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Scarnecchia Paolo - 12 dicembre 1975
A un punto morto la musica alternativa?
di Paolo Scarnecchia

SOMMARIO: La polemica con chi crede che i concerti sponsorizzati dai partiti di sinistra possano cambiare i rapporti di gestione nel mercato musicale.

(NOTIZIE RADICALI N. 221, 12 dicembre 1975)

Certamente tentare una analisi completa della situazione musicale attuale, e dei suoi rapporti con la politica è difficile, difficile per il quadro estremamente confuso che se ne ricava. Vorrei comunque cominciare a chiarire alcuni punti a partire dal concerto dei Van der Graf Generetor organizzato dal Quotidiano dei Lavoratori pochi giorni fa al palasport di Roma.

Capisco che sia perfettamente lecito fare dei concerti per l'autofinanziamento (anche se per noi, questo è condizione essenziale di sopravvivenza ma non è mai stato il problema principale nell'organizzare manifestazioni-concerto), non per questo è necessario offrire della musica rimasta ferma nel tempo, e riesumare i vecchi fantasmi del padronato pop italiano quali David Zard. La gravità del fatto comunque è nel discorso mistificatorio di presentazione del concerto come una vittoria della sinistra extraparlamentare che poteva finalmente portare dei gruppi stranieri (vedi importanti e famosi) a fianco delle lotte di massa, con la promessa che una volta riuscito bene il concerto ce ne sarebbero stati tanti altri ancora (che bello, finalmente potremo avere tanta bella merce a prezzi ridotti, pardon popolari). di gruppi stranieri in Italia portati dalla sinistra ce ne sono già stati, e speriamo certo che altri come nella situazione del 1 dicembre non ce ne siano più. Certamente manifestazioni del genere non cont

ribuiscono a chiarire la situazione di mercificazione e di confusione della scena musicale italiana. Tutti i partiti della sinistra organizzano concerti (chi perché ci crede e chi perché non può fare a meno di considerare questo grosso veicolo di comunicazione e di partecipazione che è la musica).

Oggi il mercato organizzato musicale si sta spostando a sinistra e se non c'è sufficiente chiarezza e cioè un sostanziale cambiamento dei rapporti di gestione, cambierà la forma ma non la sostanza. Un manageriato di sinistra cioè non risolve le contraddizioni e le speranze di chi della musica ha fatto suo linguaggio di comunicazione, e di chi la intende liberatoria forma di espressione. Per intenderci non c'è bisogno di Zard per la riuscita delle grosse manifestazioni, e non sono certo i grossi impianti o palchi che ne determinano i risultati ma i contenuti e le proposte. E' senz'altro vero che alla situazione di poca chiarezza abbiano contribuito le posizioni di parecchi musicisti italiani che per pigrizia, malafede, intenti speculativi non hanno assunto posizioni precise, preferendo barcamenarsi sulla cresta dell'onda con compromessi con il potere e coperture di autenticità. Naturalmente le colpe di ciò sono pure dell'industria musicale e della gestione dei mass-media, ma è necessario non offrire coperture

o spazi ai vecchi e nuovi padroni che vedono nella sinistra l'unica possibilità di spazio d'azione, e temono l'autogestione che sempre più si fa strada come prassi per lo sviluppo di una nuova cultura. A proposito di autogestione (è questa che spaventa coloro i quali vogliono controllare e gestire il mercato musicale) sta nascendo un gruppo musicale che farà di essa la sua prassi e che sentiremo per la prima volta al teatro delle Arti a Roma il 15 dicembre (in occasione di una manifestazione per l'uso di droghe leggere e la prevenzione di quelle pesanti) ed il cui nome sarà Telaio Magnetico. Già la prima censura di questa iniziativa l'ha operata il settimanale Ciao 2001 che ha preferito pubblicare informazioni sulle tuornee di musicisti dietro i quali sono interessi e organizzazioni.

Comunque siamo abituati alla censura che le nostre iniziative seppure importanti avvenimenti oltre che politici, artistici subiscono da parte della stampa pseudodemocratica sempre pronta ad elogiare tutto quello che non turba gli equilibri di regime. Di alternativa si parla da troppo tempo; di analisi corrette ne sono state fatte molte (la parola alternativa ha ormai perso il suo significato); noi dal nostro canto abbiamo pronte le nostre iniziative e le annunceremo nelle prossime settimane. Vorrei concludere ricordando le parole di Paolo Castaldi (compositore di musica classica contemporanea) che raccontava prima di un suo concerto che alla domanda di quale fosse il suo impegno politico: aveva risposto che se c'era in partito di pazzi, di diversi, di emarginati, resi diversi dalla "norma" in nome della quale di uccide, si reprime, si opprime, di relega nei ghetti, la libertà e la dignità ed i diritti di un essere umano, ebbene se quel partito fosse esistito lui avrebbe scritto la sua musica per quel partito

. Volevo semplicemente ringraziare Paolo della sua musica.

 
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