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Pannella Marco - 28 settembre 1975
Diritti civili e libertà democratiche
Marco Pannella, Segretario del Partito Radicale

SOMMARIO: Intervenendo nel corso del convegno socialista sui diritti civili tenuto a Gardone Riviera [Il convegno, che si è svolto dal 26 al 28 settembre 1974 sul tema »Una politica socialista per la libertà e i diritti civili, la giustizia e le istituzioni dello Stato , è stato indetto dalla Sezione Problemi dello Stato e dei Diritti Civili della direzione del Psi diretta da Vincenzo Balzamo], Marco Pannella afferma che solo l'opera di partiti e movimenti estranei ai partiti tradizionali della sinistra è riuscita a rovesciare l'interpretazione corrente dei rapporti fra struttura e sovrastruttura che portava a privilegiare le battaglie economiche rispetto a quelle sui diritti civili. Lamenta che nel corso del convegno non si è mai parlato dell'iniziativa radicale degli otto referendum, dell'aborto, del Concordato: »il 12 maggio vi ha dimostrato che le contraddizioni di classe del nostro schieramento avversario non possono essere fatte esplodere sulla linea di rivendicazioni economiche e salariali, ma vengono

fatte esplodere ogni volta che lo schieramento democratico di classe agita e fa proprie le grandi bandiere liberali e democratiche, alternative dei valori corporativi di questo regime . Esiste una forza socialista - si chiede Pannella - che voglia gestire la domanda di libertà e di liberazione che è maggioritaria nella società? Ma non c'è prospettiva di alternativa socialista senza un partito socialista che raccolga almeno il 20% dei consensi elettorali.

(VINCENZO BALZAMO, "Diritti civili e libertà democratiche", atti del convegno tenuto a Gardone Riviera dal 26 al 28 settembre 1975, Marsilio editori, 1975)

Non vi nascondo di avere un po' di emozione nella parola, e voglio confessarla perché vi parrà strano ma è la prima volta che i compagni del PSI, da venti o trent'anni che batto i marciapiedi della politica italiana, mi invitano formalmente a un loro convegno.

Ed è quindi la prima volta che, forse indirettamente, si riconosce ai compagni del Partito Radicale quello che essi hanno tentato di proclamare a loro modo, spesso screanzato, scostumato e disordinante, però ufficialmente da almeno dodici anni. Essere, qualificarsi radicali, per loro significava ogni giorno pretendere da se stessi di prefigurare (in qualche misura con rigore e con le difficoltà di questo rigore, a volte qui con il rischio di presunzione e di volontarismo) la loro volontà di militanti rigorosamente e radicalmente socialisti, laici e libertari.

E' per questo che prendere oggi qui la parola per me significa in realtà sapere che non è stato inutile passare per sei anni di seguito, isolati come eravamo, spesso sottoposti al sospetto del velleitarismo e della confusione, a sette otto chilometri da qui, con le nostre marce antimilitaristiche a Peschiera, e per aver conosciuto quindi, come tutti i radicali, il lago di Garda non in convegni fondamentali (e, Balzamo ti ringrazio davvero e molto ringrazio il partito per questa vostra iniziativa), avendolo conosciuto con i ragazzi capelloni e drogati, con coloro accusati o sospettati di qualcosa che non è oggetto, in un paese civile, di accusa o di sospetto, cioè di essere degli emarginati o dei deviati, per andare a trovare gli altri compagni radicali rinchiusi nel forte di Peschiera, a pochi chilometri da qui, ai quali credo che un pensiero vada rivolto soprattutto perché nel momento in cui un partito della classe operaia si impegna perché ritiene che la sua moralità politica lo costringa a offrire al paes

e il presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati o il Ministro della Giustizia, il pensiero vada ai compagni carcerati di Peschiera, perché quelli sono compagni.

Per cercare di colmare questo ritardo, anche qui, ho una preoccupazione grave. Come cominciare questo dialogo? La tentazione sarebbe di raccogliere soprattutto il suggerimento di Riccardo Lombardi e venire qui proponendo il tentativo di quello che io poi spesso chiamo ridendo »l'analisi coretta della situazione , dico coretta con una erre sola perché poi si tratta di quei discorsi che vengono fuori dal movimento studentesco, lì dove la proclamazione ideologica tiene luogo dell'azione di classe, e in cui sempre appunto è centrale il problema dell'ideologia, dell'»analisi corretta .

