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Spadaccia Gianfranco - 18 gennaio 1975
DAL CARCERE: non distrarsi dagli impegni del congresso.
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Dal carcere di Firenze dove è detenuto per aver dichiarato, in quanto Segretario del Pr, di aver promosso la costituzione del CISA (Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto) e le sue iniziative di disobbedienza fra cui la clinica di Firenze dove venivano praticati aborti con il metodo Karmann, Gianfranco Spadaccia invita i militanti radicali a non distrarsi dagli impegni del congresso in particolare per quanto riguarda il progetto di referendum popolari..

(NOTIZIE RADICALI n. 625, 18 gennaio 1975)

Carcere delle Murate, 16 gennaio 1975

Cari compagni, cari lettori,

le vicende più recenti e le lotte che ad esse sono collegate non devono distrarre il partito dai doveri e dai compiti, dalla iniziativa politica generale che il Congresso di Milano ci ha affidato.

E' necessario mantenere le scadenze e gli impegni che la direzione ha fissato nell'ultima riunione a cui ho partecipato.

E' necessario che il Partito si metta in condizione di disporre, a partire da febbraio, di un settimanale distribuito in edicola. Su questo numero di "Notizie Radicali" la tesoreria del partito esporrà, come avevamo convenuto, il progetto di costituzione di una cooperativa di "soci di Liberazione" e il lancio di abbonamenti promotori e sostenitori.

Mi rivolgo ai compagni e ai militanti di tutte le associazioni radicali, di tutti i gruppi locali dei movimenti federali perché si mobilitino per la sottoscrizione delle quote della cooperativa e per la raccolta degli abbonamenti.

Mi rivolgo ai simpatizzanti e ai sostenitori non iscritti, a tutti i lettori di "Notizie Radicali", ai compagni socialisti, comunisti, repubblicani, democratici, che condividono e appoggiano la nostra lotta, perché rispondano a questo appello. In particolare mi rivolgo a coloro che, per la loro posizione sociale e per il loro reddito, hanno maggiori possibilità: sottoscrivano non una ma molte azioni della cooperativa. Cerchino e trovino nei loro ambienti altri sottoscrittori.

E' necessario mettere a punto il piano politico, organizzativo, finanziario del progetto dei referendum popolari. Invito tutti i compagni a superare i pur legittimi dubbi e le resistenze che si sono manifestate in congresso. Non è possibile sperare, negli attuali rapporti di forza parlamentari e nell'attuale situazione politica, di ottenere riforme significative senza la nostra lotta e senza una iniziativa di democrazia diretta, popolare, dal basso capace di coinvolgere centinaia di migliaia di lavoratori e di cittadini.

I tempi politici stringono: le commissioni parlamentari dovranno pur decidersi ad affrontare, come si sono impegnate a fare, il problema dell'aborto. Non basta la nostra azione, non basta la conferenza nazionale di Roma, non bastano i nostri arresti. E' necessario il referendum.

In coincidenza con il governo Moro - che viene presentato come il governo più a sinistra possibile oggi - riprendono le avocazioni, si sviluppa di nuovo la campagna per il fermo di polizia, si tenta di contrastare o di ridurre a mera finzione la sindacalizzazione degli agenti di pubblica sicurezza. Bisogna quindi riprendere la lotta per la riforma dei codici. E' necessari il referendum.

Il ministro Forlani, nella sua relazione alla commissione difesa, ha annunciato un progetto di riforma dei tribunali militari che, se si realizzasse, comporterebbe un falso adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare alla Costituzione; in realtà questi tribunali speciali si rafforzerebbero e diverrebbero definitivi, all'ombra di un formale ossequio della Costituzione. Purtroppo il progetto di legge presentato alla Camera del compagno on. Balzamo, del PSI, si muove nella stessa direzione. E' necessario quindi il referendum per abolire questa ultima sopravvivenza dei tribunali speciali fascisti. Ed è necessario farlo subito prima che il Parlamento approvi la riforma.

Lo stesso vale per il concordato, per il quale Moro ha ripreso il progetto di revisione e annunciato l'apertura di trattative con il Vaticano. Lo stesso vale per la libertà di stampa e di informazione e per gli altri problemi che abbiamo già tentato di affrontare con l'arma del referendum, lo scorso anno.

