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Pannella Marco - 11 dicembre 1975
Nel Psi a dire no
Intervista a Marco Pannella

SOMMARIO: "Ho chiesto l'iscrizione al Psi per dar corpo alla speranza di un Partito socialista diverso e necessario. Se i compagni del Psi pensano che io esageri o sbagli, stiano attenti loro a non sottovalutare la maturità socialista e repubblicana del paese, e dei loro iscritti".

(PANORAMA, 11 dicembre 1975)

(Non gli interessano né cariche né seggi. Pannella ha chiesto la tessera socialista per portare nel partito la grinta e il fermento dei radicali.)

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"L'ho deciso in fretta. In questi giorni. La domanda l'ho già presentata. Sono andato alla sezione di Roma centro". Marco Pannella, ex-segretario del partito radicale e ora con Loris Fortuna leader della Lega 13 maggio (un organismo che si batte per i diritti civili), ha chiesto di entrare nel Partito socialista italiano.

Un gesto che meditava da qualche tempo e con il quale intende "esorcizzare la bufera che con la prospettiva del compromesso storico si addensa sul Psi, sul socialismo e la democrazia in Italia". Il più drammatico dilemma politico della storia socialista del dopoguerra.

"Panorama" gli ha chiesto di chiarire dettagliatamente i motivi che lo hanno indotto a iscriversi in un grande partito popolare e i suoi propositi di neo-militante. Ecco le risposte.

"Domanda." Perché si è iscritto al partito socialista?

"Risposta." Per dar corpo, un altro corpo, alla speranza di un partito socialista diverso e necessario. Per mettermi, con Loris Fortuna, di traverso all'uscita delle sue sedi che rischiano (metaforicamente, perché in molti casi chi ci va più?) di veder di nuovo e ancora ressa di gente che se ne va via con gli errori di questi giorni e di questi settimane.

Se i compagni del vertice socialista pensano ch'io esageri o sbagli, stiano attenti loro a non sottovalutare la maturità socialista e repubblicana del paese, dei loro iscritti: già il 15 giugno, votando le leggi Reale, pur avendo ottenuto di renderle meno ignobili e pericolose, regalarono al Pci molte centinaia di migliaia di voti di elettori comprensibilmente esasperati. Magari ci fosse stato anche in quell'occasione un Loris Fortuna a dire no, come questa volta, e ad assicurare uno sbocco politico al sentimento unanime della base.

D. Bastano questi motivi per iscriversi a un partito? E il suo impegno nel Psi significa per lei cambiare anche politica?

R. Per un laico e libertario quale sono, il partito è uno strumento di associazione e di lotta politica in una situazione e in un momento dati. Non entro mica in convento né pronuncio voti di castità partitica di monogamia organizzativa, men che mai di obbedienza. Sono un militante della sinistra, sono socialista, laico e libertario, anticlericale, antimilitarista, antiautoritario.

D. Ideologicamente qual è la sua posizione nei confronti del partito socialista?

R. Mi ha a lungo diviso dal Psi la sua identificazione prima con il frontismo stalinista poi con la pratica della collaborazione organica di classe con la Dc, attraverso il centro sinistra. Ora che anche questo errore è, almeno a parole, superato mi sembra urgente e necessario impedirne un terzo, di subalternanza oggettiva e alla Dc e al Pci: di cui abbiamo avuto una incredibile, scandalosa e suicida anticipazione in queste settimane, a proposito di referendum, aborto e diritti civili.

So benissimo che si è trattato di un errore e non di un tradimento, che invece c'è stato proprio da parte di certi giornalisti e di certi intellettuali di casa radicale, di casa nostra. Ma, al limite, questo mi spaventa ancora di più. Spesso una classe dirigente non sa far altro che quello su cui s'è formata. Non è possibile difendere contenuti e obiettivi nuovi con riflessi e modi di far politica vecchi e fradici. Ed è quel che è accaduto in queste settimane. I "giovani" deputati della "sinistra socialista" che hanno condotto l'operazione-aborto si sono mossi come vecchi "democratici del lavoro", vecchi rappresentanti del notabilato radicale massonico e trasformista.

