di Marco PannellaSOMMARIO: Prendendo spunto dall'arresto di Emma Bonino per l'organizzazione delle iniziative di disobbedienza sull'aborto (le "cliniche" del Cisa dove veniva praticato l'intervento con il metodo Karman), Marco Pannella lamenta la smobilitazione dei militanti dopo l'annuncio del superamento delle 500.000 firme necessarie per indire il referendum sull'aborto. Avverte inoltre il pericolo che la Dc tenti di far approvare una "legge-bidone" per evitare un referendum su cui rischierebbe ancora una volta di essere battuta: Flaminio Piccoli ha ragione di preoccuparsi, »non abbiamo smesso di preparare "sciagure" come quella del 13 maggio 1974, per il suo partito e il suo regime . Infine afferma che »non c'è miglior modo di difendere questo referendum che ottenere la convocazione anche degli altri, sui codici penali e militari, sul Concordato, sulle leggi Reale. Il Parlamento non farebbe infatti mai in tempo per eluderli tutti, e si andrebbe quindi comunque al nuovo scontro popolare contro il regime .
(L'ESPRESSO, 22 giugno 1975)
(Fino alla conclusione della campagna per il referendum sull'aborto, "L'Espresso" mette questa pagina a disposizione della Lega 13 maggio che la usa in piena autonomia.)
Emma Bonino ci ha salutato sorridendo, serena, mentre entrava in carcere. Si tratta ora di liberarla, al più presto. Il suo arresto è un sequestro che lo Stato compie in flagrante violazione della Costituzione: è violenza, non giustizia o diritto. C'è certo una associazione a delinquere, in questa storia; ma non siamo tanto noi a costituirla quanto coloro che usano e abusano del loro potere a difesa dell'aborto clandestino. La Corte costituzionale l'ha riconosciuto. Emma s'è mossa perché riteneva di non poterne fare a meno, di averne il dovere. Ed è in carcere. Armata di ragione, di nonviolenza, s'è costituita perché ritiene ingiusto non solo il mandato di cattura, ma arbitraria anche l'imputazione; perché vuole che il processo sia infine celebrato, come lo vogliamo tutti, Adele Faccio, Gianfranco Spadaccia, Giorgio Conciani, io stesso. Come lo volevano il resto degli ormai più di cento arrestati radicali di questi anni, obiettori di coscienza, manifestanti per i diritti civili, rei di delitti d'opinione dem
ocratica. Emma Bonino mi ha detto, prima di andar via, l'altra mattina, a Bra: "Speriamo che serva anche per il referendum".
Speriamo. Ma c'è di che spaventarsi, diciamolo pure. Molti compagni sembrano aver smobilitato, all'annuncio (dato la settimana scorsa) della raccolta delle 518.000 firme. Le operazioni di recupero dei moduli, della verifica della loro validità, della raccolta dei 700.000 certificati elettorali, che dovremo aver compiuto i prossimi 15 giorni, sono di una difficoltà e complessità drammatiche. Un aiuto davvero fraterno ci è giunto dalla Segreteria nazionale del Psi che ha aperto la sottoscrizione nazionale che abbiamo lanciata perché ormai paralizzati dai debiti e dall'assenza di danaro, con un contributo di cinquanta milioni. D'accordo con De Martino, ne diamo notizia solo ora, a votazioni compiute. Ma abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, in primo luogo dei compagni radicali, perché non smobilitino ora, al contrario moltiplichino di nuovo le loro energie. I primi effetti del clamoroso successo della nostra iniziativa sta già dando i suoi primi frutti. La Camera riprende il dibattito sui progetti di legge nei p
rossimi giorni. Ora la Dc è costretta ad accettarlo, nella speranza di riuscire, sollecitandolo, a impedire il referendum con una qualsiasi legge-bidone. Flaminio Piccoli ha ragione: non abbiamo smesso di preparare "sciagure" come quella del 13 maggio 1974, per il suo partito e il suo regime. Siamo per ora già riusciti a impedire il proseguire di quell'ostruzionismo che dal 1971 la Dc ha messo in atto, con la complicità di troppi.
