Regolamento nonviolento della marcia"PREMESSA"
Il ricorso alla violenza, da parte di coloro che vogliono introdurre un cambiamento nella società, costituisce sempre l'alibi che permette ai poteri costituiti di sfuggire alle proprie responsabilità e di giustificare l'uso che essi stessi fanno della violenza per mantenere l'``ordine''. Così una tecnica abitualmente usata per discreditare le marce ed altre manifestazioni consiste nel descriverle come disordinate e violente. Attenersi ai principi e ai metodi della nonviolenza è dunque necessario per non offrire un tale alibi. La repressione che eventualmente colpirà i marciatori resterà senza giustificazione: sarà il Governo che dovrà dare all'opinione pubblica e all'opposizione una spiegazione dei mezzi che impiega.
Ci rendiamo conto, noi stessi promotori, di essere forse inadeguati, collettivamente, ad un impegno così chiaro e difficile: una cosa è, infatti, aver acquisito sul piano teorico e sul piano dei sentimenti una convenzione nonviolenta, altro è averne acquisito profondi riflessi e istinti, aver superato per quanto è umanamente concepibile oggi i nostri istinti di aggressività, di violenza morale, di non rispetto dell'altro, cioè del diverso e dell'avversario; altro, ancora, è presumere di avere forza sufficiente per tradurre con intelligenza, dinanzi alla varietà ed alle difficoltà delle situazioni che ci troveremo ad affrontare, le nostre proposizioni ideali in concreti comportamenti.
Ci rendiamo anche conto dei pericoli impliciti in ogni disciplina e in ogni organizzazione autoritaria e riteniamo che non possiamo che contare sulla libera adesione dei partecipanti, la più omogenea a chi, come tutti noi, vive e lotta perché ciascuno sia padrone della propria coscienza, e vuole essere libero e responsabile in ogni occasione e momento d fronte ad essa.
Non è necessario, d'altronde, perché la marcia e le altre iniziative collaterali abbiano successo, che tutti i partecipanti abbiano deciso una volta per tutte di non ricorrere mai più alla violenza, quali che siano le circostanze, ma "è essenziale alla riuscita della marcia e per tutta la durata di questa, che tutti i partecipanti accettino di attenersi ai metodi della nonviolenza".
Ricordiamo allora, esplicitamente, a ciascuno e a tutti i partecipanti alla marcia, questi criteri e queste raccomandazioni che ci sembra possano essere unanimemente condivisi dai compagni marciatori:
1. "LA MARCIA E' AUTOGESTITA".
L'esperienza delle precedenti marce ci ha dimostrato che è utile designare dei responsabili. Probabilmente si tornerà a stabilire che ogni giorno, a rotazione, dei compagni assumano la responsabilità e l'onere grave di coordinatori. Ma sarebbe rispetto a loro ed a tutta la manifestazione, un grave peso se ciascuno non s'assumesse la personale responsabilità di tener presenti e di difendere i metodi e i criteri che ci diamo, di comune intesa, per renderla più produttiva e la meno costosa possibile per il nostro movimento e per ciascuno di noi. E' necessario che i responsabili vengano designati chiaramente. In caso di intervento della polizia o in occasione di provocazioni, l'esistenza di coordinatori permette di prendere le decisioni più efficaci.
2. "SCRITTE CARTELLI E DISCORSI".
a) Le scritte, come i discorsi, devono essere privi di qualsiasi espressione offensiva o minacciosa verso chiunque, anche se si tratta di un nostro avversario o nemico.
b) Che i cartelli siano chiari e attraenti: dipingere le principali scritte in lettere nere sufficientemente grandi e larghe perché possano essere lette da lontano e possano dare buone fotografie; gli slogans siano corti e chiari; ripetere gli slogans più importanti.
c) Tutte le scritte devono essere preliminarmente approvate dal comitato organizzatore.
d) Non fissare cartelloni o bandiere a dei bastoni perché non accada che in caso di provocazione (in cui è facile perdere la calma) essi vengano usati per colpire qualcuno e la responsabilità venga attribuita all'organizzazione della marcia.
3. "IL COMPORTAMENTO".
a) "La vita in comune", in questi dieci giorni di marcia, anche per le preoccupazioni e le difficoltà che non cesseranno d'insorgere, sarà difficile, come ogni altra cosa, più d'ogni altra cosa. Se, infatti, è indubbio che esistono e interverranno alla marcia, compagni per i quali l'esperienza nonviolenta è stata ed è effettivamente vissuta, come esperienza personale, è bene tener tutti presente che la nonviolenza che in questi giorni ci unisce è un fatto collettivo e politico: è prassi e dialogo.
"Il rispetto per gli altri" non potrà essere quindi pienamente affidato ad una meccanica spontaneità. Abbiamo due nemici da battere, interni a ciascuno di noi, che rischiamo di inserire in questi giorni di azione e di azioni comuni: "l'indifferenza" alla concreta sensibilità degli altri, il chiasso inutile, gli esibizionismi, il ``lasciarsi andare'' fino al fastidio e il mancato rispetto dei compagni, e - all'opposto - "i moralismi" infastiditi e infastidenti, fatti di pari incapacità a comprendere, rispettare, giustificare caratteri e stati d'animo diversi dal nostro. Ciascuno lo ricordi a se e agli altri, il più fraternamente possibile.
b) Tutto il modo di marciare, di parlare, di vestire, di ``essere'', è "comunicazione" verso l'esterno. Siamo di diversa origine e quindi, per gusti e per necessità, diversi: esprimiamo - lo vogliamo o no - modi di essere borghesi, piccolo-borghesi, proletari, sottoproletari. Ma ciascuno di noi deve tener presente che esiste un rapporto sicuro fra i nostri modi di presentarci e di ``apparire'' e le reazioni di coloro con cui vogliamo parlare, per cui facciamo la marcia. Dobbiamo tutti fare il possibile perché non vengano gratuitamente offerti pretesti per dirottare il discorso politico su futili questioni di costume.
