SOMMARIO: Nel saluto del Partito radicale al 40· Congresso del Psi si afferma che "Non esiste contrapposizione fra politica delle libertà e dei diritti civili e politica di riforme economiche e sociali: la prima è condizione delle seconde. La grande scelta di fronte alla quale ci troviamo è fra l'illusione di poter edificare il socialismo con metodi autoritari e la sfida di costruire il socialismo ampliando la sfera della libertà del controllo, della partecipazione delle masse e dei cittadini".
(NOTIZIE RADICALI n. 4, 3 marzo 1976)
Compagni del PSI, il Partito Radicale rivolge al Vostro Congresso un caldo e fraterno saluto. E' un congresso importante che si svolge in un momento cruciale, forse decisivo, della storia della nostra Repubblica democratica. Dai vostri lavori, dalle vostre decisioni di questi giorni non si attendono né l'indicazione di una nuova formula di governo, né scelte tattiche contingenti. E' in gioco la possibilità stessa di dare corpo alle speranze di alternativa e di rinnovamento della classe operaia e di masse crescenti di cittadini, delle masse femminili che hanno iniziato la loro lotta di liberazione, delle generazioni più giovani, dei nuovi ceti tecnici, dei ceti emarginati che lottano per la propria emancipazione, di quei settori produttivi della media e piccola borghesia che rifiutano ormai di identificare i loro destini con quelli di un regime corporativo e classista, clientelare e ingiusto, parassitario e corruttore.
La realizzazione di queste speranze è in gran parte affidata alla possibilità di una forza socialista e libertaria che torni ad avere un ruolo determinante nella sinistra italiana, nella costruzione della sua unità, nelle sue scelte politiche, nei suoi programmi di governo. Ne esistono probabilmente le condizioni e l'opportunità. Potrete coglierle se saprete uscire dal ruolo di forza intermedia, secondaria, condizionata, che sembrano assegnarvi gli attuali equilibri politici e la vostra attuale consistenza elettorale.
Le scelte politiche del Partito Comunista italiano, di cui il discorso del compagno Berlinguer al congresso del PCUS è solo la più recente testimonianza, costituiscono ormai un grande patrimonio unitario dell'itera sinistra italiana, creano le premesse di un superamento definitivo di divisioni ideologiche che hanno per decenni indebolito e paralizzato il movimento operaio e socialista. Ma la traduzione strategica di queste scelte non può non essere condizionata dalla storia del PCI, dai processi di maturazione della sua politica, dai rapporti internazionali. Mai come in questo momento è necessaria, accanto al PCI, una grande forza socialista e libertaria.
La candidatura comunista al governo del paese ha aperto un dibattito falso e vergognoso sulle garanzie di democrazia che la sinistra dovrebbe fornire e che dovrebbero accompagnare la diretta assunzione di responsabilità di governo da parte del PCI. Le stesse forze che per trenta anni hanno impedito l'attuazione della costituzione, che hanno contrastato qualsiasi politica dei diritti civili, che hanno fatto strage non solo di legalità e istituzioni ma, dal 1969 al 1974, in una ininterrotta strategia della tensione, anche di vite umane, hanno la pretesa di porre condizioni e di proporsi addirittura come garanti della continuità dello Stato democratico. Non chiedono in realtà garanzie di libertà ma garanzie concordatarie e di potere. E' un disegno pericolose cinico che deve essere denunciato, contrastato, battuto, ma che può affermarsi ed imporsi senza una chiara risposta democratica di classe, socialista e libertaria.
Questa risposta spetta in primo luogo ai socialisti e ai libertari. Si presenta oggi alla sinistra italiana l'occasione storica, che già nel 1947 Piero Calamandrei indicava come prioritaria, di completare il disegno costituzionale, di realizzare uno stato davvero democratico, di spazzare via le bardature fasciste, autoritarie, clericali, militariste e corporative che caratterizzano il nostro ordinamento giuridico, sopravvissute al fascismo, mantenute, consolidate o create ex novo dalla Democrazia Cristiana. Questa è l'unica garanzia che la sinistra deve fornire e la deve fornire non ai propri avversari, non ai padroni di ieri e di oggi, che sperano di rimanere tali anche domani, ma al paese e alla classe. Non esiste contrapposizione fra politica delle libertà e dei diritti civili e politica di riforme economiche e sociali: la prima è condizione delle seconde. La grande scelta di fronte alla quale ci troviamo è fra l'illusione di poter edificare il socialismo con metodi autoritari e la sfida di costruire il s
ocialismo ampliando la sfera della libertà del controllo, della partecipazione delle masse e dei cittadini: fra un socialismo burocratico, autoritario, necessariamente repressivo, e un socialismo libertario autogestionario.
Non a caso è contro di voi socialisti e contro noi radicali che oggi si indirizza la polemica di gran parte della stampa del regime. Non a caso la politica dei diritti civili è considerata come pericolosa, e si tenta di abrogarla o di svuotarla, soffocando o isolando le minoranze che ne sono state fino ad oggi le principali protagoniste.
Errori anche gravi, i condizionamenti cui siete stati sottoposti, le conseguenze negative derivate da anni di partecipazione subalterna al potere non hanno offuscato le vostre gloriose tradizioni di lotta. La vostra politica degli ultimi anni ha creato le premesse di una ripresa socialista e ha riparato ai guasti dell'unificazione socialdemocratica. Abbiamo perciò fiducia che il vostro congresso saprà far fronte alle grandi responsabilità che l'attuale situazione politica vi assegna dando un nuovo decisivo impulso al processo di rinnovamento e di rafforzamento del socialismo italiano.
E' con questo spirito che vi preghiamo di accogliere il contributo delle nostre proposte di iniziativa comune, dalle quali noi ci auguriamo possa derivare una sempre più stretta collaborazione e integrazione dei socialisti e dei radicali.
"La Segreteria nazionale del Partito Radicale"
Le nostre proposte
"Il congresso radicale del novembre scorso ha rivolto al Partito Socialista italiano due proposte:
1) l'apertura di un dibattito, capace di coinvolgere tutte le forze politiche disponibili ma soprattutto le forze sociali che si sono espresse nel paese attraverso nuovi istituti di democrazia diretta nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, come nei nuovi movimenti di liberazione, per un programma di governo di legislatura, di riforme economiche, sociali e istituzionali, che possa costituire l'elemento di confronto con il PCI per un programma comune delle sinistre;
2) la raccolta insieme ai radicali di un milione di firme intorno ad alcuni progetti di iniziativa popolare per l'attuazione della Costituzione, per la trasformazione democratica dello Stato, per la affermazione delle libertà e dei diritti civili.
Su questo numero del giornale riportiamo un'ampia sintesi delle proposte di legge, elaborate dal Partito Radicale in collaborazione con gli altri movimenti dei diritti civili, con il Movimento per la liberazione della donna, con numerosi giuristi democratici.
Queste proposte, anche se non rispondono a criteri di sistematicità e omnicompensività, hanno assunto le caratteristiche di una vera e propria "carta delle libertà e dei diritti civili", come hanno voluto definirla i compagni Giuseppe Caputo e Stefano Rodotà che hanno dato un importante contributo alla loro compilazione e formulazione.
Esse costituiscono anche il primo contributo dei radicali a un progetto socialista di legislatura.
Sulla base di queste proposte il Partito Radicale ha dichiarato nel suo congresso la propria disponibilità ad una più stretta collaborazione con il Partito Socialista, anche nelle forme di un rapporto federativo.