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Pannella Marco - 1 novembre 1975
In difesa della libertà di stampa
Marco Pannella

SOMMARIO: Il settimanale L'Espresso che, insieme al Partito radicale, ha promosso la raccolta di firme sull'aborto, ha cambiato linea editoriale e politica: avalla di fatto il tentativo dei partiti - in particolare del Pci - di impedire l'indizione del referendum approvando una "legge truffa" sull'aborto. Marco Pannella denuncia questo comportamento che testimonia l'urgenza di una battaglia per la libertà di stampa, della difesa dei contenuti liberali di alcuni organi di stampa.

(Notizie Radicali - Novembre 1975 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

In questa triste storia dell'Espresso, lo confesso, mi sono sbagliato: non avevo previsto che i fatti mostrassero così presto la fondatezza e la necessità di questa nostra ennesima battaglia in difesa della libertà di stampa o, meglio, in difesa dei contenuti liberali e liberanti di alcuni organi o campagne di stampa. Si ricrederanno ora quanti, anche tra amici che stimiamo, anche tra alcuni attori inconsapevoli di parte opposta alla nostra, non hanno capito la durezza con la quale abbiamo seguito, da giugno a ottobre, le vicende dell'Espresso?

E' una storia esemplare, per capire che razza di "potere democratico" sia mai quello dei "giornalisti democratici" nei "giornali democratici" di "proprietà democratiche": non sono altro che l'altra faccia del Nuccio Fava e simili televisivi. Ma è anche un avvenimento politico del quale dobbiamo tutti comprendere meglio e far comprendere la gravità, per cercare di limitare i danni imprevisti che ne derivano alle battaglie per i diritti civili. Ci troviamo dinanzi a un tradimento politico che ha incidenza storica, purtroppo: perché grazie all'Espresso sta andando in porto l'operazione volta a impedire il referendum sull'aborto, che con L'Espresso di Gregoretti e di Jannuzzi avevamo potuto imporre.

E' una constatazione. Ieri, sul divorzio, riuscimmo a battere la "Legge-truffa-Carrettoni" perché trovammo, noi e noi soli, nelle pieghe delle contraddizioni della stampa borghese (non di quella di sinistra), con il Corriere della Sera di Giulia Maria Crespi, con la Stampa dell'Agnelli di allora, soprattutto con il Messaggero di Perrone, la possibilità di informare una parte consistente dell'opinione pubblica dell'indecoroso tentativo che si stava attuando per volontà di tutte le segreterie dei partiti laici: e abbiamo vinto grazie alla conseguente mobilitazione di base di democratici, laici, indipendenti, socialisti, comunisti.

Anche oggi bastava denunciare l'operazione-truffa contro l'aborto per sconfiggerla. Ma Corriere della Sera, Stampa, Messaggero - soprattutto il Messaggero dei sicofanti pseudosocialisti - non sono più disponibili a lotte come queste: la sconfitta della DC è stato troppo severa, per i loro gusti e interessi e padroni. C'era però, ci dicevamo, L'Espresso. Bastava. Avevamo, insieme, la possibilità di mobilitare il milione di lettori che avevano risposto alle nostre comuni battaglie, e presumibilmente un altro milione raggiungibile con un nuovo, minimo sforzo.

Bastava attaccare per qualche numero i "laici" che avevano accettato di partecipare al vergognoso sequestro del dibattito parlamentare in comitato ultraristretto: bastava chiederne il ritiro e la realizzazione di un dibattito alla luce del sole, con possibilità di intervento per i presentatori del progetti di legge come Fortuna: avremmo vanificato così tutta la "fretta", ma soprattutto il "buio" necessario, in primo luogo ai comunisti, per impedire il dibattito e ridurlo a una sorta di scontro tecnico di pochi giorni o settimane. Bastava far intendere al PCI che il tentativo Malgugini-D'Alema di abrogare in pratica il cardine costituzionale del referendum avrebbe trovato un'immediata risposta o comunque provocato subito un dibattito generale, a difesa non solo di diritti degli 800 mila firmatari del referendum, ma di un quadro istituzionale realmente pluralistico e democratico, non ipotecato dalle "Leggi Rocco", "Reale", "Malagugini" e simili. Sarebbe bastato per ricondurre al senno i dissennati compagni dei

vertici della sinistra.