D. La sua iscrizione comporterà qualche cambiamento nel suo modo di pensare e di agire?

R. Non cambio proprio un accidenti. Non "passo" al Psi. Mi do strumenti "giuridici" aggiunti e responsabilità supplementari nella mia politica da marciapiedi, di cornuto divorzista, di assassino abortista, di infame traditore della patria con gli obiettori di coscienza, di drogato, di perverso pasoliniano, di mezzo ebreo e di mezzo-fascista, di liberal-borghese esibizionista e di non-vilento impotente e vegetariano.

D. Quali saranno i suoi veri compagni?

R. Quelli che amo di più, restano quelli della mia storia di goliardo dell'Ugi, ieri, quelli del partito radicale con i suoi movimenti e leghe federati, oggi. Ma anche nel Psi so che l'immensa maggioranza dei compagni di base hanno anch'essi fame, fame di tutto quello con cui amiamo nutrirci: di libertà, di giustizia, di onestà, di socialismo liberale e libertario, di autogestione del proprio corpo, personale e politico, di autogestione del movimento di classe, della società, dello Stato e del partito.

D. Cosa conta di fare nel partito socialista?

R. Tanto per cominciare non aver posti di alcun tipo, né responsabilità di direzione politica nemmeno a livello di sezione. Avremo abbastanza da fare con il movimento socialista per i diritti e le libertà civili, la Lega del 13 maggio, Fortuna, altri compagni, io stesso. Poi, non accettare nessuna candidatura elettorale per il Psi o nel Psi.

D. Non pensa che una presenza radicale in parlamento potrebbe essere utile?

R. Semmai dovessi arrivare a presentarmi alle elezioni a una ormai veneranda età politica, potrei solamente accettare di farlo per dare una mano all'armata Brancaleone radicale, che in Parlamento sarebbe uno splendido gruppo di legislatori (com'è, d'altra parte, già da fuori): per poi dimettermi all'indomani dell'elezione.

Ma, com'è noto, i radicali preparano le loro liste con la ferma e attiva speranza di non doversi presentare nemmeno loro. Hanno proposto al Psi un progetto politico preciso, quello delle leggi d'iniziativa popolare e dei referendum di attuazione costituzionale e di riforma repubblicana dello Stato. Non ne conosco di migliore, per un partito socialista, per il partito della sinistra e dell'alternativa che tutti aspiriamo a costituire.

D. Se a febbraio il congresso del partito socialista fa proprio il progetto radicale...

R. Allora i radicali si federano e lotteranno su questo fronte, appoggiando elettoralmente i socialisti così rinnovati, unitari e alternativi. Insomma "nel" Psi non intendo far nulla per mio conto, tranne che stare con chi, come Fortuna, come una miriade di piccoli consiglieri comunali, militanti sindacali, militanti di base ha mostrato e mostra di ritenermi già da sempre un loro buon compagno. Ma intendo fermamente continuare nelle mie lotte ora anche "per" il Psi, senza la cui crescita e senza il cui rinnovamento non vi sarà né crescita né rinnovamento tempestivi della sinistra, e ormai dello stesso partito comunista.

D. Cosa pensa dell'unità delle sinistre?

R. Credo che il Psi debba e possa, lo ripeto, possa divenire la forza egemone della sinistra, per poi dissolversi nella sua unità. Lo so che questo può sembrare una follia: ma abbiamo sempre poi dimostrato d'esser stati gli unici saggi, quando gli altri ci hanno accusato di essere pazzi.

D. Ma il Psi ha il 12%, il Pci il 35% dei voti. Com'è possibile, a breve termine, che la situazione si evolva nel senso che lei indica e desidera?

R. Va bene, sputo il rospo. Delle due forze socialiste che riconosco tali nel nostro paese, una è quella radicale, l'altra quella del Psi. Quella radicale è in fase di impetuosa avanzata e affermazione. Non solamente l'Italia della vittoria al referendum del 13 maggio sul divorzio, ma anche quella che il 15 giugno dà segni di riconoscervisi, al punto che la soverà Demoskopea può riscontrare che il partito radicale è ormai la quarta forza politica italiana, dopo il partito comunista, la Dc e il partito socialista, con una fascia di interesse elettorale, che parte dal 5% acquisito.