Per vincere queste tentazioni ci sarebbe una controindicazione. Basterebbe essere deboli psicologicamente, leggere i giornali di questa mattina e parlare di diritti civili. Leggiamo questa mattina che lo stato finalmente antifascista manda dei mattinali di questura o delle informative del SID alla magistratura indipendente democratica e antifascista per colpire dei tentativi di golpe e affida le indagini ai magistrati mangiabobine e mangianastri Vitalone e Occorsio, che sono per dei socialisti e dei democratici, per la loro storia ufficiale, gli unici capaci di superare le tentazioni e i limiti delle posizioni paleofasciste autoritarie, per comporle invece nelle uniche vere candidature autoritarie fasciste e democristiane con i quali dobbiamo fare i conti.

Quando Occorsio passò per dieci giorni come un democratico perché voleva chiudere rapidamente il processo con De Lorenzo e su De Lorenzo dicendo che De Lorenzo era colpevole e che tutto era chiarito, in realtà si trattava di coprire accusando De Lorenzo, gli Andreotti i Rumor, il lungo golpe strisciante contro la Costituzione che la Dc ha rappresentato da trent'anni ad oggi. Occorsio ebbe questa furbizia, e fu premiato, diventando da allora Occorsio colui al quale si affidava la ricerca della verità sulle stragi di stato, con il compito di indicare nelle opposizioni di sinistra, nei fermenti libertari del paese, il vero pericolo di morte della democrazia.

Dicevo quindi che se dobbiamo ispirarci ai giornali di oggi, al fatto che adesso saranno i servizi di regime a dovere indagare su loro stessi, sappiamo che questa volta non si mangeranno le bobine, ma l'interrogatorio, e che tutto ciò servirà per regolare i conti all'interno della corporazione militare o della corporazione militare giudiziaria. Prendiamo altre cose apparentemente più anonime, che hanno una pertinenza con i problemi dei diritti civili. Quella notiziola dell'»Osservatore Romano , che afferma che finalmente a Bologna c'è un magistrato che tutela la moralità, perché ha sequestrato di nuovo l'"Ultimo tango a Parigi".

Ecco, questi sono due dati che a mio avviso potrebbero da soli reggere un'analisi della situazione nella quale ci stiamo portando in Italia. Ma credo che questa facilità valga la pena di scansarla. Credo che il discorso possa partire da quell'inciso dell'intervento di Giovanni Placco, quando dice un'azione socialista è un'azione antagonistica, o non è socialista. Posso partire anche invece dalla frase enormemente importante del saluto di Riccardo Lombardi, quando afferma che noi partiti di sinistra abbiamo la responsabilità dell'indulgenza anche a una sub cultura che non è stata solo delle masse, ma anche dei partiti, una indulgenza che ha privilegiato le componenti riformatrici economiche rispetto alle riforme civili, risultando cosi impotente rispetto alle prime, e silenziosa e inattiva rispetto alle seconde; in sostanza abbiamo ereditato e riconosciuto nei comportamenti reali, se non anche nella teoria, come valida l'interpretazione dei rapporti tra struttura e sovrastruttura che è eredita certamente dell

a persistente interpretazione in chiave positivistica del pensiero marxiano, rivelando tra l'altro una lettura disattenta di quest'ultimo. Dobbiamo avere l'onestà di riconoscere che a mutare, e speriamo a rovesciare, questa situazione non è stata un'iniziativa o una visione proveniente dei nostri partiti, ma l'opera e l'iniziativa di movimenti di gruppi estranei e spesso in contrasto con i partiti tradizionali della sinistra. Io credo che qui si arrivi al nocciolo del problema.

Credo che devo a voi tutti, e devo innanzitutto ai compagni della sezione dei Diritti Civili del partito che hanno voluto assicurare e permettere la nostra presenza, il massimo di franchezza da compagni a compagni. C'è un altro spessore, che questa mattina mi creava psicologicamente la difficoltà di intervenire, quasi un senso del già vissuto.

Nel 1954 1956, i convegni che noi facevamo con la vecchia classe dirigente degli Amici del Mondo su questi temi, erano nei contenuti gli stessi di questo convegno. Forse c'era una differenza, che gli Achille Battaglia e i Leopoldo Piccardi nel 1954 proponevano l'abrogazione tout court dell'ordinamento giudiziario militare, perché non riusciva ad individuare che solo una azione democratica di classe poteva e può garantire oggi in Italia e nel mondo la realizzazione delle idealità liberali e borghesi contro i ceti che si richiamano a quelle posizioni. Ebbene, a distanza esatta di venti anni ci troviamo riuniti a discutere di queste cose prevalentemente fra operatori del diritto e operatori dei diritti civili.

