di Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: Il Partito Radicale non si presenta alle elezioni regionali del 15 giugno 1975. Assicurerà il suo sostegno a quelle forze politiche, a quelle liste e a quei candidati che si sono impegnati nella campagna del referendum sull'aborto.
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Il Partito Radicale non si presenta a queste elezioni regionali e amministrative né presenta propri candidati in altre liste della sinistra. Non abbiamo problemi di insediamento di potere nelle amministrazioni locali. Non riteniamo che la conquista di qualche seggio al Comune o alla Regione possa contribuire in maniera determinante a modificare gli equilibri politici.
Pensiamo che il contributo più serio che noi possiamo dare alla sconfitta della D.C. anche in queste elezioni sia il nostro impegno per la raccolta delle firme per i referendum per mettere questo strumento di democrazia diretta a disposizione del maggior numero di cittadini. Senza la compagna che abbiamo condotto in questi mesi per la depenalizzazione dell'aborto, la lotta per i diritti civili sarebbe stata assente da questo panorama elettorale. La vergognosa campagna della D.C. sull'ordine pubblico e sulla criminalità sarebbe rimasta senza la risposta di una civile campagna di massa da sinistra su un tema di libertà.
Come tutte le prove elettorali, anche questa si presenta apparentemente dura e grave. Dura per lo scontro fra le forze politiche e grave per il consueto inquinamento di fatti di criminalità politica che accompagna questa consultazione come le precedenti. Ma dietro la durezza e la gravità dello scontro, nulla lascia pensare che siano state rimosse le cause reali, che sono politiche, della crisi di questo regime. Ancora una volta le grandi forze politiche popolari si presentano all'elettorato senza indicazioni alternative, all'insegna della politica del compromesso storico o per la realizzazione di assi preferenziali più o meno spostati a sinistra. Ancora una volta la strategia radicale che fa dei diritti civili il punto centrale dello scontro con la democrazia cristiana si rivela l'unica valida, ampiamente unitaria, sicuramente vincente se realizzata e portata fino in fondo. Lo ha dimostrato il referendum del 13 maggio. Lo dimostra la rispondenza popolare dell'iniziativa referendaria sull'aborto, lo dimostra
il fatto che è sul terreno dei diritti civili - con nuove leggi speciali liberticide e anticostituzionali - che la D.C. contrattacca per recuperare il terreno perduto.
L'assenza di politiche alternative, la mancanza di indicazioni politiche ed elettorali che siano suscettibili in tempi brevi di fare uscire il paese dalla crisi fu uno dei motivi che ci indussero all'astensione nelle elezioni politiche del 1972. Ora invece, nonostante questa analisi, parteciperemo al voto. Da allora ad oggi c'è stato il 13 maggio, ci sono stati anche grazie alle nostre lotte la riforma del diritto di famiglia, il voto ai diciottenni, l'ammissione delle liste di "Democrazia proletaria" alla propaganda elettorale radiofonica e televisiva. La ripresa della lotta dei diritti civili è stata assicurata con la vittoria del referendum un anno fa. E nella battaglia sull'aborto abbiamo rotto l'isolamento in cui il regime sembrava essere riuscito a confinarci, anche se siamo tuttora isolati nella lotta contro le leggi fasciste e contro il concordato.
Parteciperemo al voto e invitiamo a parteciparvi, facendo in modo che quello del 15 giugno sia in qualche misura un voto alternativo. E l'unico modo possibile per dare questa connotazione al voto è quello di individuare le forze politiche, le liste, i candidati che nel corso della campagna elettorale si saranno concretamente impegnati nell'appoggio alla raccolta delle firme per il referendum sull'aborto. Non daremo indicazioni di voto ai nostri compagni e ai simpatizzanti del Partito Radicale. Più concretamente assicureremo a queste liste e a questi candidati, il sostegno dei nostri strumenti di opinione e di propaganda.
Un primo giudizio e orientamento è già stato formulato dal consiglio federativo del P.R.
SOCIALISTI: Le positive contraddizioni fra una linea politica che lo costringe all'interno degli equilibri di regime, fino ad accettare il grave provvedimento sull'ordine pubblico, e le sue aspirazioni sempre più diffuse ad essere interprete ed espressione delle esigenze di rinnovamento e delle speranze alternative del paese, si sono manifestate all'interno del P.S.I. anche nella campagna sull'aborto. Nonostante il rifiuto della direzione di aderire ufficialmente al referendum sull'aborto, è dal P.S.I. e dalle sue organizzazioni che è venuto il più forte sostegno alla campagna per la raccolta delle firme non solo a livello di importanti federazioni come quelle di Roma, di Milano e di Torino, di un numero foltissimo di sezioni in ogni parte d'Italia, di candidati e di quadri intermedi, ma anche da parte di consistenti settori della sua classe dirigente e del suo gruppo parlamentare. Dovunque questo si è verificato, il P.R. assicurerà pertanto il suo sostegno alle liste o ai candidati del P.S.I.
P.D.U.P. - AVANGUARDIA OPERAIA: Il P.R. non ha potuto fare a meno di riscontrare il diverso comportamento del P.D.U.P. e di A.O. Come già lo scorso anno per gli otto referendum anche quest'anno il P.D.U.P. ha perseguito sui diritti civili, e anche nella compagna per il referendum sull'aborto a cui ha dato fino ad ora una adesione soltanto di principio non seguita da alcun impegno militante, una politica sostanzialmente antiunitaria e settaria.