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Pannella Marco - 1 aprile 1975
L'ultimo appello
Marco Pannella

SOMMARIO: E' il periodo di maggiore tensione politica in Italia: da una parte il fenomeno terrorista delle Brigate Rosse, dall'altra le prime manovre per realizzare il "compromesso storico". Oscure forze dello Stato tentano di pilotare per fini eversivi il terrorismo. Marco Pannella gestisce settimanalmente una pagina sul settimanale L'Espresso che ha promosso, assieme alla Lega XIII maggio e al Partito radicale il referendum per l'abrogazione delle norme del codice Rocco che puniscono il reato d'Aborto. Oltre all'aborto, il Partito Radicale è impegnato nella raccolta delle firme per altri referendum: contro i codici penali e militari, contro il Concordato e il Trattato lateranense.

In questo articolo Marco Pannella denuncia i primi tentativi di rispondere alla violenza terrorista con l'abuso delle armi da parte delle forze di polizia, con leggi speciali fra cui la famigerata "legge Reale". Con provocazioni e infiltrazioni, settori dei carabinieri e della polizia tentano di pilotare ed utilizzare i movimenti eversivi per creare un clima di tensione sociale che giustifichi l'adozione di misure autoritarie.

E' la condanna anche della degenerazione della sinistra extraparlamentare che ha innalzato la bandiera dell'intolleranza politica e dell'"antifascismo militante" contro il Movimento sociale. E' l'invito ai militanti radicali a non farsi distrarre dal falso rivoluzionismo per impegnarsi nei referendum "che, se si facessero, taglierebbero le unghie al regime corporativo e al sistema capitalistico in Italia".

(L'Espresso - Aprile 1975 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

La licenza di uccidere per salvare il disordine costituito, compresa nell'aggravamento delle norme fasciste del Codice penale, chiesto dal governo Moro-La Malfa, diventa dunque legge prima ancora del voto parlamentare.

Accanto ai "frate-mitra" del generale dei carabinieri Dalla Chiesa - bel nome profetico e sintomatico -, ai provocatori che infestano e spesso danno vita alle bande d'assassini, imbottiti d'eroina, dei servizi di sicurezza, in mancanza d'eroi ricompaiono ora anche frenetici "manifestanti" con tessera e armi di polizia in tasca, vecchia manovra prediletta dal caro e "quasi socialista" capo dell'antiterrorismo questore Santillo.

Con gli assassini tornano i martiri, i funerali, le vendette, la disperazione e la rabbia; l'esaltazione dello scontro violento, visto spesso come una moderna incarnazione del medioevale "giudizio di Dio". La sinistra extraparlamentare si scatena, per difendersi, nella caccia al demonio paleofascista, l'unico che il regime gli mette a dubbia portata, lo insegue fino nell'inferno poco attendibile delle sue sedi di rappresentanza, per darle alle fiamme. Cortei immensi si formano, esaltati e esaltanti, dove gli slogan gridati correggono verbalmente la prassi zoppicante: »Fuori legge il MSI, a morte la DC .

Ancora pingui di voti e di potere, i corvi del regime che vivono sfruttando dalla culla alla bara le donne e gli uomini del Paese, con i monopoli dell'assistenza alla maternità e all'infanzia, alla famiglia e alla malattia, con il peculato e la violenza della menzogna, della corruzione, delle trame nere e bianco-gialle, possono così guardare con qualche minore pena e paura alla scadenza del 15 giugno.

La DC può forse tornare a essere tranquilla: il Paese torna a vivere momenti di violenza, di malattia, di morte. E' forse possibile che Fanfani, in qualche misura, se non vince su tutta la linea, perda. Che importa? Su questo stesso giornale, la settimana scorsa, il leader comunista Bufalini ci avvisava ufficialmente che i dorotei, oggi, sono forza gradita, oltre che popolare, democratica, progressista e repubblicana.

Possiamo essere dunque tranquilli. La "ricostruzione dello Stato" riprenderà, come con De Gasperi, con Pella, con Fanfani (tanto amato ieri): l'unità nazionale non è spezzata. Tonino Bisaglia, oltre che Eugenio Cefis, ci penseranno. Se si toglie qualche socialista, i radicali, i compagni del Manifesto (il quotidiano) e di Avanguardia Operaia, l'accordo su questa prospettiva sta diventando unanime. Perfino il fiume di compagni trasportati a Roma per inneggiare alla rivoluzione portoghese sarà convogliato a sostenere elettoralmente questo disegno. Nelle sue contraddizioni e per "farle esplodere", come s'usa dire, naturalmente.

In questa mia pagina, gli amici dell'Espresso s'attendono naturalmente ch'io svolga un tema settimanale sull'aborto, sui diritti civili.

Sto quasi per dire: »A che pro? , e rendergliela, questa pagina.

Sono un nonviolento, socialista, laico, libertario e, per questo, radicale. Se proprio non posso fare altro, dinanzi agli assassini di regime, agli assassini di leggi, di Costituzione, di civiltà e di verità, preferisco mettere in causa la mia morte, o la mia vita, per evitare che vincano, per sconfiggerli. Ma finché sarà possibile - pur in giorni come questi - strappare alla morte, concretamente, qualche decina o centinaia di donne, per esempio, assicurando loro, con i compagni del CISA, del MLD, del PR, un aborto clinico e non pericoloso, tendo a dirmi che queste forme di disubbidienza civile e nonviolenta sono forse armi migliori di quelle che gli altri esaltano, e che la DC è riuscita a mettere al centro dello scontro politico. Anche se fra un'ora, o un mese, so benissimo di poter essere arrestato. E sono contento che i miei compagni, in questi giorni, non vadano tanto a farsi ammazzare dalla violenza dello Stato e a cercare d'ammazzare-il-fascista, ma siano giorno e notte impegnati a cercare di far "pas

sare" la richiesta di referendum. Non solo quello contro l'aborto di Stato, ma anche quelli contro i codici penali e militari, contro il Concordato e il Trattato lateranense: referendum che, se si facessero, taglierebbero le unghie al regime corporativo e al sistema capitalistico in Italia.

Ma non è la dimostrazione di potere e di violenza che la maggioranza sta dando, è quella di debolezza e di incapacità che l'opposizione fornisce, a scorarmi. Che la difesa rabbiosa dei diritti dello zigote e dello sperma non sia altro, nei nostri potenti, che un modo per meglio far passare la licenza di uccidere e di compiere le stragi di Stato, non l'imparo certo solamente oggi.

Ma che, per pigrizia, per sfiducia in sé, per disattenzione, i trecentomila e passa amici che ci avevano scritto la loro solidarietà e il loro impegno a sostenere la richiesta di referendum, disertassero e facessero scadere le loro convinzioni a una momentanea e futile espressione di consenso, rifiutando in questa settimana di scomodarsi per recarsi in una sede comunale o di tribunale della loro città per apporre almeno la loro firma, questo non lo avrei creduto. Abbiamo spiegato e ripetuto, fino alla nausea, perché andava, perché va fatto subito. Nemmeno un decimo di loro, di voi, s'è ancora mosso.

Per quanto mi riguarda, e riguarda la Lega 13 maggio, è questo l'ultimo appello che rivolgo loro. Se anche la gente, cui credo e che amo, della quale con tanta fierezza e così convinta scelta faccio parte, s'è ormai corrotta e non è capace di cogliere le sempre più rare occasioni per cercare di vivere e di far vivere un po' più liberi e felici, non mi interessa nemmeno cercare di vincere in altro modo, quasi da solo, con i soliti ignoti radicali, e pochi altri.

 
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