SOMMARIO: Il vero scandalo del caso "Gandiglio", espulso dall'insegnamento per la revoca del nulla-osta da parte della S.Sede, risiede nel Concordato che consente tali violazioni della libertà d'insegnamento.
(NOTIZIE RADICALI N. 221, 12 dicembre 1975)
L'esplosione di proteste per l'espulsione del prof. Gandiglio dall'insegnamento presso l'università cattolica per lac revoca del nulla-osta da parte della S. Sede, motivata con l'"irregolarità" della sua situazione familiare, ha coinvolto tutte le forze politiche e sindacali democratiche. A fianco di Gandiglio sono scesi comunisti, socialisti, socialdemocratici. Tutti hanno proclamato il provvedimento odioso, pretestuoso, inammissibile, medievale, lesivo della dignità umana etc. etc. Assai meno espliciti, specialmente da parte comunista, sono stati i riferimenti al vero scandalo di questa vicenda, cioè alla strana condizione giuridica degli insegnanti e degli studenti dell'università Cattolica, ente pubblico che rilascia titoli validi per lo stato e che è, per altro verso soggetta a norme e controlli statali, che subordina l'ammissione ed addirittura la permanenza di studenti e docenti nel suo seno alla certificazione della loro "ortodossia" cattolica.
Lo scandalo Gandiglio è dunque lo scandalo del concordato, che all'art. 38 consente tale enormità. Senza questo articolo lo statuto della Cattolica sarebbe dichiarato illegittimo ed il prof. Gandiglio sarebbe stato riammesso all'insegnamento con un semplicissimo ricorso al tribunale amministrativo, come a suo tempo sarebbe stato riammesso Cordero, espulso per motivi di ortodossia religiosa.
Gandiglio, a differenza di Cordero, non ha disdegnato di vedere il suo caso al centro di una mobilitazione di massa. E studenti e docenti non hanno disdegnato di mobilitarsi per una questione "sovrastrutturale".
Ma quando, anche a seguito anche dell'intervento di Pannella all'assemblea al Gemelli, la questione del concordato è venuta in primo piano, la chiarezza dell'atteggiamento comunista in difesa di Gandiglio si è notevolmente appannata.
Difendere Gandiglio senza mettere sotto accusa il concordato è assurdo. Sperare che, non parlando troppo di concordato, il Vaticano si rimangi il provvedimento facendo finta di accorgersi che è proprio il concordato ad essere in ballo è ridicolo. Semmai proprio spostando il tiro sul concordato con una mobilitazione di massa per la sua abrogazione può accadere che la gerarchia ecclesiastica pensi bene di eliminare l'esempio più bruciante dell'assurdità di questo strumento clericofascista.
Ma, appena evocata la questione del concordato l'Osservatore Romano ha parlato di "speculazione radicalmarxista" e la stampa comunista ha replicato che era ingiusta questa qualificazione della agitazione in corso, in quanto anche un certo tizio, di cui non riusciremo mai a ricordare il nome tanto è importante, esponente del nucleo aziendale DC del Gemelli, aveva dichiarato durante l'assemblea che l'art. 38 del concordato è una norma superata.
Ottenuto questo importante successo i comunisti non si sono curati di sottolineare che un deputato democristiano ha addirittura interrogato non so quale ministro per protestare contro le "insinuazioni" contro la Cattolica, in difesa della "libertà" di questa di cacciare chi vuole a norma del concordato e secondo la più reazionaria delle sentenze mai emesse dalla Corte Costituzionale, quella che, in nome del concordato, ha dato torto a Cordero.
E' certo che se i radicali fossero riusciti nella scorsa primavera a raccogliere le firme per il referendum abrogativo delle leggi di esecuzione del concordato, mettendo così in pericolo l'unità degli italiani ed in particolare quella del sullodato rappresentante del gruppo aziendale DC del Gemelli con i lavoratori comunisti, Gandiglio non sarebbe stato cacciato dalla Cattolica, lo statuto dei lavoratori non avrebbe subìto questa umiliazione e, nella prossima primavera avremmo avuto la possibilità se non la certezza di eliminare queste possibilità una volta per tutte.
Mettiamo da parte i se. Ora occorre portare avanti la lotta per Gandiglio senza equivoci e riserve mentali, senza arrestarsi dove si esaurisce il dato puramente emotivo e magari pietistico, ma sul terreno che è il solo su cui questa battaglia può essere vinta: quello della lotta al concordato.