di Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: Il 10 febbraio 1075 il segretario del Pr Gianfranco Spadaccia viene liberato dopo circa un mese di detenzione. Era stato arrestato il 13 gennaio, su ordine dalla Procura delle Repubblica di Firenze, per aver dichiarato, in quanto Segretario del Pr, di aver promosso la costituzione del CISA (Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto) e le sue iniziative di disobbedienza fra cui la clinica di Firenze dove venivano praticati aborti con il metodo Karmann. Subito dopo la sua scarcerazione rivolge un appello agli iscritti perché si mobilitino per la raccolta delle firme per l'indizione dei referendum abrogativi del concordato, dellle norme autoritarie del codice penale, dei tribunali e codici militari, del finanziamento pubblico dei partiti e per la depnalizzazione dell'aborto.
(NOTIZIE RADICALI n. 2, 11 febbraio 1975)
Sono appena uscito dal carcere e arrivato a Roma. Le compagne e i compagni che mi attendevano al Partito avevano una gran voglia di far festa. Ma Adele Faccio, Giorgio Conciani sono ancora dentro, non abbiamo ancora notizie circa la domanda di grazia per il compagno Pietro Pinna. I tempi del nostro lavoro stringono per l'urgere delle scadenze politiche e organizzative che ci siamo fissati. Daremo sfogo alla nostra gioia e ai nostri affetti più avanti, quando anche Adele sarà liberata dal giudice. E fino a quel momento non interromperò il digiuno iniziato cinque giorni fa nel carcere Santa Teresa.
In fretta si decide di organizzare due grandi manifestazioni popolari per sabato 15 al Lirico di Milano e per domenica 16 all'Adriano di Roma. Domani a mezzogiorno terrò una conferenza stampa. Ma intanto, durante la nottata, prepariamo questo giornale che deve assolutamente uscire subito per dare a tutti le indicazioni di lavoro necessarie per vincere questa lotta politica e giudiziaria ingaggiata contro lo aborto clandestino, clericale e di classe e per impostare quest'anno la campagna dei referendum e assicurargli il successo.
Come vorrei potermi trattenere più a lungo con le compagne e i compagni, che hanno fatto cose magnifiche in queste quattro settimane di carcere, così sento oggi come non mai l'esigenza di un colloquio più disteso con i lettori, di una riflessione più approfondita e distaccata sul significato generale delle nostre lotte, sui loro obiettivi e sulle prospettive che esse aprono. Vorrei riflettere e scrivere sul dibattito precongressuale del PCI e su quello, ugualmente importante, che si è svolto nella conferenza di organizzazione del PSI, sulla politica di Fanfani e sulla nuova crociata che il senatore aretino ha intrapreso contro la violenza e la criminalità, sul compromesso storico, sull'asse preferenziale DC-PSI proposto da De Martino, sulla linea di questo governo Moro-La Malfa che oltre all'inflazione e alla disoccupazione si prepara a regalarci un nuovo Concordato.
I lettori, come già le compagne e i compagni, mi scuseranno se invece ancora una volta parlerò dell'organizzazione del Partito, della necessità di impiantarlo più solidamente nella società italiana, se parlerà di aborto e di referendum, di problemi ed urgenze immediate e concrete. Per il resto non mancheranno le occasioni soprattutto se, come spero, riusciremo a disporre - con "Liberazione" di nuovo in edicola ogni settimana - di un nostro anche modesto strumento di intervento politico.
Rispetto allo scorso anno, quando fummo lasciati soli dalle altre forze politiche, ed abbandonati anche dai gruppi extraparlamentari, con la sola eccezione di Avanguardia Operaia, mi pare indubbio che quest'anno la campagna dei referendum presenta maggiori e concrete possibilità di successo. Non ci sarà più intanto il pressoché totale silenzio della stampa di opinione e di informazione. L'accordo raggiunto dall'Espresso e dalla Lega 13 maggio - movimento socialista per i diritti civili e già un grande elemento di rafforzamento della nostra iniziativa. Ma anche se questo silenzio e questa censura fossero di nuovo imposte dal regime, sapremo romperle come abbiamo fatto per l'aborto. I costi anche personali che si devono pagare per la propria azione militante sono molto meno alti quando ci si batte per obiettivi giusti, necessari e vincenti. Abbiamo tuttavia il dovere di guardare con grande senso di responsabilità a due aspetti della campagna: uno politico, l'altro organizzativo. Politicamente il problema che p
iù ci sta a cuore è quello dei rapporti con le altre forze democratiche, e in particolare con i partiti della sinistra e con i sindacati. Come ho avuto personalmente occasione di dire ai compagni Mosca, Mancini e Lombardi, che mi sono venuti a trovare in carcere in rappresentanza del PSI, e come hanno fatto De Cataldo, Cicciomessere e Mellini con il compagno Enrico Berlinguer, noi non chiediamo alle grandi forze storiche della sinistra di condividere il nostro progetto complessivo di referendum abrogativi. Le nostre richieste sono altre e diverse. Chiediamo solamente a questi partiti e ai dirigenti sindacali della sinistra di confluire su quella (o quello) richiesta di referendum che per il suo contenuto costituisce oggi un minimo comune denominatore per il più ampio arco di forze democratiche possibile. Mi pare indubbio che tutti i partiti laici, nonostante le diversificazioni sulla soluzione da dare al problema, convergano oggi sulla necessità di abrogare le attuali norme sull'aborto. E almeno a parole tut
ti i partiti democratici, perfino il PRI e il PSDI, convengono sulla necessità di abrogare, a trent'anni dalla costituzione repubblicana, le norme del Codice Rocco che puniscono i reati d'opinione e reati sindacali. Dichiariamo fin d'ora che, se questo fosse possibile, noi siamo disposti a trattare sul contenuto della richiesta di referendum, e ad uniformarci a precise regole di comportamento unitario, durante la campagna per la raccolta delle firme, senza alcuna pretesa di imprimere etichette sull'iniziativa.