4. "ALCUNI PUNTI DI TECNICA NONVIOLENTA".
Ricordiamoci che qualcuno vorrà tentare i marciatori a dichiarazioni stravaganti, ad accuse inesatte o esagerate che non si possono provare, agli insulti, alla confusione, ad una condotta poco dignitosa e disordinata, al dissenso tra i gruppi partecipanti, all'abbandono della marcia, alle risposte chiaramente violente.
Alcune regole elementari ci aiuteranno ad evitare e a vanificare le provocazioni:
a) Nel corso della marcia e delle manifestazioni ricordarsi di non agire che dietro le istruzioni del comitato di coordinamento. Non abbandonare il percorso della marcia o il luogo delle manifestazioni; non distanziarsi mai troppo dagli altri marciatori; non restare isolati; segnalare ai coordinatori della giornata se, per motivi imprevisti o sopraggiunti, non si è più in grado di rispettare i programmi comuni.
b) La polizia tenta spesso di intimidire i manifestanti fotografandoli. A nostro avviso non c'è nessuna legittima ragione perché facciano questo, perché il diritto di manifestare è riconosciuto dalla Costituzione. E' necessario però non far degenerare la manifestazione con una disputa fra noi e i fotografi della polizia.
c) I manifestanti non devono mai chiamare in aiuto la polizia. Se di loro iniziativa i poliziotti non proteggono le libertà civili dei manifestanti, non servirà a nulla richiamarli noi a farlo. Essi potrebbero intervenire a interrompere la marcia o le manifestazioni; ma questa deve essere una decisione nostra e non la loro.
d) Ricordarsi che è inopportuno attaccare sul piano personale i poliziotti. Considerare (per quanto riguarda il rapporto interpersonale) che i poliziotti, in quanto individui, possono essere favorevoli ai diritti civili dei manifestanti ed essi stessi in lotta per una smilitarizzazione della propria funzione.
e) In caso di arresto o di ordine arbitrario o ingiusto, non sottrarsi con la fuga al fermo o all'arresto: seguire i poliziotti (o farsi trasportare) con calma e serenità e senza tracotanza, tendendo a superare i sentimenti di rabbia, disprezzo o rancore.
f) La risposta alle immancabili provocazioni o aggressioni non può che essere fermamente nonviolenta, cioè civile, dialogante, il più possibile serena: questo sia sul piano collettivo che sul piano personale. Chi è capace o ha esperienza si mostri creativo e cerchi nuovi modi di prendere iniziative nonviolente.
g) "Aggressione fisica": Vi sono due reazioni nonviolente ad una aggressione fisica. L'una consiste nell'affrontare faccia a faccia e nel tentare di guardare negli occhi gli assalitori (ponendo delle domande: ``Cosa vi ho fatto?'' o: ``Mi conoscete?''). E' importante nel corso di questo primo approccio non mostrare timore, anche se, come sarà sicuramente il caso, lo si proverà intensamente. Se qualcun'altro è attaccato, avvicinarsi all'aggressore e allontanarlo dalla sua vittima nello stesso modo indicato sopra o chiedendogli, con voce calma: ``Signore posso farvi una domanda? ecc.''.
L'altra tecnica (valida in caso di aggressione collettiva o di carica della polizia) consiste nell'adagiarsi per terra e nel proteggersi. E' il metodo più usato. Esso mira a proteggere le parti più vitali del corpo: ci si corica sul suolo o si adotta una posizione rannicchiata, con le mani che proteggono la testa e le orecchie. Se un compagno subisce un attacco troppo violento, e si trova per terra, è consigliabile porsi tra gli assalitori e la loro vittima, lasciandosi cadere al di sopra del suo corpo.
h) In caso di aggressioni teppistiche far muro per proteggere ed isolare i compagni aggrediti. Nei casi più gravi reagire, senza mai dar colpi, per immobilizzare l'aggressore.
i) RICORDARSI SEMPRE CHE LA VIOLENZA ISOLA I DIMOSTRANTI E RENDE PIU' FACILE LA REPRESSIONE. Si può invece prendere l'iniziativa e trasformare l'incidente in una vittoria per la nostra causa.
Ai gruppi organizzatori della marcia (Partito Radicale - Lega Obiettori di Coscienza - Movimento nonviolento - Movimento Antimilitarista Internazionale - Movimento Internazionale della Riconciliazione - Movimento Cristiano per la pace) compete naturalmente la responsabilità di assicurare l'attuazione ed il rispetto degli obiettivi politici prefissati e del suo carattere nonviolento. Essi hanno quindi la facoltà di richiamare l'assemblea dei marciatori sulle eventuali carenze o comportamenti contraddittori che si presentassero a tale riguardo.
PARTITO RADICALE - LEGA OBIETTORI DI COSCIENZA - MOVIMENTO NONVIOLENTO - MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE - MOVIMENTO CRISTIANO PER LA PACE - MOVIMENTO ANTIMILITARISTA INTERNAZIONALE.