Invece, niente. Niente informazione sul significato e sugli avvenimenti del "Comitatino Del Pennino", questo dipendente di "centro-sinistra", tipico per trasformismo e zelo servile. Niente contestazioni della sinistra socialista dei Signorile e delle Magnani Noja, e dei loro errori (siamo magnanimi: c'è dell'altro, un vecchio, opportunistico modo di far politica). Niente difesa del referendum, del diritto del Parlamento a non votare come ladri, di notte, in fretta e come una vergogna, la legge sull'aborto, la legge antireferendum, come già quella per il finanziamento pubblico dei partiti.

Ancora: la censura specifica dei radicali, del comitato per il referendum che penso di aver qualche titolo per rappresentare. E non basta. La cecità politica degli uni, la malafede degli altri (si può rispettare persino Flesca, ma non quando pretende di continuare la linea politica dell'Espresso dei Gregoretti e degli Jannuzzi, che si definiva "anticlericale" e "antimilitarista", addirittura), l'insipienza editoriale e professionale di altri ancora e l'attaccamento solo alla famiglia, al pane e companatico: tutto ha congiurato e s'è unificato, com'era inevitabile in un'azienda in cui i nomi più prestigiosi, per lo più "collaboratori", non hanno potuto neanche pubblicare un avviso su quanto stava succedendo quest'estate. Sono rimasti in campo una ventina di redattori costituiti in famiglia - padrini un trio davvero esemplare di direttori - che hanno consumato uno sporco tradimento, il più clamoroso ch'io conosca nelle cronache pur ingloriose della nostra stampa.

Anzi, cosa ti fanno Zanetti and company? Una bella foto con la "V" della vittoria sull'aborto. Avremmo vinto - sentite! - perché la Corte di Cassazione ha accertato la validità delle firme raccolte per legittimare la nostra richiesta di referendum. Questo mentre il referendum sta per essere sequestrato, mentre il Parlamento viene umiliato, mentre sta per passare una legge-truffa. Ma cosa sono: irresponsabili, imbecilli, oppure consapevoli mentitori e traditori? Qualcuno, certo, comincia ora a capire, e a capirci. Non è vero, Sergio Saviane, buon compagno, in buona fede ma in errore, come può accadere a tutti, come poteva accadere anche a noi, quest'estate, sul cosiddetto "caso Jannuzzi", poi "Gregoretti", poi "radicale"?

In genere, quando un settimanale di questo tipo perde prestigio, onestà e credibilità politica, compensa la sua scomparsa dal panorama delle forze vive della società con aumenti di tirature e vendite. E' quanto successe, ad esempio, in Francia all'Express, quando cadde in posizioni mendesiste nel megalomane opportunismo centrista del suo direttore-editore. All'Espresso, invece, riesce persino il miracolo di perdere credito e lettori: il calo, per ora, è già di 25 mila copie di vendita. Forse ormai è troppo tardi per riparare in qualche modo.

Tuttavia, grazie a Panorama e, da qualche settimana, al reimpegno lodevole e prezioso del Mondo, siamo riusciti ugualmente a far passare al movimento informazioni e inviti all'attenzione. Nei prossimi giorni, perciò, dovrebbero mobilitarsi come non mai, perché non tutto appare perduto in questa occasione unica di libertà, di giustizia, di alternativa democratica e civile.

Dobbiamo mobilitarci anche - non dispiaccia a Eugenio Scalfari, la cui superbia si traduce spesso in sconfitta politica (nel Partito liberale avant'ieri, nel Partito radicale ieri, nel Partito socialista, nell'Espresso, ma anche per tutte queste cose, per tutti noi, per se stesso) - per una riappropriazione laica, socialista, radicale, "indipendente" dell'Espresso, oppure per colpirlo e farlo affondare come emblema e strumento di tradimento e diserzione.

Da tutta Italia, da tutti i lettori, da tutti i radicali e i compagni della sinistra, è necessario che immediatamente si rovesci una valanga di lettere e di cartoline, di telegrammi e di telefonate di protesta nella sede di via Po 12, telefono n. 867851-2-3-4-5. E' necessario che questa azione sia organizzata e secondata. Dovunque possibile, scritte sui muri, volantini, dibattiti sul tema: "L'Espresso=tradimento?" ben firmati da noi; nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici, dinanzi alle edicole, dovunque sia possibile, l'invito a non comprarlo, a comprare invece Panorama e/o Il Mondo, dovrebbe dar corpo alla nostra azione di difesa del referendum, dei diritti civili, della depenalizzazione dell'aborto, dei rari perimetri di stampa laica, socialista, libertaria che sussistono, in qualche modo o percentuale, nel nostro Paese.

Ma, davvero, compagni radicali, è questione di ore, appena leggerete queste pagine. Se si è in tempo.

 
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