La qualità socialista di un'iniziativa politica, va vista anche al momento della struttura, ed è un'indicazione che mi permetto di dare ai compagni del PSI; se ci sarà un altro convegno per i diritti civili, credo che innanzitutto vada garantita la presenza militante dei sindacati delle organizzazioni dei lavoratori, vada garantita la presenza delle minoranze perseguitate, dagli obiettori di coscienza ai divorzisti, perché la qualità socialista di un convegno non può che essere garantita anche attraverso il tipo di composizione sociale del convegno stesso.

E' chiaro che questa critica va innanzitutto a] sindacato oggi in Italia, perché l'osservazione che fa Lombardi rispetto al Psi, a maggior ragione va fatta rispetto al sindacato, che ha sempre e molto di più ancora del Psi mostrato in questi anni, al di là di dichiarazioni di principio che son servite a coprire una prassi legata all'unica attenzione e alla unica azione a partire dal momento »strutturale della rivendicazione economica, salvo pi fare il salto qualitativo, del volersi a livello di vertice legare alle istituzioni per l'azione di governo.

E allora ecco un altro problema per i diritti civili, il problema di metodo.

La relazione di Balzamo rispetto alla situazione del Psi è una relazione in qualche misura quasi fraudolenta, surrettizia: Balzamo cerca di proporre alcuni passi avanti, che sta al Comitato Centrale e al congresso del partito di fare.

In questo senso la positività della relazione è incontestabile.

Ma analizziamola per vedere se c'è un salto qualitativo.

Dopo il 12 maggio, non si può aprire una relazione con il ricordo del 12 maggio, parlare dei diritti civili della Costituzione, delle istituzioni, e tacere totalmente sul problema dei referendum, dell'iniziativa referendaria, dell'attivazione di questo strumento di iniziativa politica. E' un problema di attuazione di un diritto dovere, per organizzare la responsabilità della partecipazione, per costringere alla coscienza non qualunquista, ma attiva, non violenta, del cittadino, conferendogli il diritto potere di intervento legislativo indiretto, li dove le condizioni storiche e le distorsioni borghesi della rappresentanza rischiano di essere troppo pesanti. Ebbene, noi arriviamo al 1974, ormai quasi a trent'anni dalla Costituzione, in cui gli unici che hanno tentato di realizzare in concreto l'istituto referendario sono Gabrio Lombardi e gli altri.

Su questo dobbiamo intenderci. Che cosa sono queste paure, questi pensieri? Ieri sera ne parlavo con un compagno, Antonio Landolfi con il quale abbiamo avuto vasti margini di accordo in passato, uno dei pochi compagni che sempre in passato condivideva le nostre posizioni anche sul referendum. Esprimeva il timore nei riguardi di un antagonismo tra referendum e Parlamento, dovuto all'uso e all'abuso del referendum, o della »strategia referendaria , che cioè tutto questo finisca per colpire la dignità e la solidità storica del parlamento. Si tratta in realtà di una visione non illuministica, ma addirittura formalistica e astorica, che prescinde la realtà e afferma che se si attacca un parlamento, si attenta alla democrazia. Credo che sia un profondo errore concepire la democrazia unicamente in senso rappresentativo. Noi diciamo: l'unico modo per difendere la speranza democratica e il meccanismo democratico è dire che il parlamento, con questa maggioranza, non può assolvere le sue funzioni democratiche; noi dobb

iamo invece insistere perché sia possibile un parlamento gestito dai democratici.

Il problema della neutralità di cui parlava, Riccardo Lombardi quattordici o quindici anni fa significa evidentemente una cosa banale, ma che dobbiamo avere il coraggio costantemente di ricordare: che la qualità democratica della istituzione rappresentativa è determinata dalla qualità dei Programmi sui quali queste maggioranze si formano.

Allora un convegno che non dica una parola, per criticarla, per demolirla, all'iniziativa degli otto referendum che io mi auguro i compagni radicali, al loro prossimo congresso, confermeranno. Noi diciamo: nel momento in cui i nostri compagni comunisti e socialisti, la più forte componente parlamentare dell'Occidente, sono condannati all'impotenza, offriamogli la possibilità di uscire dalla paralisi nella quale si trovano dopo trent'anni, mostriamo attraverso la partecipazione reale all'iniziativa legislativa indiretta, ai compagni Spagnoli, Malagugini, Balzamo, Mancini, la possibilità di essere vincenti, come lo sono stati il 12 maggio. Perché censurare questo tentativo? E' un problema di attuazione costituzionale, chi può negarlo?