Rivolgo un appello a tutti i cittadini, a tutti i democratici, in particolare ai giovani e agli studenti perché istituiscano in tutta Italia, in tutte le città e in tutti i paesi, comitati per la raccolta delle firme per i referendum. Occorrono cinquemila persone che si impegnino nel loro tempo libero a raccogliere le firme. Se ci saranno, potremo arrivare con i tavoli davanti e dentro ogni fabbrica, davanti e dentro le università, davanti ai ministeri, nelle piazze, davanti alle caserme. Se ci saranno cinquecento tavoli potremo diventare le sezioni mobili di una campagna popolare di massa per la democratizzazione dello Stato, per la reintegrazione della legalità costituzionale, per la lotta contro il regime.

Rivolgo un appello a tutti i simpatizzanti perché si iscrivano al nostro partito. Abbiamo bisogno del loro sostegno, del loro impegno militante, delle loro quote di tesseramento. Per far fronte ai nostri impegni dobbiamo raddoppiare in breve tempo il numero degli iscritti dobbiamo raddoppiare o triplicare il numero delle associazioni.

Settimanale, tesseramento, campagna dei referendum: questi sono gli impegni immediati del Partito Radicale.

Con il vostro aiuto, lettori, ce la faremo ad affrontarli. Senza il vostro impegno probabilmente non potremmo farcela. Il Partito Radicale è già oggi, e deve divenire sempre di più, il partito in cui - contro i silenzi del regime e contro una politica avvilita quotidianamente a bassa manovra di potere o a velleità pseudorivoluzionarie - tutti i democratici possano trovarsi e associarsi introno a progetti concreti e intorno a una iniziativa politica generale di rifondazione socialista e di alternativa libertaria.

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L'editoriale di NR

Avevamo ragione. Conquistare autentiche riforme comporta - oggi, in questo paese - dover ingaggiare una durissima lotta contro un avversario sempre deciso ad utilizzare gli strumenti della violenza piuttosto che recedere dalla sua arroganza. L'arresto di Spadaccia dimostra fino a che punto si vuole spingere il rifiuto del confronto democratico, del dialogo e del dibattito per impedire che un'altra conquista civile, l'abolizione dell'aborto clandestino di massa, passi anche in Italia come è passata nella maggioranza dei paesi.

Avevamo chiesto, ed eravamo riusciti ad ottenere, che fosse il Parlamento a discutere, coi suoi tempi, con le sue procedure, su un progetto di legge al quale trenta deputati avevano dato la loro adesione. Si è avuto persino paura che il dibattito si aprisse. Si è preferito colpire, duramente e ciecamente, offendendo moralità e diritto. E, attraverso Spadaccia e Adele Faccio in particolare si è voluto anche cogliere una vendetta contro il partito del 13 maggio, del divorzio, dell'obiezione di coscienza, dei diritti civili.

Adesso è chiaro. La riforma di una legge iniqua e criminosa, la depenalizzazione dell'aborto, passa e non può non passare, attraverso la liberazione di Gianfranco Spadaccia, di Adele Faccio e di tutti gli altri detenuti per i fatti di Firenze: quelli che la giustizia di Padoin ha già colpito, e quelli che, come temiamo, li seguiranno. Occorre reintegrare la legalità repubblicana ferita ed offesa, integralmente. Liberare questi compagni significa semplicemente far sì che sia affermato il principio che nessuno deve più andare in galera per reato di aborto, che nessun'altra donna, o uomo a lei vicino, dietro l'ipocrita riparo di qualche cavillo giuridico, debba pagare per un atto di cui non si ritenga in colpa.

Le forze pubbliche - tutte - hanno oggi possibilità di dare una risposta. Non solo noi, ma è evidente che il paese, l'opinione pubblica stanno anche essi attendendo; perché una cosa è certa: in questi giorni l'aborto clandestino di massa è morto nelle coscienze e resta solo in questa grottesca a farisaica legge che, ripetiamo, deve scomparire.

 
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