Marco PannellaSOMMARIO: Marco Pannella denuncia il comportamento della sinistra extraparlamentare italiana che non solo non appoggia ma spesso sabota l'iniziativa per la raccolta di firme per l'indizione del referendum sull'aborto. Alla viglia delle elezioni amministrative e regionali, annuncia che il Pr sosterrà quelle liste che s'impegneranno nelle lotte laiche e libertarie per i diritti civili. Anticipa inoltre, a titolo personale, che nelle elezioni per il consiglio provinciale del lazio voterà per i candidati della sinistra repubblicana.
(L'Espresso - Giugno 1975 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)
"Il nostro Comitato centrale ne ha discusso a lungo", mi dice un paio di settimane fa Adriano Sofri, il "leader" di Lotta Continua: "La conclusione è questa: poiché riteniamo velleitario, pazzesco, pensare di raccogliere in questa situazione di regime cinquecentomila firme autenticate per un referendum, aderiamo simbolicamente alla iniziativa, ma - da partito serio e responsabile - non distraiamo nessuna energia per un obiettivo irraggiungibile. Se vuoi manda pure un articolo: te lo pubblichiamo".
"Certo, sono critiche che bisogna valutare, e non mi sembrano del tutto infondate. Hai ragione", mi concede Aristarco, l'unico dirigente del Pdup per il comunismo con cui dopo settimane riusciamo a scambiare due parole telefonicamente, "è urgente discutere a livello di Segreterie. I compagni sono molto occupati ma sicuramente martedì o mercoledì prossimo l'incontro potrà tenersi. Ti telefono per la conferma". Sono passati venti giorni. Aspettiamo ancora. E aspettiamo, in realtà, da qualche anno.
"Dite a Marco che in giro, in molte città, anche i compagni extraparlamentari sono impegnati attorno ai tavoli, a raccogliere le firme", telefona al PR Adele Faccio, che è l'unica di noi che sia riuscita a scollarsi da Roma e dall'allucinante lavoro quotidiano della organizzazione della campagna.
"Sono furenti per i suoi attacchi".
"Rossana Rossanda ha telefonato ieri a Giancarla", mi racconta stamane Lino Jannuzzi, "s'é mostrata addolorata. Ma come - ha detto la Rossanda - con tutta la campagna che abbiamo fatto, le firme che abbiamo raccolto... Giancarla è indignata anche lei".
"Ma certo", mi confermano Rolando Parachini e Massimo Giammei, i coordinatori radicali dell'attività organizzativa del nostro Comitato, "pian piano, in diverse città, compagni di base del Manifesto, di LC, si sono associati al lavoro di raccolta. In alcuni centri, come a Novara, sono femministe comuniste, vicine al Pdup, le più attive".
Stiamo dunque per farcela. Ma c'è ancora un lavoro enorme da assicurare, cui rischiamo di non poter far fronte. Chi non s'è impegnato finora resta necessario. Se il riscaldamento non è stato ancora raggiunto è unicamente perché forze che avevano aderito all'iniziativa e sul cui apporto avevamo calibrato i progetti di raccolta e di propaganda, non solo sono mancate a livello organizzativo pur essendo di gran lunga più "grosse" e numerose, in teoria, del Partito radicale, ma hanno di fatto sabotato (per irresponsabilità, per incapacità, per scelta, per calcolo sbagliato, non so e non m'importa molto) questa difficilissima battaglia che sarà vinta ancora una volta grazie allo slancio dei cittadini e dei compagni, alla maggiore intelligenza e maturità della base rispetto ai vertici, realtà evidente anche a sinistra, e all'estrema sinistra.
Il Manifesto ha, infatti, secondo il solito, finito per impedire o rendere più difficile proprio l'apporto dei suoi militanti di base, censurando o relegando nella marginalità più insignificante, fino a qualche giorno fa, ogni informazione necessaria alla nostra lotta. Molto più serio, in realtà, è stato il comportamento del PSI che, pur non aderendo all'iniziativa a livello nazionale, l'ha poi nei fatti secondata anche se inadeguatamente, e che ha visto suoi esponenti di grandissimo piano, in ogni parte d'Italia, concretamente impegnarsi nella campagna di raccolta delle firme. Certo, il PSI ha votato l'ignobile "Legge Reale-Fanfani", sia pure dopo essere riuscito a renderla un po' meno fascista. Ma, ad esempio, a meno di errore (non ho ora modo di controllare), la notizia dell'avvenuta richiesta da parte del Pr e di altri militanti democratici di un referendum abrogativo di questa legge, è stata censurata, anche questa, dal Manifesto, mentre persino Radio e TV hanno dovuto segnalarla.
Comunque, visto che battaglia per il nostro referendum e lotta elettorale s'intrecciano, non trarremo conseguenze definitive, su questo piano, che dopo gli incontri previsti in queste ore, mentre scriviamo, fra Partito radicale, Lega 13 maggio, altri movimenti per i diritti civili, da una parte, e Segreteria nazionale del PSI (e poi Sinistra repubblicana) dall'altra: incontri che (se lor signori alla fine si degneranno) ci auguriamo siano immediatamente seguiti da un altro con la Segreteria nazionale del Pdup. Abbiamo infatti ripetutamente scritto e detto che criterio discriminante per le nostre scelte di alleanza e di sostegno politico è quello della concreta disponibilità e dell'impegno effettivo nelle lotte laiche e libertarie per i diritti civili da parte degli altri movimenti democratici.
Ma sin d'ora, e a titolo assolutamente personale, anticipo che per quanto mi riguarda, come elettore romano, e limitatamente alla provincia di Roma, ho già fatto la mia scelta. Anomala, come volentieri ammetto che accada. Voterò qui per i candidati della Sinistra repubblicana, quindi per il PRI. Non solo perché Franco De Cataldo, che è fra loro, ha condotto e guidato in questi anni, senza eccezione e riserva alcuna, tutte, dico tutte, le nostre battaglie radicali, democratiche e socialiste per le libertà civili, ma, più ancora, per il programma che hanno pubblicamente e collettivamente presentato agli elettori. E' un programma di pari, esplicita durezza, contro la DC e il "centrosinistra", contro l'attuale politica dei Reale e dei Mammì, rispetto a quelle del PR o del PDUP.
Se De Cataldo e Mazzotti saranno eletti, la Sinistra, e la più intransigente, laica, libertaria delle posizioni, torneranno nel Lazio a poter contare anche sul PRI. Se diecimila, ventimila radicali, libertari, sapranno con rigore far tesoro di questa occasione, dando a questi candidati i loro voti di preferenza, potranno, da soli, avere il merito di aver sconvolto il panorama politico della regione. Senza il PRI come appendice, la DC come partito di governo avrebbe infatti a Roma i mesi contati. Si lancerebbero, anche, le migliori basi per l'attacco laico, anticlericale, repubblicano, socialista, unitario a sinistra, al Campidoglio, fra un anno. Sempre a Roma, sarà giusto dare una mano, leale come s'è rivelata la sua, a Silverio Corvisieri, per le liste di Democrazia Proletaria.
Per il resto, cioè per le indicazioni di voto che i radicali e i loro compagni, le nostre leghe e movimenti dovranno dare a livello generale, nazionale, useremo questa pagina la prossima settimana. E se qualcuno ritenesse che in tal modo abbiamo dimenticato di esserci impegnati e qualificati in primo luogo sul referendum contro l'aborto clandestino, faccia pure come un certo tipo di compagni che andava raccontando, a febbraio, che Adele Faccio e Gianfranco Spadaccia erano, sì, in carcere, ma che c'erano per smania di pubblicità e speculazione partitica.