E, allora, veniamo al centro del problema. Si è detto, fino al 12 maggio si parlava, contro di noi, noi pensavamo ad un paese che non esisteva, ad uno, ad uno strapotere della Chiesa, e della Dc, al problema del Mezzogiorno e dei suoi contadini, alla questione femminile, tutti fantasmi della nostra classe dirigente a sinistra, come il 12 maggio ha dimostrato.

Vorrei offrire alla meditazione dei compagni, che sono più di noi realisti politici, che cosa sarebbe accaduto oggi in Italia se si fosse fatto il referendum nel 1972, come noi volevamo, e le elezioni nel 1974, invece di come avete fatto, le elezioni anticipate nel 1972 e il referendum nel 1974. Ma perché un partito socialista a priori scarta questi strumenti di azione, di presenza, e di intervento. Esistono problemi, non nascondiamolo, di egemonia, e di strategia: è per questo che son qui, ed è per questo che sono radicale. Se esiste un problema storico di egemonia democratica di classe, il 12 maggio vi ha dimostrato che le contraddizioni di classe del nostro schieramento avversario non possono essere fatte esplodere sulla linea di rivendicazioni economiche e salariali, ma vengono fatte esplodere ogni volta che lo schieramento democratico di classe agita e fa proprie le grandi bandiere liberali e democratiche alternative dei valori corporativi di questo regime. E un dato vincente.

Quel 60%, secondo il sondaggio del 25 luglio, si traduce nell'aborto. Ecco perché andammo a parlare di aborto durante la campagna per il divorzio, perché dicevamo che la mano che cerca di ghermire il divorzio è la stessa che inchioda milioni e milioni di donne sui tavoli di cucina per farsi raschiare nell'aborto di classe.

Si prevede l'adesione dell'86% degli italiani, all'aborto. L'86% degli italiani vogliono quella liberazione, la sentono, in caso di pericolo per la salute psichica o fisica della donna. Aborto quindi.

Esiste una forza socialista che gestisca, organizzi questa domanda di liberazione che storicamente c'è? Ecco il nocciolo del problema. Noi oggi viviamo un momento fortunato, compagni socialisti, perché io non credo ai democratici per ideologia, quelli che sono sempre democratici. Certo, in un paese a stragrande maggioranza reazionaria e sottoproletaria, come si fa ad affidarsi alla legge del numero? Allora storicamente che nascono le soluzioni giacobine e leniniste, la necessità della dittatura delle minoranze, di un partito di minoranza, e il socialismo diventa liberatore a livello economico; ma ha bisogno a livello politico di abolire la democrazia politica, e gli istituti politici, perché sono storicamente in minoranza anche sul piano qualitativo. E ci sono stati trent'anni in cui siamo stati battuti dalla componente cosiddetta »scientifica , che invece era solo giacobina leninista, del socialismo, con l'eclissi del socialismo »romantico . La sua minor forza »storica , era la convinzione che le masse foss

ero arretrate, e quindi che la componente laico libertaria, quella autenticamente socialista desse minor forza di quella giacobino leninista. Ma oggi le realtà delle indagini demoscopiche, dicono che il 78% degli italiani sono disposti a votare immediatamente per l'abrogazione del concordato, il 91% contro l'esistenza dei tribunali militari. Il compito di un partito socialista è indubbiamente quello di creare questa forza, di proporla storicamente, si che poi la mediazione avvenga, se deve avvenire, attraverso il momento politico organizzato delle istituzioni rappresentative, fra la forza proclamata, riconosciuta, organizzata, e insuperabile, della classe, delle maggioranze dell'85% del paese, e coloro che invece rappresentano altri valori proprio perché lo scontro non si è mai fatto su questo. Quando avete fatto uno scontro politico, come il 12 maggio di quest'anno, sui vecchi e antichi temi di libertà e di liberazione, non soltanto la DC, ma perfino Almirante, si sono trovati sconfessati alla loro base.

Nella relazione Balzamo non c'è nemmeno un accenno al Concordato. Non si può continuare a credere che il problema stato chiesa e il problema concordato siano sovrastrutturali e paleolaici, come i compagni comunisti hanno dimostrato di credere tempo fa perché queste cose in realtà sono quelle che marcano la civiltà di un paese. Non ci si può dimettere idealmente e ideologicamente, se si vuole fare politica concreta; bisogna alzare le proprie bandiere perché ci si sputi addosso storicamente, se è necessario, ma perché anche ci si raggruppi attorno se è possibile e necessario.

L'ordine dello stato corporativo non è affidato alla violenza poliziesca e generale dello stato, ma è affidato alla organizzazione autoritaria e violenta di ogni corpo che ospita al proprio interno un dibattito e lo risolve con la struttura autoritaria piramidale, sia esso il momento della produzione, il momento del lavoro, il momento della politica, il momento W singoli dati.

