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Pannella Marco - 26 gennaio 1975
Compagni del pci, scopritevi
Pannella polemico su aborto e referendum

di Marco Pannella

SOMMARIO: Perché il Pci censura la Dc quando eccezionalmente essa dichiara che non sosterrà le leggi fasciste in materia di aborto, lasciando piena libertà di coscienza ai suoi elettori nel referendum sull'aborto? Il referendum potrebbe essere in questo caso una manifestazione clamorosa di unità dell'immensa maggioranza del Paese: è questo che teme il Pci?

(STAMPA SERA, 26 gennaio 1975)

A tener conto del passato, le critiche che »"l'Unità" oggi ci muove sono quasi garbate. Tanto più ci duole, quindi, doverci dichiarare del tutto insoddisfatti dalle risposte date ai nostri rilievi, che ne risultano rafforzati e più pressanti. Ma se al vertice del pci vi sono, come a questo punto sembra, contraddizioni e dissensi gravi non più componibili nel chiuso di via delle Botteghe Oscure, perché cercare di nasconderli e superarli fingendo di polemizzare »con gran parte della stampa , o con »il solito Pannella o i soliti radicali?

Nelle scorse settimane i parlamentari del pci affermarono in una conferenza stampa che se qualcuno s'illudeva di poter impunemente strumentalizzare l'aborto per giungere a elezioni anticipate, sbagliava di grosso: perché la Costituzione, da una parte, è il pci, dall'altra, avrebbero impedito che ci fossero, in quel caso, "sia le elezioni, sia il referendum". Oggi, invece, »"l'Unità" afferma che: »"... la dissoluzione del Parlamento farebbe saltare sia la legge sia il referendum" . Questa contraddizione si è, d'altra parte, già manifestata in altre sedi: non è, dunque, una svista d'un corsivista tanto autorevole quanto distratto. I compagni del pci si mettano prima d'accordo fra di loro, e discuteremo poi su questo punto tutt'altro che marginale. Facciano presto, però.

Scrive ancora oggi »"l'Unità" : »"Abbiamo letto, ad esempio, che il pci sarebbe soprattutto preoccupato di scongiurare a ogni costo l'effettuazione del referendum. Mai, in nessun momento, e in nessuna sede, abbiamo detto niente di simile" . Qui, francamente, l'organo del pci esagera, ci sembra, nello sconfessare se stesso, »"Rinascita" e molti autorevoli dirigenti del pci. Ove s'è scritto, allora, e parlato di »"voler risparmiare al Paese il trauma d'un nuovo referendum" ? Ove, del referendum come »"lacerazione dei rapporti fra le masse dei credenti, quelle socialiste e comuniste" ? Non ci si risponda che bisogna tenere conto dei »contesti e via dicendo. Se i compagni dell'»"Unità" vogliono un florilegio di roba »simile a quella che si dichiara mai detta o scritta, abbiamo a iosa ritagli stampa e registrazioni di discorsi dei più ufficiali da fornire.

»"Temiamo però" - aggiunge la nota del pci - "che la prospettiva del referendum possa spingere... in particolare la dc a preferire le elezioni politiche anticipate" . Sarebbe il caso che il pci non facesse orecchio da mercante quando la dc (con la quale vuole dialogare, governare, fare storia) eccezionalmente si pronuncia davvero come una forza democratica e popolare: queste occasioni sono infatti piuttosto rare. Perché censurare, allora, com'è stato fatto, l'annuncio dato alla televisione dall'on. Mazzola, poi confermato da quotidiani e settimanali, che la dc non sosterrà in alcun modo le leggi fasciste di cui chiediamo l'abrogazione e che lascerà ai propri elettori piena libertà di coscienza nel referendum? Quando la finirà il pci di considerare cardinali e vescovi non solo padroni del mondo dei credenti, ma anche della dc, in occasioni nelle quali questo è manifestamente non vero? Il referendum, a questo punto, potrebbe invece essere una delle più clamorose manifestazione storiche di ricomposizione di una

unità democratica dell'immensa maggioranza del Paese, non solo alla sua base. E' questo che si teme? E da parte di chi, nel Pci?

Quanto ai rischi di »vacanza legislativa se facciamo il referendum, rimandiamo »"l'Unità" alle dichiarazioni del non sospetto onorevole Claudio Signorile al settimanale che più d'ogni altro ha tenuto bordone al tentativo di far passare in quattro e quattr'otto una riforma-bidone che avrebbe confermato l'aborto clandestino di massa: intendiamo »"L'Espresso" .

Noi siamo quasi d'accordo con Signorile; è strano che questa volta invece »"l'Unità" non l'ha nemmeno citato.

I comunisti, infine, ribadiscono che ogni proposta è migliorabile, che sono »sempre disponibili a ulteriori correzioni della proposta di legge. Ci dicano invece, una volta per tutte, se sono disposti a riconoscere diritti, responsabilità e libertà della donna piuttosto che del medico, e a quali condizioni. Siamo stanchi di vederci ammannire porzioni di aria fritta.

Se per il partito comunista tutto dipende dalla dc, ce lo dica con franchezza. Andremo noi direttamente a Palazzo Sturzo per sapere cosa intende fare: ma né Zaccagnini (immaginiamo) né noi abbiamo bisogno di tutori e protettori per amministrare le nostre rispettive responsabilità. Il pci ha certo mostrato di essere capace di ritenere »buone in pochissimo tempo più d'una mezza dozzina di soluzioni molto diverse fra di loro. Avrebbe forse fatto meglio a partire di già da una migliore, più convincente e difendibile proposta.

Chi ha combattuto per più di sette anni perché si giungesse a questa essenziale riforma, ha non solo il diritto, ma il dovere di respingere se necessario per qualche mese ancora l'attuazione di questa riforma se minaccia - come ci sembra - di essere tradita con una legge reticente, ipocrita, inadeguata, malfatta, che confermerebbe l'aborto clandestino anziché eliminarlo. A chi rimprovera oggi al partito radicale, al Movimento di Liberazione della donna, al Cisa, al Comitato per il referendum, alla Lega XIII Maggio di non avere abbastanza fretta, rispondiamo che un poco di pudore anche in politica non farebbe male a nessuno, men che mai a chi, con lo zelo del neofita, pretende di dare lezioni proprio a coloro cui deve la propria tardiva conversione ad una causa umana, civile e giusta.

 
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