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Pannella Marco - 12 aprile 1976
Liste radicali alle elezioni
di Marco Pannella

SOMMARIO: Da non iscritto al Pr, e da iscritto al Psi, Pannella approva la decisione dei radicali di presentare liste alle elezioni. Il potere repubblicano agisce in modo fascista nei confronti dei radicali: minacciata è la vita civile di tutti. Il regime partitico ufficiale si fonda non solo sulla rapina legale di danaro (il finanziamento pubblico), ma anche sul peculato, sulla corruzione, sui fondi neri. I radicali, autofinanziati, vengono invece condannati per "colletta pubblica": non vogliono rubare, non devono vivere. Il regime attuale peggiore di quello degli anni Trenta, che almeno rispettava le sue proprie leggi. I radicali raccolgono la sfida della loro esistenza: la speranza è che i democratici sappiano schierarsi con loro.

(STAMPA SERA, 12 aprile 1976)

A vent'anni esatti dalla sua costituzione, il partito radicale ha deciso di presentarsi da solo, con proprie liste sia per la Camera che per il Senato, alle ormai prossime elezioni legislative. Pur non essendo più iscritto da più di tre anni a questo partito (ed essendolo, da qualche mese, al psi) approvo questa decisione, che ritengo necessaria e doverosa verso la stessa vita democratica del Paese.

Dobbiamo dirci con franchezza che nei confronti dei radicali il potere repubblicano agisce in modo fascista: che attraverso questa discriminazione è la vita civile di tutti che è minacciata. Come? Vediamo. La Corte Costituzionale ha detto chiaro e tondo, con energia, che il monopolio pubblico dell'informazione radiotelevisiva si giustifica solamente nella misura in cui assolve al compito democratico di servire i diritti dei cittadini. La Suprema Corte si è pronunciata in tal senso proprio dopo durissime battaglie radicali su questo tema.

Ancora di recente, con una sua ordinanza, la magistratura romana ha riconosciuto al partito radicale un »diritto soggettivo assoluto , pari a quello degli altri partiti »ufficiali del regime, di accesso e di presenza nell'informazione radiotelevisiva. Ebbene, ancora nei giorni scorsi, all'unanimità, la commissione parlamentare di intervento e di vigilanza sulla Rai-tv, pianificando »tribune politiche e »conferenze stampa dei partiti fino a giugno (indirettamente quindi anche dibattiti e criteri del'informazione dei giornali e notiziari audiovisivi) ne ha escluso di nuovo il partito radicale.

Cos'è, questa, se non violenza, se non sequestro di diritti costituzionali e di democrazia? Come definire l'operato dei partiti »ufficiali se non come un »racket compiuto da forze politiche?

A comportarsi in tal modo sono gli stessi partiti che vengono finanziati ormai anche dal danaro pubblico tratto dalle tasche di ogni contribuente, in base ad una legge che obbliga così, ad esempio, il radicale a sovvenzionare con il proprio lavoro l'attività di soppressione violenta dei propri diritti.

E non basta. Il regime partitico ufficiale si fonda, com'è ormai noto, oltre che sulla rapina legale del danaro pubblico, anche sul peculato, sulla corruzione, sui fondi neri di tutte le baronie economiche pubbliche e private, nazionali ed internazionali. Esso mantiene ancora in vita leggi che hanno consentito alla magistratura di condannare penalmente esponenti radicali colpevoli di ricorrere all'autofinanziamento pubblico e volontario, delle proprie attività: i radicali sono così dei delinquenti condannati per »colletta pubblica , fastidi di mendicanti e straccioni da marciapiede. Non vogliono »rubare . Non devono vivere.

Intanto, valanghe di processi e condanne per reati di opinione, arresti e carcere per le disobbedienze civili che il solo partito non violento d'Italia ha compito durante le lotte di liberazione sociale in questi dieci anni: da quella per il divorzio, a quella per l'obiezione di coscienza, per l'educazione demografica, per la libertà sessuale, per i diritti delle minoranze, per l'aborto.

E' proprio vero, dunque, che per i radicali vi sia una differenza sostanziale fra il fascismo degli Anni Trenta e questa Repubblica?

Oltretutto quel regime, almeno, applicava e rispettava la propria violenta legalità. Questo di oggi viola la propria, fa strage - prima ancora che di gente - di istituzioni e di diritto.

E' dunque ormai evidente che da vent'anni dura, ininterrotto, un tentativo violento di soffocamento e di assassinio politico di questa minoranza, di tanta maggior violenza quanto più essa si è rivelata a tutti, ormai, potente e popolare.

Il tentativo, forse, stava o sta per riuscire. I radicali hanno ora raccolto la sfida, da intransigenti della democrazia quali sono.

Per questo, nei prossimi giorni, quando i radicali daranno il loro assalto non violento e durissimo perché sia reso al Paese il diritto-dovere di conoscerli per giudicarli mi auguro che i democratici sappiano schierarsi con loro. Altrimenti il partito radicale riconoscerà d'esser battuto, come lo furono gli Ernesto Rossi o gli altri radicali dal fascismo. E rifiuterà d'esser l'alibi libertario e laico di un regime violento e antidemocratico: quando il gioco democratico è truccato, almeno non ci si siede allo stesso tavolo dei bari.

 
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