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Pannella Marco - 21 gennaio 1976
Ernesto Rossi
Intervento di Marco Pannella

SOMMARIO: Intervenendo nel corso del convegno "Ernesto Rossi, un democratico ribelle", Marco Pannella ricorda come Ernesto Rossi sia stato l'unico esponente del "vecchio" partito radicale a mantenere un rapporto di sostegno e di attiva collaborazione con il nuovo partito, considerato dalla grande stampa come il partito dei "drogati, omosessuali o scostumati", responsabile di aver sporcato "una tradizione pulita, una tradizione degna, dignitosa, austera". Le intuizioni di Ernesto Rossi a proposito del segno distintivo del regime italiano: non quello del capitalismo selvaggio, ma quello dello stato corporativo.

(Intervento al Convegno "Ernesto Rossi, un democratico ribelle" - Gennaio 1976 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Io volevo solo far rilevare una cosa: credo siamo venuti qui, come immagino sono venuti i più giovani fra i compagni radicali, non potendo essere minimamente accusati, sia nei riguardi di Ernesto Rossi sia di altri radicali, di aver tentato o preteso di farne il monopolio, anzi, io spero che ci si possa dare atto che negli ultimi dieci anni, per quel che riguarda il Mondo, per quel che riguarda Pannunzio, ma anche per quel che riguarda Ernesto Rossi, sempre abbiamo condotto le nostre battaglie senza rivendicare continuità, eredità o testamenti: altri, invece, semmai, ogni tanto l'hanno fatto.

Ecco, forse l'unica cosa sulla quale sarebbe opportuno riflettere è come mai, invece, direi dal giorno della morte di Ernesto Rossi, perfino negli articoli sull'Astrolabio, addirittura si fece il tentativo - a volte, e soprattutto inconsapevole - di escludere i radicali di oggi da questi dialoghi e da queste celebrazioni, quasi che fossero un po' gli scostumati, quelli del folklore, quelli poco seri innanzi alla serietà di altri. E' una critica che a Parri non possiamo fare: tante volte Parri è stato attento e ha voluto mostrare che era attento alle nostre cose, probabilmente proprio perché eravamo estremamente isolati: ma la cosa importante mi pare proprio questa, cioè io in fondo sento l'urgenza di quello che ha detto Zeno: le battaglie per i diritti civili, quelle per le quali ci si riconosce oltre a tante indegnità anche una certa dignità, personalmente non le avrei potute concepire senza la vicinanza costante, ma devo dire di più, senza l'esortazione costante, di Ernesto Rossi, e questo avveniva negli a

nni fra il '64 e il '65, nei nostri anni peggiori, quando eravamo considerati drogati, omosessuali o scostumati.

Ernesto Rossi è morto l'8 febbraio, avevamo insieme concepito quella cosa scostumata che si chiamava "anno anticlericale", che sembrava tanto di cattivo gusto: il testo lo facemmo assieme, e il 5 febbraio diceva a Ada, in clinica: »Vuoi vedere che quei pazzi hanno avuto ancora una volta ragione? Vedrai che all'Adriano ci sarà molta gente, perché lo sento , e lui doveva presiederla quella cosa; ecco, c'è una continuità; lui ci ha approvato negli anni della scostumatezza, negli anni in cui non esistevamo, negli anni in cui, devo dire, tanti amici che potevano e avevano continuato a scrivere sul Mondo, o che avevano fatto la scelta repubblicana (in fondo io credo anche allora in buona fede), ci rimproveravano di sporcare una tradizione pulita, una tradizione degna, dignitosa, austera. Ecco, dico semplicemente questo; stiamo attenti. Ernesto Rossi, anche allora - credo che il 90 per cento delle persone presenti qui se si interrogano un poco dovrebbero riconoscerlo - veniva giudicato da una gran parte di suoi coe

vi, non dico coetanei, come una persona squisita, purissima, onestissima, bravo giornalista, ma che di politica non capiva nulla.

In quegli anni ricordiamo la sua richiesta dell'abrogazione del Concordato, le sue richieste di azioni di rottura, le sue denunce dei compromessi al governo, i suo attacchi alle bardature corporative, il suo dire che i lunghi tempi sulla Federconsorzi significava la Federconsorzi per sempre, e c'è ancora adesso. morto lui, tutti i suoi collaboratori più tecnici, più costumati, non hanno più fatto una sola battaglia, nemmeno di quelle più tecniche e costumate come la Federconsorzi. La sentivamo tutti i giorni, anche nel Partito radicale; che bravo Ernesto, come scrive bene Ernesto, ma che pazzo, e poi credevano di salvare l'anima dicendo che era liberista. Sono molto grato a Leo Valiani che, con la sua onestà intellettuale e con la sua riflessione, ci ha dato oggi un inizio di ripensamento che era urgente per tutti quelli che presentano Ernesto Rossi come un grossolano liberista: no, Rossi non è mai stato questo. Lui individuò per esempio un dato che io ho letto solo da cinque anni sul Manifesto, mano a mano

che emergeva il segno distintivo del regime di classe in Italia: non è quello del capitalismo selvaggio, ma quello dello stato corporativo.

Fu lui che in un momento in cui si adoperava "corporativo" solo a livello delle piccole cose, piccoli corporativismi, invece denunciava questo dato, il dato centrale della caratteristica dello Stato di Costa e dell'IRI: fu lui a scatenare la polemica, se vi ricordate, contro le responsabilità miste nell'IRI e nel capitalismo privato.

Ecco, io non voglio annoiarvi, e non voglio soprattutto, non solo non avere monopoli, ma non avere nemmeno altro che un piccolo margine di tempo, di tre minuti, in una occasione come questa, per dirvi semplicemente che se si continuerà in futuro, ogni tanto, a non comprendere come mai gli scostumati che siamo, e pochi che siamo, riusciamo spesso a vincere e a vincere in modo unitario con altri, è perché siamo nutriti dalla forza politica di un uomo che io, allora polemicamente, e sempre più serenamente, ritengo uno dei maggiori uomini politici italiani. Lasciamo stare le pagelle morali, non le amo mai, ce le teniamo in cuore; moralmente Ernesto Rossi è stato Ernesto Rossi, ciascuno lo sa. Ma quello di cui sono certo è che l'uomo politico Ernesto Rossi è stato un grande uomo politico: negli anni '70 è attuale proprio lì dove era contestato, anche fra di noi, come uomo politico.

 
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