Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 03 mag. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 24 gennaio 1976
UNITA' E ALTERNATIVA SUBITO!
PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE O PER LE ELEZIONI ANTICIPATE

di Marco Pannella

SOMMARIO: Pannella invita a partecipare alla manifestazione del 1· febbraio per ottenere una giusta legge sull'aborto; esorta allo scontro e non al confronto, perchè oggi "confronto" significa "accordo", "complicità". La Regione Lazio, la Provincia e il Comune di Roma debbano liberarsi della DC ed issare la bandiera laica, socialista, popolare. Per raggiungere tale fine, è necessario che la sinistra utilizzi l'invincibile arma della mobilitazione e della partecipazione popolare.

(NOTIZIE RADICALI N. 1, 24 gennaio 1976)

Ciascun socialista dell'alternativa, ciascun compagno di quel partito della sinistra che sia (in primo luogo del Pci), ogni donna consapevole della vitale importanza della lotta di liberazione umana e politica che oggi andiamo insieme conducendo e che può anche esser persa, diano tutto il contributo di propaganda loro possibile per il successo della manifestazione del 1· febbraio all'Adriano di Roma. Dobbiamo incontrarci, radunarci più numerosi, molto più numerosi che mai in passato.

Per il terzo anno consecutivo siamo chiamati allo scontro, dopo il referendum del 13 maggio 1974, dopo il voto del 15 giugno 1975.

Saranno le elezioni amministrative a Roma, Genova e Bari, con le elezioni regionali in Sicilia. Sarà il difficilissimo scontro per imporre al Parlamento una legge giusta sull'aborto, se proprio vogliono evitare il referendum. O avremo le elezioni politiche anticipate, sempre più probabili. Scontro, ripetiamo: perché "confronto", oggi, significa "accordo", "complicità" nel bugiardo linguaggio della politica ufficiale.

Siamo già maledettamente in ritardo.

Alternativa, rinnovamento, unità della sinistra devono vivere nei nostri giorni di persone, di militanti, di credenti laici, libertari e socialisti. Devono prender corpo nella città, nella piazza, nelle strade. Esser politica di oggi, non successione alla catastrofe per dopodomani.

A Roma in particolare. In questi giorni il Pci sta mostrando di cogliere i segni della crisi della sua politica ultraventennale, che tale è il "compromesso storico" nella nostra città e nella nostra regione. Con il "centro-sinistra aperto" alla Regione, con questo sostanziale bipartito Dc-Pci in cui è sopravvissuto a se stesso la vecchia banda Petrucci-Mammì-Pulci e socialisti vari l'alternativa di sinistra (che Franco de Cataldo per primo, lo scorso anno, propugnò non solo come necessaria ma come politicamente possibile) comincia ad esser presa in qualche considerazione anche dai vertici comunisti.

La difesa accanita e non di rado proterva dello "statu quo" in Comune, ed alla Provincia, comincia ad apparire forse come troppo rischiosa per essere protratta fino alla fine. fino alle elezioni, amministrative o politiche che siano.

Si tratta di accelerare questo processo perché non sia tardivo e perdente, di incalzare il Pci e le residue forze petrucciane nel Psi. Il resto è automatico i "repubblicani" di Oronzo Reale e Mammì, i "socialdemocratici" di Tanassi e Pulci, come è accaduto altrove, sceglieranno le nuove, anche se meno lucrose, greppie.

La Regione Lazio, la Provincia e il Comune di Roma devono subito liberarsi del governo Dc, devono respingere questo partito all'opposizione, devono - insomma - issare finalmente la bandiera laica, socialista, popolare, democratica. Che piaccia o no ai vertici della sinistra, non importa: questa è la via dell'unità, del rinnovamento e dell'alternativa e dobbiamo su questa via incamminarci: se lo faremo, se mostreremo di esser numerosi, ci seguiranno. Altrimenti cominceranno a percorrerla quando sarà tardi, quando un paese frustrato anche nelle sue scelte progressiste, civili, di sinistra rischierà di rivolgersi con rabbia altrove.

L'ignobile attacco che il giornalista Alfonso Testa ha portato a Franco de Cataldo, millantando il credito di "Paese Sera" (come Arrigo Benedetti ha chiaramente e ufficialmente scritto), è stato un "colpo di coda" di ambienti ridotti ormai ad una disperata battaglia; ridotta a operazioni che assommano in loro tutto il sapore congiunto del clericalismo, dello stalinismo, del fascismo. Poiché la sinistra è in maggioranza, e questo fa loro paura, Testa è stato incaricato di "abrogare" Franco de Cataldo e i radicali.

Ma questo brutto episodio è stato anche, per noi, il detonatore di una presa di coscienza del ritardo e del modo errato con cui la sinistra stava e sta rischiando di avviare la sua battaglia di questa primavera a Roma e ovunque.

Mentre la liturgia della crisi si risolve in una vastissima e pericolosa campagna pre-elettorale della Dc e vi coinvolge i vertici della sinistra, del Pci e del Psi oltre che il sindacato, anche il movimento democratico di classe dei diritti civili, anche il Pr, anche i compagni extraparlamentari, tardano a usare le sole vere armi che la sinistra ha negli scontri politici e sociali: quelle della mobilitazione e della partecipazione popolare, di massa, di base e dal basso. Della mobilitazione unitaria.

Per il referendum sul divorzio aprimmo la campagna elettorale il 20 gennaio 1974, quando ancora i compagni del Pci erano mobilitati per impedirlo ad ogni costo, e gli altri seguivano: poi prevalsero le nostre tesi e fu la vittoria comune, di tutti.

Gli arresti di Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio sono del gennaio dello scorso anno; del febbraio la richiesta di referendum sull'aborto alla Corte di Cassazione e centinaia di comizi unitari, del marzo l'avvio della raccolta delle 800 mila firme fino all'arresto di Emma Bonino, nel saggio elettorale dove aveva votato, il 15 giugno. E quel giorno, a Roma, fu eletto Franco de Cataldo, su un programma preciso e vincolante di alternativa di sinistra alla Regione Lazio e nel paese.

Grazie a Loris Fortuna, che con le sue coraggiose e tempestive dimissioni da parlamentare ha impedito l'approvazione prevista per Natale della legge truffa sull'aborto, sono di nuovo riunite tutte le condizioni oggettive per una terza vittoria, per il terzo anno consecutivo, contro un regime che non era stato mai sconfitto davvero durante almeno vent'anni.

Quest'anno, dunque, si è in grave ritardo e in una situazione più grave. E' necessario recuperare nella forza della partenza il tempo perduto. Tutti i compagni socialisti, del Psi e del Pr, tutte le compagne socialiste e femministe, del Mld, del Cisa o del Movimento femminista romano, facciano essi per primi quel che certo si augurano e contano che gli altri compagni facciano: non solamente esser presenti di persona ma assicurare la partecipazione effettiva di altri, di molti altri. Mancano pochi giorni.

Ritroviamoci tutti insieme, per la vittoria anche elettorale di tutti noi, insieme, e di tutti i nostri partiti, da Democrazia proletaria al Partito radicale, dal Pci al Psi.

 
Argomenti correlati:
sinistra
pci
de cataldo franco
dc
stampa questo documento invia questa pagina per mail