di Marco PannellaSOMMARIO: L'appello di Marco Pannella ai militanti radicali perché non si lascino distrarre dalla battaglia per l'aborto, già incardinata con la Lega 13 maggio, ma s'impegnino nel progetto di raccolta di un milione di firme per dieci progetti di legge d'iniziativa popolare su cui è possibile costruire l'alternativa socialista al regime..
(NOTIZIE RADICALI n. 151, 28 novembre 1975)
Nell'annunciare le sue dimissioni da deputato Loris Fortuna ha rivolto un appello alle donne e gli uomini della sinistra perché aderiscano alla Lega 13 Maggio e la sostengano nella campagna d'informazione e di mobilitazione che ha inizio domenica 30 novembre, con la manifestazione dell'Adriano.
Quest'appello non riguarda, se non indirettamente, i compagni del Partito Radicale. Guai se, distraendosi dai loro impegni congressuali, così eludendoli anche inconsapevolmente, essi s'impegnassero o comunque si facessero coinvolgere nel processo di formazione di questa nuova forza laica, libertaria, socialista.
Lo ripeto da anni, ormai; da quel Congresso di Verona che fu l'occasione del mio distacco organizzativo dal PR. I radicali devono a loro stessi ma ancor più alla sinistra, all'alternativa, all'intero movimento democratico di classe e dei movimenti dei diritti civili, di realizzare davvero quel che decidono e si sono impegnati a fornire alla società ed allo scontro politico in Italia.
Se il partito non cresce; se resta inspiegabilmente non raggiunto il sempre maggior numero di suoi simpatizzanti e sostenitori; se non realizza nelle prossime settimane, più ancora che nei prossimi mesi, il suo progetto di convocazione dei molti referendum e di proposizione delle molte leggi d'iniziativa popolare non vedo nemmeno come, con quale lotta, con quale veicolo possa davvero prepararsi anche alla prova elettorale in tutti i collegi senatoriali e in tutte le circoscrizioni.
Già lo scorso anno avvertii il pericolo del suo buttarsi a corpo morto nell'iniziativa referendaria sull'aborto, che con "L'Espresso" avevamo intrapreso, accantonando o marginalizzando proprio quel che richiedeva di conseguenza il suo maggior impegno: cioè gli altri cinque o sei referendum da convocare.
Pensavamo di aver offerto al Partito soprattutto una breccia attraverso la quale far passare proprio quel "pacco" di rivendicazioni e di obiettivi. Non è stato così.
Ora sarà certamente bene e necessario che Lega 13 Maggio e PR conducano assieme anche la campagna di informazione e di mobilitazione sull'aborto e sui referendum, soprattutto in questi primi giorni e primissime settimane, prima, cioè, che ci sia possibile strutturare convenientemente la Lega. Ma tutto questo scadrebbe a iniziativa davvero settoriale, anche se politica, se l'autonomo programma per il 1976 del PR non fosse preparato e anche realizzato, per l'essenziale, nei prossimi due o tre (al massimo) mesi.
Ci augureremmo, insomma, che non accadesse di nuovo quel che è accaduto lo scorso anno. Già ora, mi sembra che il Partito si sia in qualche misura sottratto alla leadership che aveva sin qui avuto nella battaglia per la riforma delle leggi sulla droga, prestando alle ultime, relative battaglie parlamentari una attenzione distratta e disordinata. Ad esempio, qualche parlamentare socialista ha tentato di raccogliere seriamente le nostre richieste e sollecitazioni, in particolare l'on. Felisetti; forse anche l'on. Frasca malgrado la prudenza richiesta dalla sua posizione di Presidente della Commissione Sanità della Camera.
Non si è a sufficienza valorizzato e sostenuto il loro tentativo. Ma, più ancora: chi sono, e quando cominceranno il loro lavoro i compagni incaricati di insediare in ogni circoscrizione senatoriale italiana un nucleo di promozione e di raccolta delle firme per le leggi di iniziativa popolare, e - delle altre - necessarie per le presentazioni dei candidati e delle liste? E quali progetti di legge, come articolati, con quali obiettivi principali, si dovrebbero proporre? Vi sono comitati di studio e di lavoro, al riguardo? Operano? I compagni dei partiti regionali hanno compreso che questo compito li coinvolge direttamente e subito, e non può riferirsi solamente ai romani o al "centro"? Come faranno i compagni del PSI che sono d'accordo con il progetto che il congresso radicale di Firenze ha proposto, a illustrarlo nella loro campagna precongressuale, e poi al congresso socialista stesso?
Ecco, dall'esterno, le domande un po' angosciate che mi pongo. Non per passiva abitudine a esser coinvolto nella vita quotidiana del PR ma perché, nel momento in cui assumiamo, nella Lega 13 Maggio o altrove, nostre specifiche o maggiori responsabilità, lo facciamo dando per acquisito un determinato apporto principale, del PR alle lotte generali di liberazione che ha deciso e annunciato di voler combattere.
