SOMMARIO: La raccolta delle firme per il referendum sull'aborto, promosso dalla "Lega XIII maggio" e dal "L'Espresso", e quella per gli otto referendum abrogativi del concordato, dellle norme autoritarie del codice penale, dei tribunali e codici militarie e del finanziamento pubblico dei partiti promossi dal Partito radicale, possono riprodurre le stesse condizioni che portarono alla vittoria divorzista del 13 maggio 1974. Questo obiettivo è raggiungibile, ma sono necessari l'impegno e la responsabile partecipazione del maggior numero di cittadini e organizzazioni. Confrontarsi con le altre forze di sinistra. Spezzare la censura della Rai-Tv.
(NOTIZIE RADICALI n. 22, 21-31 marzo 1975)
I giudici di Firenze continuano a tenere in galera il dott. Giorgio Conciani. Mandati di cattura sono stati spiccati contro due medici di Milano che avevano collaborato con il CISA e con il Partito Radicale e altri mandati sono probabilmente già pronti o sono pendenti, in attesa d esecuzione, contro altre nostre compagne o compagni. La liberazione del Segretario nazionale del Partito Radicale e di Adele Faccio non ha quindi interrotto l'azione repressiva dei giudici, che continua ad esplicarsi nei confronti del CISA e del Partito Radicale con una meticolosità e una durezza mai usate nei confronti degli speculatori dell'aborto clandestino, clericale e di classe.
La nostra "associazione a delinquere" continua però a funzionare come aveva continuato a funzionare durante al detenzione di Adele Faccio e di Gianfranco Spadaccia. Altri centri di informazione del CISA sono stati aperti e si sono aggiunti a quello di Milano che non ha mai interrotto la sua attività. Alcune cliniche del popolo sono da tempo funzionanti ed hanno sostituito quella chiusa a Firenze. Il numero dei compagni medici che collabora con noi è aumentato. Dietro la copertura politica del Partito Radicale e dietro l'attività affiorante e pubblica dei "centri di informazione sterilizzazione e aborto" si opera con i criteri della più rigorosa clandestinità. Le compagne del CISA, del Movimento di Liberazione della Donna, degli altri movimenti femministi si adoperano per assistere le donne che hanno bisogno di aiuto: convenzioni sono state concordate con alcune cliniche inglesi. Ma non ci facciamo illusioni. Nonostante questi sforzi, la nostra azione di assistenza è una piccola cosa: ha un grande valore poli
tico, ma necessariamente limitati effetti pratici. Il massacro di massa dell'aborto clandestino continua: ogni giorno che passa dalle seimila alle ottomila donne sperimentano questo massacro sulla loro pelle.
Sul fronte parlamentare le cose procedono con i ritmi e con i tempi della lentocrazia del regime. Le commissioni parlamentari non hanno neppure cominciato l'esame in sede referente delle proposte di legge che sono state presentate.
Lo strumento del referendum appare sempre di più un'arma necessaria e insostituibile per giungere ad una soluzione del problema. Lo hanno compreso i circa trecentomila cittadini che nel giro di un mese hanno inviato la loro firma di adesione alla campagna preliminare lanciata dall'"Espresso". E' un "test" impressionante se rapportato al numero delle copie vendute e dei lettori del settimanale. E' l'indice più sicuro del sostegno di massa che questa lotta, più ancora di quella per il divorzio, ha nel paese. Gli oltre cinquecento comitati di lavoro che si sono spontaneamente costituiti in ogni parte del paese dimostrano la disponibilità militante che esiste alla base anche fra molti che non partecipano normalmente alla attività politica dei partiti.
Lo avevamo del resto sperimentato già lo scorso anno per gli otto referendum promossi dal Partito Radicale. Non era il consenso popolare, non erano le firme che mancavano. Dovunque si riusciva a mettere un tavolo le firme arrivavano a centinaia. Ed erano firme di democratici, di comunisti, di socialisti, di veri liberali.
Anche quest'anno, accanto al referendum abrogativo delle norme sull'aborto, promosso dalla Lega XIII maggio e dall'"Espresso", il Partito Radicale promuoverà altri referendum. Insieme all'UIL è stato promosso un referendum abrogativo delle norme autoritarie e fasciste del Codice Rocco; insieme al settimanale "ABC" e alla LOC sono state presentate richieste di referendum contro i tribunali e i codici militari. Un quinto referendum è stato promosso per l'abrogazione del Concordato. Le campagne di Fanfani hanno bisogno di una risposta politica, democratica, popolare, di massa. Non è ammissibile lasciar passare questa incredibile e demagogica campagna contro la criminalità da parte di un uomo e di un partito che per trenta anni con la loro gestione del potere hanno in realtà alimentato ogni forma di criminalità di stato. Non è ammissibile indirizzare i propri sforzi militanti, come fanno i nostri compagni extraparlamentari contro il fascismo dei sicari e degli scherani di Almirante, e continuare a subire inerti
il fascismo istituzionale dei codici, del concordato, dei tribunali militari.
L'appoggio dell'"Espresso", il rafforzamento delle nostre modeste strutture di partito, l'impegno di altre forze come l'UIL e di altri organi di stampa, ci assicurano quest'anno una diversa e più ampia base di partenza per la campagna della raccolta delle firme. Abbiamo però il dovere di essere onesti con noi stessi e con tutti. Le difficoltà di questa impresa di democrazia diretta rimangono enormi. Non le supereremo se non si verificheranno alcune condizioni:
1) è necessario un diverso atteggiamento delle forze politiche e sindacali della sinistra. Chiediamo che almeno sul referendum sull'aborto e sul Codice Rocco ci sia il più ampio impegno di tutte le forze democratiche e in particolare del PSI. E' una risposta che non può tardare. I mesi utili per la raccolta vanno da aprile a giugno. Lottiamo quindi contro il tempo;
2) è necessario un diverso atteggiamento della stampa di informazione e della RAI-TV. L'istituto del referendum popolare è un istituto previsto dalla Costituzione. I cittadini devono essere messi in condizione di promuoverlo attraverso una informazione puntuale, completa, obiettiva. Ed è ugualmente necessario un comportamento corretto da parte delle istituzioni (comuni, uffici, giudiziari) che assicuri facilità e tempestività di espletamento alle procedure amministrative che devono precedere e accompagnare le operazioni di raccolta delle firme;
3) la prima condizione è tuttavia che ovunque si costituiscano comitati per la raccolta delle firme e che ciascun comitato si metta nella condizione di essere autosufficiente per il ritiro dei moduli, per la raccolta delle firme, per la loro autenticazione. A strumenti snelli di collegamento, deve corrispondere il massimo di autonomia. Ciascuno faccia ciò che può: ci rivolgiamo alle sezioni socialiste, ai comitati di fabbrica, ai collettivi studenteschi. Ma ci rivolgiamo anche a tutti i compagni che condividono questa iniziativa perché si trasformino nella scuola, nel loro luogo di lavoro, nella loro università e nella loro fabbrica, nei loro quartieri in altrettanti promotori della raccolta delle firme.