Marco PannellaSOMMARIO: Marco Pannella digiuna dal 16 aprile contro l'esclusione dall'informazione radiotelevisiva pubblica del Partito radicale e del movimento dei diritti civili. Chiede una riparazione "simbolica" del danno subito e cioè un intervento radiotelevisivo di mezz'ora riservato al Pr e al movimento dei diritti civili. In questa lettera aperta di Marco Pannella ai Presidenti delle Camere e ai segretari politici dei partiti, denuncia il comportamento della Commissione di vigilanza sulla Rai-Tv che non solo non prende in esame la domanda di ammissione di tutti gli aventi diritto alla Tribune politiche e la richiesta di "riparazione" del Pr, ma elude la legge per quanto riguarda l'inizio delle tribune televisive per il referendum sull'aborto.
Annuncia di passare, dal 25 aprile, allo sciopero della sete se non saranno raccolte le richieste di rispetto della legge.
(Lettera aperta - Aprile 1976 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)
Al Presidente della Camera dei deputati on. Pertini
Al Presidente del Senato on. Spagnolli
Al Segretario nazionale del PSI on. De Martino
Al Segretario Nazionale del PCI on. Berlinguer
Al Segretario Nazionale della DC on. Zaccagnini
Al Segretario Nazionale del PLI prof. Zanone
Al Segretario Nazionale del PSDI sen. Saragat
Al Segretario Nazionale del MSI on. Almirante
Ai presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari: on. Mariotti e Zuccalà, natta e Perna, Piccoli e Bartolomei, Quilleri e Brosio, Reale e Spadolini, Cariglia e Ariosto, De Marzio e Nencioni.
Onorevoli Signori, non passa giorno senza che si debba registrare una escalation inaudita nella ormai criminale attività della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai-Tv. L'offesa alle leggi della Repubblica, alla Costituzione, ai più elementari princìpi di legalità e di rispetto civile, è continua, e s'aggrava.
In nome di un regolamento che essa stessa si è data, elevato in ipocrite dichiarazioni a carta fondamentale cui non può non attenersi, la Commissione continua giorno dopo giorno, fin dalla sua costituzione, a escludere dai tempi politici programmati e ufficiali (e quindi dalla vita pubblica) chi ne ha diritto, a sequestrare altresì il diritto costituzionale all'informazione democratica di tutti i cittadini, ora più di ieri, in vista delle imminenti elezioni: per usare fino all'estremo limite possibile la politica di violenza e di racket che l'ha contraddistinta, e circoscrivere ai temi della campagna elettorale ufficiale (che poi non a caso sono di recente ridotti) L'inserimento degli aventi diritto nei programmi politici, informativi, culturali della Rai-Tv.
Così oggi si è rinviato, con pretestuosi e vergognosi motivi, degni di miserabili truffatori, di un'altra settimana, la riunione plenaria della Commissione che avrebbe potuto e dovuto affrontare i due problemi che l'opinione pubblica, ormai, e parte del mondo politico, chiede vengano risolti: quelli della immediata ammissione alle Tribune politiche in corso di tutti gli aventi diritto, e quelli della risposta alle specifiche richieste radicali.
Ma v'è di più grave: il rinvio oggi stabilito è volto innanzitutto a continuare a eludere la legge in tema di referendum, a impedire la preparazione, in vista di altri eventi e scelte del regime. Com'è noto, già con gravissimo ritardo, il Presidente della Repubblica ha con decreto convocato il referendum sull'aborto per il 13 giugno.
La Commissione avrebbe già dovuto approntare da mesi, in previsione di questo avviamento costituzionalmente certo e necessario, la disciplina della campagna per il referendum alla Rai-Tv. Ha deliberatamente omesso i suoi doveri d'ufficio, non facendolo. Ma ora, malgrado denunce penali e formali diffide giudiziarie fatte dal Comitato per il referendum, dopo aver già sottratto l'esercizio dei suoi diritti-doveri al Comitato stesso e a tutti gli altri aventi diritto-dovere di partecipazione alla campagna, dopo aver sequestrato già oltre una settimana (cioè più del 15 per cento del tempo previsto dalla legge) di diritto all'informazione e alla conoscenza dei cittadini per deliberare e scegliere fra il "sì" e il "no", ha oggi ulteriormente carpito, in modo mafioso, altro tempo, rinviando ogni decisione in merito a dopo il 28 aprile.
