SOMMARIO: La polemica con il quotidiano repubblicano che accusa Pannella, arrestato per aver fumato uno "spinello" al fine di sollecitare la modifica della legge sulla droga, di essere intollerante e antidemocratico.
(NOTIZIE RADICALI N. 90, 5 luglio 1975)
Irrequieto, confuso, autore di riflessioni politiche aberranti, intimamente intollerante, antidemocratico, con un istinto di prevaricazionismo, dal fiuto istrionico, non sa che cosa vuole; dopo un tale ritratto di Marco Pannella, la Voce Repubblicana, dice che il suo arresto gli ``spiace'' e li ``turba''. Francamente di questo dispiacere e di questo turbamento non sappiamo proprio cosa farcene, se non per farci qualche riflessione sulla ``intima'' malafede di questi individui.
Un partito che da oltre venti anni sostiene, spesso decisivamente, un regime corrotto e corruttore accusa di intolleranza, di antidemocraticità, di prevaricazione un cittadino, e con lui una forza politica, che cerca di trovare, pacificamente, nonviolentemente, pagando di persona, problemi gravissimi. Un partito che sta al governo da oltre 20 anni cerca di scaricare addosso ai suoi avversari sue responsabilità ben precise: in questo caso specifico l'aver approvato nel 1954 la legge che oggi è alla base di migliaia di crimini e centinaia di morti, il non aver fatto nulla per modificarla, ed ora fa le solite dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Crediamo che un partito di governo abbia responsabilità ben precise: non abbiamo mai ritenuto che stare al governo sia una festa, come sembrano invece pensare certi esponenti del Pri specialisti in spartizione della torta e nell'incasso di ``regali'' dei petrolieri. Ma quando il potere lo si sa adoperare in una sola direzione è evidente che non si potrà mai
fare nulla di utile: non si potrà mai, per esempio, ottenere presto una legge sul diritto di famiglia, una legge sull'aborto, una legge sulla droga; bisogna che si siano i soliti ``provocatori'' radicali, o chi per loro, per ottenere che i repubblicani e i loro superiori di governo facciano qualche cosa. I loro ritmi sono commisurati all'età del loro presidente; non gli importa che nel frattempo persone innocenti finiscano in galera, muoiano, si rovinino. Ma quando non si tratta di diritti dei cittadini ma di privilegi del potere allora diventano frenetici, approvano in un mese la legge sul finanziamento pubblico dei partiti (non paghi delle bustarelle dei petrolieri vogliono estorcere i soldi anche dai cittadini), approvano in un altro mese la legge sull'ordine pubblico di cui abbiamo visto gli effetti: cinque uccisi dalla polizia, mentre rapitori e rapinatori continuano allegramente, alla bella faccia del ministro Reale. In questi casi pare che prendano la simpamina per mantenere questi ritmi.
D'altra parte sono coerenti con se stessi: dicono ``Ma non si affronterà né questo né qualsiasi altro problema se la nostra condizione politica ed economica non si rafforzerà e non resisterà ai rischi che l'assillano''. E' così mentre tutti, da Fanfani all'ultimo metalmeccanico aspettano le indicazioni e le soluzioni di Ugo ``Keynes'' La Malfa e del suo figlio unigenito Giorgio, questi problemi non si devono, non diciamo, risolvere, ma nemmeno ``affrontare''.
Non avevamo dubbi, soprattutto dopo questa conferma: questi signori hanno un imperativo morale: non affrontare il problema della droga. Perché insistere? Noi sulla strada della prigione, loro su quella della complicità oggettiva con gli spacciatori e trafficanti d'eroina.
Nel frattempo vorremmo consigliare loro di togliersi la foglia d'edera con cui da anni, invece della foglia di fico, si coprono le ``pudenda'', e di mettersela davanti alla bocca - sta là la loro sconcezza.