procurato aborto o per aiuto e assistenza all'aborto. Da allora le autodenuncie sono diventate quasi 400. Nessun magistrato ha proceduto per queste autodenunce. Lottiamo da tempo perché il Parlamento si decida finalmente ad affrontare questo problema sociale e civile. Abbiamo già tentato di promuovere un referendum abrogativo e riprenderemo al più presto la raccolta delle firme.

Ma intanto, di fronte alla sistematica violenza di massa della legge, effettuata in primo luogo dalla Magistratura, sfidiamo il dott. Padoin e gli altri magistrati di Firenze ad essere coerenti con le loro dichiarazioni: a non procedere questa volta soltanto contro alcune donne, contro un medico e contro qualche suo collaboratore. Come Segretario Nazionale del Partito Radicale confermo di essere a disposizione del Magistrato, per le responsabilità che mi competono, e non certo per quelle che tenta di attribuirci una provocatoria speculazione politica di cui gli autori dovranno rispondere al Magistrato".

 
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