Non vogliamo affatto ancorare la Lega 13 Maggio, piuttosto che il Partito Radicale, a quella poderosa realtà di massa e di base che esiste e s'è manifestata durante la raccolta delle firme per l'aborto, in migliaia e migliaia di comuni italiani, la maggior parte dei quali sotto i cinquemila abitanti.
Ma è anche vero che il Partito Radicale ha ricevuto dalla Lega 13 Maggio e dall'"Espresso" gli ottocentomila indirizzi e nominativi, ordinati per codice postale, dai quali si può e si deve ricavare urgentissimamente, magari lavorando venti ore al giorno se se ne comprende l'importanza essenziale, l'immediata possibilità d'un contato organizzato con coloro che, soli, possono garantire il successo dell'operazione "un milione di firme per dieci (o quanti?) progetti di legge di iniziativa popolare" da depositare entro la primavera o magari entro l'inverno, in Parlamento.
E' necessario, dunque, che centinaia di compagni, a proprie spese, con un volontariato su quale noi abbiamo sempre fondato le nostre lotte, s'improvvisino "commessi viaggiatori" di quella rivoluzione repubblicana che rappresenta l'obiettivo e la sintesi dei progetti di referendum e di leggi "dal basso".
La spontaneità radicale e socialista è sempre più diffusa e il partito non può continuare a lungo, senza danno definitivo, a non fornirle le armi dell'organizzazione e del servizio centrale. Certo, il discorso vale sia per gli organi centrali del partito "nazionale" e dei partiti regionali, sia (e ancor più) per i compagni di tutti i partiti della sinistra parlamentare ed extraparlamentare, delle leghe e dei movimenti anche non federazioni che sappiano con chiarezza e fiducia vivere e arricchire la contraddizione feconda delle "doppie tessere" o anche solamente delle plurime simpatie e adesioni nell'ambito della sinistra socialista e libertaria.
Infatti, fornire "oggi" al Partito Radicale gli strumenti per raccogliere quei milioni di firme per nuove leggi e le migliaia e migliaia di pre-impegni di firme di presentazione elettorale, costituisce forse per "domani" assicurare il miglior contributo della grande maggioranza delle forze di sinistra, tradizionale o nuova che sia.
Così scrivendo, compagni, non "predico" solo per gli altri: cerco di comprendere e di superare nel migliore dei modi, rafforzandomele, anche le mie contraddizioni. Anch'io, e da tempo, dovrei dedicare tutte queste ore alla organizzazione del Movimento socialista per i diritti e le libertà civili, per la Lega 13 Maggio. Ma il patrimonio di conoscenza e conoscenze accumulato sul Partito Radicale e grazie ad esso, esiste; sarebbe ignobile far finta che non ci sia, che non continui a esser per me un elemento di ricchezza e anche di disciplina e di costrizione sul piano della moralità, politica e/o personale.
Ma, oltre questo, io credo profondamente a quel che da anni affermo e ripeto. Essere, cioè, il Partito Radicale, con la sua crescita e il mantenimento e la capacità di attuare gli impegni e i progetti che annuncia, una "condizione insuperabile" per qualsiasi altra, pur indipendente o autonoma, battaglia di libertà e di liberazione.
Donde l'angoscia, a volte, che ora provo dinanzi alle difficoltà ed ai limiti che affronta e dimostra: sentimento o stato d'animo altrimenti per me ignoto e innaturale.
Questo riconoscimento e questo appello sono, d'altra parte, chiarissimi anche nell'intervista con cui Loris Fortuna ha chiarito su "Panorama" i motivi delle sue dimissioni e delle sue scelte di ieri e di oggi.
Forse il partito, oggi, deve acquistare anche coscienza maggiore che gli è a sua volta necessario, vitale lo sviluppo, l'affermarsi, il successo di nuove forze, non solo di quelle federate o federande, ma di altre, come la Lega 13 Maggio, organizzativamente indipendenti.
Non si può vivere indefinitivamente, per altri dieci o venti anni, avendo su tutto l'orizzonte frontiere ostili, o in tutto il "fronte interno" simpatie, connivenze, sostegni individuali, di "gente", inorganizzati.
Quindi, la ricerca di una migliore comprensione della possibile divisione di responsabilità e di compiti, anche se mai istituzionalizzata per evitarci detestabili e pericolose ruolizzazioni, è ormai urgente e necessaria.
Per quanto mi riguarda, per quanto riguarda la "Lega 13 Maggio", noi accettiamo, facciamo nostra la divisione dei compiti che avete implicitamente ma chiarissimamente stabilita votando a Firenze la vostra mozione, il vostro progetto. Vi chiediamo di evitare per quanto sta "soggettivamente" in voi i parziali, ma pur gravi insuccessi (accanto alle clamorose vittorie) degli anni passati.
E confidiamo insieme che Loris Fortuna, io stesso, gli altri compagni che stanno per impegnarsi nella Lega 13 Maggio, riusciremo, per conto nostro, e per i prossimi mesi, ad assicurare l'attuazione e la nascita del "resto" che manca.