E' evidente che in tal modo si tenta di impedire - e si impedisce con la violenza - al Comitato del referendum di esprimersi e ai cittadini di informarsi, contando sullo scioglimento delle Camere che nel frattempo potrebbe intervenire.
Io mi chiedo se sia possibile che nessuno, fra le Signorie Vostre, si renda conto a che punto precedenti di questo tipo, questi comportamenti criminali davanti alla Costituzione e al diritto, da parte del parlamento e dei vostri partiti che lo dominano, al di fuori della legge, siano la ragione prima della minaccia di sfacelo, delle stragi morali e fisiche che nel Paese vanno dilagando.
Mi chiedo se anche una sola della Signorie Vostre possa in cuor suo ritenere che questi ignobili comportamenti non uccidano nel cuore e nell'intelligenza di tutti ogni fiducia nella certezza del diritto e nell'onestà delle istituzioni.
Mi chiedo se anche una sola delle Signorie Vostre possa negare che nella decisione di oggi vi sia la più volgare delle risposte alla campagna non violenta di resistenza e di difesa del diritto e delle istituzioni che stiamo conducendo, dando tutto intero corpo, come facciamo, a ideali necessari di leale democrazia politica repubblicana.
Ma questa Commissione, diciamocelo lealmente, è - sia pure a vario titolo - vostra, di ciascuno di voi, oltre che di tutti.
Vostra: da Almirante a Ferruccio Parri, da Nencioni a Pertini, da Piccoli a Berlinguer, a De Martino, a Mariotti, a tutti i miei compagni socialisti.
Non vi scrivo per chiedervi nulla, ma per augurarvi sinceramente di poter continuare a vivere con buona coscienza a tanto buon mercato.
Non voglio più far ricorso a contatti personali e politici, a incontri, a spiegazioni; abbiamo da anni, in occasioni analoghe, con la onorevole nostra mendicità di laici, sollecitata, nutrita, attesa pazientemente la vostra attenzione. Nessuno può porre in dubbio, negare la nostra umiltà.
Ormai non posso che rispondervi cercando di aprirvi gli occhi, perché vediate, se possibile, dove state andando e dove conducendo il nostro Paese, con la vostra violenza - sia essa fatta di dolo, calcolo, cinismo o di ignavia, irresponsabilità, assuefazione a tradire nei fatti quel che proclamate nei princìpi.
Per questo non farò finta di non aver capito, non piegherò il capo o la schiena, non arretrerò come alcuni di voi non arretrarono un tempo. rispondo nel solo modo che posso con le sole armi che ho; quello che sono. Cioè un radicale, un socialista, e perciò un libertario e un nonviolento. E una persona che vuole poter sostenere lo sguardo degli altri, o guardarsi allo specchio senza vergogna. La vostra violenza ha dunque di nuovo, oggi, colpito. Non ci sto: passo da oggi al digiuno assoluto, di sola acqua. E anticipo, dal 30 aprile inizialmente stabilito, a domenica 25, anniversario della Liberazione, il giorno in cui non prenderò nemmeno più acqua.
Non interromperò questa azione nonviolenta se non quando saranno state già fissate in modo esecutivo e conclusivo, garantito, l'accoglimento delle ormai ben note richieste del Partito radicale e del Comitato per il Referendum, e non sarà fissata la data, il canale e l'ora dell'emissione radiotelevisiva interamente affidata al movimento per i diritti civili e al Partito radicale, per affermare il principio giuridico, morale e civile della necessità dell'immediata interruzione del danno dovuto a violenza illegale, della riparazione di quello subìto (da vent'anni) a favore di tutti i cittadini e persone di questo Paese. Quest'emissione dovrà essere di almeno un'ora e un quarto e scelta secondo i criteri del massimo ascolto e visione. Questo è quanto. Forse, per qualche giorno o mese, l'esistenza di una stampa che vi serve, a tal punto servile da farlo sulla strada della vostra stessa distruzione, non vi sarà d'aiuto a comprendere fino a che punto state sbagliando e rovinando tutto, come altri, 50 e più anni or
sono.
Forse, pur sapendo in cuor vostro che abbiamo ragione, non la farete vostra, nella convinzione o nella illusione che potrà essere soffocata e sottratta al giudizio della gente, del Paese.
E' possibile, Accecati dal potere e dalla vanità, la storia sta dimostrando che siete pericolosi a voi stessi e agli altri.
Non abbiamo più nulla da dirci. Al punto in cui state arrivando è perfino inutile ricordarvi che assassinando la legge e gli avversari, si scava anche la propria fossa.
Distinti saluti.