D. Qualcuno potrebbe accusarvi di eccessivo ottimismo...

R. Senza una lira, senza un quotidiano o un settimanale, senza un qualsiasi spazio televisivo o radiofonico, che pur finalmente si riconosce al Pdup, i radicali sono già sulla cresta dell'onda. Sono organizzativamente fragili ed esili, le adesioni maturate in questi giorni, come quella di Roberto Guiducci e, ancor più, quelle di migliaia di donne e di giovani, mostrano che si comincia a comprendere l'essenziale urgenza di irrobustirli e sostenerli. Di contro tanassiani e malagodiani sono ormai delle specie preistoriche in via di meritata estinzione; rischiano di non fare nemmeno un quoziente pieno alle prossime elezioni.

Togliete ai lamalfiani la selva di ministeri e di sottosegretariati, di consiglieri di amministrazione e di assessorati presi da gente di destra e di sinistra, con l'inflazione di pubblicità radio-televisiva e di stampa che ne consegue e al di là di queste apparenze vedrete che sarà un bel successo se manterranno il pugno di parlamentari che già hanno.

D. E il Psi?

R. Temo che continui ad accumulare errori tragici, suicidi, come sull'aborto e sul referendum in questi mesi. Ma se riusciamo a farli superare, a batterli di slancio in queste prossime settimane, e al congresso, a rendergli davvero la consapevolezza che un partito socialista non può che essere attore in proprio della storia politica e civile, economica e sociale di un paese moderno, non potrà compiere altra scelta che quella integralmente laica e libertaria che noi auspichiamo e che riteniamo vincente a sinistra e nella gente. In tal caso il potenziale di sviluppo ci pare immediato e altissimo, la crescita anche elettorale può essere di tipo geometrico. Integrare le due forze, la socialista e la radicale: ecco il nostro progetto, la nostra speranza, il lucido sogno a occhi aperti che, da realisti quali abbiamo mostrato di saper essere, vogliamo vivere e proporre al paese. Dall'antagonista radicale al protagonista socialista.

D. E adesso?

R. Quando si arriva a leggere sull'"Unità" che il progetto Del Pennino sull'aborto è buono e non lo si muterà se non d'accordo con la Dc, state tranquilli che le donne che votano comunista capiscono di che si tratta. Una legge che chiede ai medici di accertare lo stato di salute "futuro" di una donna in relazione all'accertamento e alla valutazione (che deve far lui) delle condizioni sociali, economiche, culturali, ideologiche, morali da effettuare in otto giorni non è una legge: è un lugubre scherzo, una vergognosa trovata che disonora il legislatore, una proposta aberrante, che provoca rivolta morale e obiezione di coscienza sicura nel medico e nella donna, nel democratico e nel cittadino. Tutto questo per sequestrare il referendum, per impedire un'altra definitiva sconfitta dei reazionari e dei clericali.

Egoisticamente dovrei volere che il disegno del Pci andasse in porto: lo sdegno e la ribellione sarebbero tali da battere una volta per tutte l'arroganza e il cinismo di chi ha osato una tale operazione. Sono certo che milioni e milioni di donne e uomini punirebbero anche elettoralmente il Pci, alla prima occasione.

D. E altruisticamente...

R. Mi auguro che l'alternativa e la riscossa dei socialisti e dei radicali non debba passare attraverso questa indecente operazione. Che, soprattutto, non si arrivi davvero, in tal modo, a dare anche l'avallo repubblicano dopo quello fascista al flagello dell'aborto clandestino.

Se i socialisti sapranno impedirlo, nei prossimi giorni o ore, correggendo gli errori fatti, avremo dimostrato insieme che le durissime polemiche e le rotture di un momento in nome degli ideali comuni sono non solo lecite ma doverose e necessarie per la salvezza e la vittoria comuni.

 
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