Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 02 mag. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 1 marzo 1975
Ma che bello, l'aborto repubblicano!
Marco Pannella

SOMMARIO: Un bilancio sul comportamento delle diverse forze politiche sull'iniziativa per la raccolta di firme per l'indizione del referendum sull'aborto e sugli altri referendum antiautoritari e antimilitaristi promossi dai radicali.

(L'Espresso - Marzo 1975 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Al vertice del PSI si è incerti, da alcune settimane, se appoggiare ufficialmente, fino a gestirlo con energia e durezza, il nostro referendum sull'aborto, o se lasciar libere le federazioni regionali di farlo. Nel PRI, PSI, PSDI non se n'è nemmeno parlato, dediti come sono a proporre o respingere "alleanze laiche" o gli aggraziati loro dibattiti con probiviri, giovani o "scissionisti" vari. Dal PCI non v'è che il segno inequivoco di una, per ora, più benevola neutralità.

In Parlamento tutto dorme. Aspettano che il progetto democristiano sia presentato: sicuramente, dunque, da questa poco parlamentare procedura s'aspettano un contributo essenziale per la riforma delle leggi fasciste e incostituzionali che regolano il reato di aborto. Perché, poi, non attendere anche quello del MSI-Destra Nazionale? Già, c'è di mezzo l'antifascismo...

Le donne continuano ad abortire in modo atroce; le signore, in modo più corretto e repubblicano. Dalle cinque alla diecimila al giorno. Noi del CISA, radicali, socialisti della Lega 13 maggio, femministe del MLD, cerchiamo con le nostre povere e rare cliniche clandestine di consentire, a prezzo di carcere, di mandati di cattura, di difficoltà appena immaginabili, di assicurare l'aborto clinico e costituzionale a poche decine o centinaia di madri, sorelle, figlie, compagne. Ma non è che una goccia di fraternità e di giustizia in un mare di irresponsabilità e di proterva, disumana politica. Sdegno, rabbia, nausea dilagano, c'insidiano da ogni parte.

Trecentomila elettori, intanto, si sono fatti carico di inviarci le loro firme di impegno per il referendum promosso dalla Lega e dall'Espresso. E'poco meno d'un plebiscito; prova ulteriore che il popolo non si limita a soffrire e subire: appena glielo si consente partecipa e s'espone, parla e s'esprime con chiarezza, civiltà, speranza.

Altre lotte civili si stanno ingaggiando. Il Partito radicale ha trovato l'appoggio di Abc per condurre avanti la battaglia per l'abrogazione dei codici militari borbonici e fascisti. Il generale Nino Pasti, uno dei più prestigiosi ufficiali delle nostre Forze Armate, è fra i promotori dell'iniziativa. Anche ad Abc, a pochi giorni dall'inizio della campagna, le cartoline affluiscono. Sulla stampa, alla Rai-Tv, nei partiti, in Parlamento, silenzio.

Silenzio anche sul referendum abrogativo delle norme autoritarie del Codice penale, promosso dalla UIL e dal PR: mentre dell'"ordine pubblico" Fanfani fa lo spauracchio, minacciando un nuovo scioglimento delle Camere per ottenere un aggravamento dell'anticostituzionale codice fascista, i partiti e le forze democratiche preferiscono far mostra di non sapere che l'Italia democratica può esser chiamata, come lo scorso anno, a dirimere dopo trent'anni e definitivamente la questione.

Perfino un esponente della destra DC, l'on. Scalfaro, giudica che bisogna farla finita con il clerico-fascismo dei "Patti lateranensi", del Concordato e del Trattato, gruppi cattolici e protestanti abrogazionisti dilagano, e poche righe avare hanno segnalato quest'altra richiesta referendaria.

La "politica" non parla che di bombe, "compromesso storico", scandali e ricatti. Cioè di nulla, o di sintomi, non delle ragioni e delle cause del caos in cui siamo precipitati. Che il Partito comunista persista nel preferire la "via tedesca", seguita inizialmente anche da Brandt, anziché quella "francese" (a questo, ormai, dopo la catastrofe democristiana dello scorso anno, si riduce nei fatti il "compromesso storico") può essere, ed è - a nostro avviso - un errore tattico. Niente di peggio. La "linea Togliatti" non è comunque più agibile se non come provvisorio espediente nell'Italia della seconda metà degli anni Settanta. Non è questo il problema.

Come dieci anni fa per il divorzio, in queste nuove fondamentali imprese di liberazione e di civiltà, di riforma democratica e costituzionale, nel momento essenziale, il movimento radicale sembra di nuovo solo. Questo movimento è cresciuto, quasi ingigantito, rispetto ad allora. Il PR non è più solo. Il Movimento di liberazione della donna, altre leghe e movimenti, correnti, gruppi e federazioni di partito e sindacali ne costituiscono ormai componenti consistenti e necessarie. Le centinaia di adesioni che ci giungono da sezioni socialiste, nuclei di fabbrica, la creazione di altre centinaia di comitati di base, per assicurare la riuscita della campagna del referendum, lo provano. Ma questo ancora non basta dinanzi alla violenza sempre maggiore del regime, all'uso fascista e corrotto della Rai-Tv, al condizionamento della stampa, all'apatia e all'impudente opportunismo della classe politica.

Per questo dobbiamo essere franchi innanzitutto con quanti ci danno fiducia, e hanno risposto al nostro appello. Se dalla Conferenza nazionale dell'Eur per insufficienza di partecipazioni, per le analisi che saranno fatte, per gli impegni che verranno registrati e garantiti o che invece mancassero, ne emergesse l'opportunità, potremmo anche decidere, pur dopo il clamoroso e inequivocabile successo della campagna di raccolta di pre-firme, di rinunciare all'iniziativa. Ci auguriamo invece che ogni sforzo, ogni sacrificio, ogni riflessione necessari saranno stati fatti e che la Conferenza, grazie alla partecipazione massiccia di tutti i comitati di lavoro e di tutte le organizzazioni di base dei movimenti aderenti, consenta invece la definitiva decisione di affrontare la raccolta delle firme autentiche. Ma abbiamo l'obbligo di comunicare che, con ogni evidenza, questo non sarà ormai possibile che nella seconda settimana di aprile, cioè già molto tardi. Speriamo non "troppo".

Quella parte del movimento socialista e radicale, laico e libertario, democratico di classe che noi rappresentiamo non intende più, comunque, farsi gratuitamente carico, da sola, in condizioni troppo spesso drammatiche, delle insufficienze dei partiti tradizionali nelle lotte per la liberazione civile, che è anche sociale e politica, del nostro Paese. Così come, non dispiaccia a troppi, è finora spesso accaduto.

 
Argomenti correlati:
PRI
codici militari
articolo
stampa questo documento invia questa pagina per mail