Non ci facciamo illusioni, ma non resteremo inerti. Sappiamo che la classe politica, nel suo assieme, rischia di aver paura di un nuovo referendum nella prossima primavera e che si cercherà quindi di vanificare sia la richiesta sull'aborto che quella sul finanziamento pubblico dei partiti. Certo, hanno ragione i radicali: non c'è miglior modo di difendere questo referendum che ottenere la convocazione anche degli altri, sui codici penali e militari, sul Concordato, sulle leggi Reale. Il Parlamento non farebbe infatti mai in tempo per eluderli tutti, e si andrebbe quindi comunque al nuovo scontro popolare contro il regime. Per di più, ovunque, il partito radicale, in queste settimane, ha posto ai propri tavoli anche i moduli per queste altre iniziative, l'unanimità della gente ha firmato in blocco le richieste. E' una riprova tassativa, conclusiva. Forse per un eccesso di disciplina unitaria, il Pr aveva accantonato per più settimane la sua attività per questi altri obiettivi, sicché le firme raccolte sono, s
embra, poco più di cinquantamila.
Ora annunciano che vogliono tentare di farcela anche con gli altri referendum entro il 30 luglio. Fra pochi giorni ottomila comuni italiani avranno anche i moduli corrispondenti.
E' una nuova follia? Forse, ma nella misura in cui il Pr sembra sperare che il Pdup, Lotta continua, oltre che Avanguardia operaia ammaestrati dal primo successo, si decidano ora ad assumersi nuove e più adeguate unitarie responsabilità.
Se i tre maggiori gruppi neoleninisti, con i loro quotidiani, accoglieranno questa ennesima proposta del Pr, dedicando ai referendum contro le leggi liberticide e contro le più gravi situazioni di incostituzionalità, per quaranta giorni, le stesse energie che impiegarono per la sola iniziativa contro il Msi; se questo progetto antiregime sarà fatto proprio, seriamente, da questi partiti, l'obiettivo, è in effetti raggiungibile, e di slancio, in poche settimane. Quali mai altre "priorità", ora, ci saranno, ci sarebbero, da accampare? Già la Uil è ufficialmente impegnata a sostenere il referendum sul codice Rocco. I credenti chiedono con sempre maggior urgenza e sempre miglior ascolto, l'abrogazione del Concordato. Lo schieramento radicale e socialista libertario ha forse fornito ormai una prova di forza e di efficienza che dovrebbe finalmente aver fugato disfattismi e sfiducie preconcette.
Quanto a noi, come "Lega 13 maggio" accettiamo l'invito del partito radicale. In attesa delle risposte formali e motivate che il Pr sollecita da altri, dopo le polemiche delle scorse settimane, impugniamo anche questi altri vessilli di libertà e di liberazione. Se resteremo ancora una volta quasi soli ne trarremo le conseguenze, subito. C'è infatti un'Italia dei diritti civili che chiede ormai di organizzarsi ovunque, dai più remoti paesi sotto i cinquemila abitanti, alle città che, come Roma e Milano, hanno visto centinaia di migliaia di elettori firmare la nostra richiesta di referendum sull'aborto. Se l'unità di lotta che il Pr auspica, si realizza subito, com'è necessario, avremo anche questi altri referendum. Altrimenti, ci conteremo. Due, trecentomila? Vedremo, e ci organizzeremo. Intanto chi, fra compagni comunisti, socialisti, repubblicani, democratici, fra i lettori di questa pagina, oltre che fra radicali e libertari, è d'accordo e disponibile non aspetti un sol giorno: telegrafi, scriva, telefoni
al Comitato per i referendum, Piazza Sforza Cesarini 28, Roma, tel. 655308, 6568289. Non c'è tempo da perdere.