Noi invitiamo tutti a riflettere che si tratta di una iniziativa che crea rotture immediate con la strategia parlamentare degli altri partiti. Ci sarà tutto il tempo, anche troppo, temiamo, a causa delle elezioni politiche e del precedente creato dal consiglio di stato per il referendum sul divorzio, prima di giungere alla consultazione, una volta raccolte le firme. E ci sarà anche tutto il tempo per provvedere legislativamente in sede parlamentare, evitando il ricorso al voto popolare. Ma si deve anche convenire che in questo parlamento - come dimostra lo scontro sulla RAI-TV - nessuna riforma può essere approvata, neppure la più semplice, senza l'appoggio e la mobilitazione della maggioranza del paese.
Un'altra richiesta, accanto alla prima e comunque anche a prescindere dalla prima, rivolgiamo a queste forze politiche: di non boicottare e di non impedire la raccolta delle firme e il sostegno e l'appoggio delle loro basi.
Riteniamo che sia un discorso responsabile, condotto senza alcuna di quelle intemperanze, verbali o di altro genere, delle quali siamo ingiustamente accusati (siamo caso mai propensi ad utilizzarle contro il partito di regime, mai contro la sinistra).
Su queste basi noi riteniamo che nelle prossime settimane un terreno di incontro e un dialogo costruttivo possano essere trovati e impostati con il resto della sinistra.
Ma intanto - quale che sarà questa risposta - abbiamo tutti il dovere di predisporre l'organizzazione della campagna della raccolta delle firme, e di non nasconderci le difficoltà che dobbiamo superare. Anche se avessimo appoggi e non incontrassimo le resistenze e le opposizioni dello scorso anno, l'impegno sarebbe ugualmente gigantesco. Ma dobbiamo anche prepararci alla ipotesi speriamo inutile e di scuola, di trovarci di nuovo soli in questa battaglia.
L'impegno di questi giorni per la immediata scarcerazione di Adele Faccio, le manifestazioni che abbiamo indetto, devono diventare una occasione di prima organizzazione collettiva:
1) invitiamo tutti, iscritti e non iscritti, circoli e associazioni democratiche, sezioni di altri partiti, collettivi degli altri movimenti, ad organizzare subito in ogni quartiere ed in ogni città, in tutti i paesi, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, comitati per la raccolta delle firme per i referendum, e di far prevenire al più presto la notizia delle costituzioni al comitato nazionale presso la sede del Partito Radicale;
2) rivolgiamo un appello a tutti i notai e a tutti i cancellieri perché collaborino alla raccolta contribuendo a risolvere il problema più grave che una organizzazione referendaria fornita di scarsi mezzi organizzativi e finanziari deve affrontare: quello di trovare autenticatori per le firme raccolte. Ogni associazione ed ogni comitato deve entrare subito in contatto con gli uffici giudiziari e comunali e con i singoli autenticatori. Ogni tentativo ed annuncio di ostruzionismo e di boicottaggio deve essere segnalato;
3) in questa fase di preparazione della campagna, è necessario che il Partito Radicale e gli altri movimenti femministi e per i diritti civili escano fin d'ora nelle piazze e nelle strade. Dovunque sono stati messi tavoli o tende, si sono raccolte in questi giorni migliaia e migliaia di firme e si sono raccolti fondi per l'autofinanziamento. C'è nel paese una esigenza diffusa di democrazia diretta e di partecipazione alla vita e alla lotta politica. C'è intorno al Partito Radicale e agli altri movimenti per i diritti civili non solo generica simpatia ma disponibilità, attesa e speranza. I tavoli nelle piazze e nelle strade, con iniziative specifiche di lotta e di propaganda, come iniziative analoghe nei luoghi di lavoro, sono uno strumento essenziale di propaganda, di mobilitazione e di crescita per un movimento come il nostro che non dispone di mezzi organizzativi e di sedi adeguate, che non ha né fondi neri né finanziamenti pubblici, ed è privo perfino di un organo di stampa.
Sono alcune prime, pratiche, indicazioni di lavoro. Esse non sono rivolte soltanto agli iscritti al Partito e ai movimenti ad esso federati, ma a tutti i democratici, iscritti o non iscritti, che con noi vogliono collaborare.
Non c'è come vedete, lettori, in queste scadenze e in questi impegni alcun accenno alle elezioni amministrative e regionali. Ci batteremo con fermezze perché esse si svolgano alla loro scadenza naturale, cioè in maggio e in giugno, ma non intendiamo parteciparvi. Decideremo più avanti responsabilmente quale sarà il nostro atteggiamento. Un partito come il nostro non ha problemi di insediamenti di potere da crearsi. Se davvero una presentazione autonoma di liste radicali, socialiste e libertarie, dovesse rendersi necessaria essa potrebbe avvenire solo in elezioni politiche generali, solo se la situazione politica e il comportamento degli altri partiti ce lo imponesse. E se a questa eventualità ci prepariamo, responsabilmente auspichiamo che non sia resa necessaria. Ciò per cui ci battiamo è il rinnovamento e l'unità di tutta la sinistra.