Ecco, la forza storica dell'alternativa, e allora l'ideologia, la struttura portante cattolica e clericale, è lì, è quella l'antagonista, hanno visto bene i primi socialisti, quelli di cui ci siamo liberati come scientificamente scorretti. Quando dicevano il »generale , »il magistrato , »il prete , scientificamente loro avevano ragione! La chiesa è lo stato del concordato. Si tratta dell'appunto dell'organizzazione prioritaria, capitalista della Chiesa grazie alla legge dello stato, e l'organizzazione capitalistica autoritaria e corporativa dello stato, grazie appunto a quelle cose scritte. Il problema è questo, e sono certo che i compagni comunisti fra quindici giorni presenteranno la loro legge sull'aborto, e io spero di riuscire a collaborare perché non commettano errori nel presentare un progetto arretrato.

Ma il Psi deve fare la battaglia nel paese, innanzitutto l 'Avanti!; il processo deve essere diverso, dalla base al partito, dal partito alla base, e da questo al parlamento. Io sono qui fra di voi per un 'altra follia, e la voglio confessare, ma credo che in questa follia ci sia del metodo.

Non c'è prospettiva di alternativa socialista, non c'è qualità socialista in opposizione in Italia, senza un grande partito socialista, cioè senza l'esaltazione organizzata e nel metodo della componente laico libertaria, e badate, anche a livello di linguaggio, antipluralistica, perché d'un tratto abbiamo recepito ai nostri avversari perfino il discorso della società pluralistica. La società pluralistica è la vera società corporativa. Società pluralistica è quella in cui attraverso l'esaltazione dell'autonomia e della funzione dei corpi separati, ideali, religiosi ed economici, si garantisce una struttura moderna e articolata, non da stato assoluto, o una nuova organizzazione della baronia o del barone, attraverso un'adesione alle formazioni carismatiche divine del concetto di autorità, ma da quelle più chiaramente di tipo sociologico.

Non è possibile però questa alternativa, senza un partito socialista che sia tale, senza un partito socialista almeno con il 20%. Possiamo fare tutto, ma se il partito socialista resta al 10%, fatalmente è un partito di condizionamento socialdemocratico. Un partito socialista che non rappresenti un dato maggioritario almeno di momenti fondamentali del proletariato, non ha le condizioni oggettive per essere alternativo. E' un'aspirazione folle? Faccio una domanda a voi stessi. Se le stazioni del partito e l'Avanti! si fossero mossi per gli otto referendum, e fossero andati a raccogliere le firme all'uscita delle fabbriche, quanti sarebbero stati i compagni operai iscritti al Pci ad ascoltare la prudenza del funzionario del partito e quanti invece non avrebbero firmato contro la leggi fasciste, contro il concordato, contro i codici militari? Non bisogna avere paura del disordine, e quindi disordinare i propri riflessi di partiti fatti a prefigurazione della società alla quale si contrappone.

E' per questo, per esempio, che senza precisazione e spiegazione socialista della società, non credo che potremmo uscire in questi anni dalla situazione tremenda nella quale ci troviamo. Credo che a questo punto voi davvero con il vostro realismo presupponete un partito di eroi, perché dei ministri socialisti, perché Giacomo Mancini, Mario Zagari, e gli altri compagni al governo a mio avviso sono solo dei candidati all'eroismo, perché senza le condizioni oggettive, senza una battaglia nel paese non hanno forza da mediare e possono semplicemente appunto trovare nella solitudine in fondo, della loro coscienza e delle loro capacità dei margini di azione, che non possono avere consistenza storica.

Ed è quindi con queste osservazioni raffazzonate, che io, come tutti i compagni della lega degli obiettori di coscienza, del movimento di liberazione della donna federato al Partito Radicale, della base del partito Radicale stesso, ci auguriamo di potere essere riconosciuti da voi sempre d'ora in poi nei vostri convegni, come compagni che meritano di essere ascoltati e contestati e riconosciuti in quanto tali.

Questo invito va anche ai compagni di »Magistratura democratica , ai compagni dei sindacati, a coloro per i quali noi ci siamo costituiti in forza autonoma, con la speranza di non avere questa bandiera radicale da portare avanti in solitudine, ma nella speranza che presto venga il momento nella quale sia doveroso dissolversi nelle nostre particolarità per questa alternativa unitaria, laica e libertaria che noi riteniamo possibile e oggettivamente fondata nella situazione storica dell'Italia di oggi.

 
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